Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
5.0/10
Fin dall'incipit, mostrante un giovanissimo Henry Turner alla ricerca del padre per spezzare la di lui maledizione, il quinto capitolo di "Pirati dei Caraibi" assume come suo modello principale l'iniziatore della saga piratesca, facendo dei bambini un punto di vista privilegiato, ignoranti magari le complessità e le regole del mondo dei "grandi" ma che risultano proprio per questo capaci di perseguire fino in fondo le proprie aspirazioni. Una chiara scelta poetica e un'evidente richiesta di naïveté allo spettatore per potersi godere l'ennesima avventura del (circa) capitano Jack Sparrow e sodali. Non è d'altronde casuale che all'interno della pellicola faccia capolino, in un goffamente gestito flashback, una versione ringiovanita digitalmente del personaggio interpretato da Johnny Depp, all'iniziare del suo glorioso percorso.

Ma in quattordici anni molte cose sono cambiate e non solo le tecnologie digitali che ora permettono al cinquantenne attore di simulare un sé di 30 anni più giovane e quindi un ritorno più volte ribadito ad un'ingenuità originale della saga appare perlomeno pretestuoso. Se inoltre si considera che "La maledizione della prima luna" resta tuttora l'episodio più ambiguo e complesso (non dal punto di vista narrativo) della pentalogia questo ritorno all'infanzia intellettuale si mostra in tutta la sua insostenibilità. Non basta difatti prendere due giovani attori di bella presenza e farli interagire secondo uno schema prevedibile fin dagli scialbi doppi sensi, non basta costringere con un ennesimo capovolgimento narrativo il personaggio di Barbossa (che pure si dimostra probabilmente il miglior personaggio della saga) ad assumere il solito ruolo del rivale/traditore e non basta circondarsi di nemici non-morti (che però passano attraverso gli oggetti e dominano i mari come i pirati dell'Olandese Volante). L'elenco potrebbe continuare, quel che conta è constatare il valore totalmente rielaborativo del film nei confronti di una saga già nata come ripresa di un intero immaginario.

Eppure il mutare dei tempi si avverte soprattutto nella progressiva perdita della grandeur che era stata l'architrave, nel bene e nel male, della trilogia diretta da Verbinski, la cui mancanza dietro la mdp si avverte nella carenza di sequenze memorabili (due sole eccezioni: la letterale rapina della banca e l'"isola delle stelle") e nell'inconsistenza di ogni tentativo di approfondimento dei personaggi, antagonisti compresi. Al riguardo forse pesa l'abbandono del ruolo di sceneggiatori del duo Elliot&Rossio, autori di trame confuse e lacunose così come di scambi dialettici dotati di considerevole mordente per il tipo di film in questione e il cui successore Nathanson scrive avvenimenti che con un altra regia sarebbero potuti essere soddisfacenti nonsense surrealisti. Ma d'altronde, dopo i tre costosissimi capitoli precedenti, "La vendetta di Salazar" è vittima di una riduzione di budget (sempre restando intorno ai 200 milioni di dollari, si rammenta), così ben rappresentata (involontariamente ?) dalla ridicolmente poco numerosa ciurma di Jack Sparrow e da cui è probabile che derivi l'abbandono delle durate-monstre del trittico verbinskiano e l'approssimarsi a una più smerciabile durata di due ore.

La riduzione dei fondi destinati ad una saga di imperituro successo contribuisce a comprendere quanto sia cambiata la posizione di "Pirati dei Caraibi" nell'asset delle produzioni Disney, tanto da non poter godere dell'ormai tradizionale schedule di film in via di realizzazione per gli anni a venire. Si era scritto che il primo capitolo della saga rappresentò un prototipo per le rinnovate politiche produttive della major e facilitò il reinserimento di essa nel cuore dell'industria hollywoodiana e dell'immaginario contemporaneo. "La vendetta di Salazar" risulta invece una pedina di poca rilevanza (pur con incassi sempre notevoli) negli schemi della casa di produzione americana, similmente a come rappresenta un poco rilevante seguito (nonostante le velleità da reboot) di un'epopea che ha già narrato quanto gli era possibile, dimostrando una sudditanza sia estetica (dalla palette cromatica all'aspetto della giovane coprotagonista, rimembrante le eroine dei più recenti "Star Wars") che tematica (la morte del genitore/mentore e la centralità dei bambini come speranza di un avvenire migliore e, retoricamente, superante il passato) nei confronti di altre, più celebrate e influenti, realizzazioni della "casa del Topo".

Ne consegue la già ribadita vacuità dell'opera, forse non disastrosa quanto il capitolo precedente, il quale finiva per divenire una vera e propria parodia della trilogia originale, ma ugualmente carente sotto ogni profilo realizzativo e ancor più frustrante per le sue ambizioni narrative, le quali alla fine la costringono ad essere, nel caso migliore, un film ponte per il sesto e apparentemente ultimo "Pirati dei Caraibi". "Dead Men Tell No Tales", veniva ricordato anche nell'ultimo episodio diretto da Verbinski. Sarebbe il caso che qualcuno convinca la Disney a lasciare in pace il cadavere che ormai è la saga piratesca, sempre più privata di fascino e costretta a riciclare soluzioni e personaggi (scult il fanservice finale e l'intero ricorso ai due coprotagonisti del passato trittico) per proseguire. Niente di anomalo, d'altronde si tratta di produzione industriale. E infatti la ormai proverbiale sequenza dopo i titoli di coda affida proprio al personaggio della saga sulla cui morte si dovrebbe meno sindacare il compito di anticipare la futura (si spera) conclusione della saga, confidando che egli abbia una storia da raccontare più interessante del noioso capitano Salazar di Javier Bardem. Per restare in tema di banalità, chi vivrà vedrà.

25/05/2017

Cast e credits

cast:
Johnny Depp, Geoffrey Rush, Javier Bardem, Brenton Thwaites, Kaya Scodelario, Kevin McNally, Orazio Orlando, Keira Knightley, Paul McCartney


regia:
Espen Sandberg, Joachim Rønning


titolo originale:
Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales


distribuzione:
Walt Disney Pictures


durata:
129'


produzione:
Walt Disney Pictures, Jerry Bruckheimer Films


sceneggiatura:
Jeff Nathanson


fotografia:
Paul Cameron


scenografie:
Nigel Phelps


montaggio:
Roger Barton, Leigh Folsom Boyd


costumi:
Penny Rose


musiche:
Geoff Zanelli


Trama
Per trovare il mitico Tridente di Poseidone, capace di spezzare tutte le maledizioni concernenti il mare, il figlio di Will Turner si mette alla ricerca di Jack Sparrow e della sua bussola, anche per portargli un messaggio da parte del vendicativo e spettrale capitan Salazar, il quale viene liberato proprio a causa della scelta del pirata di barattare la bussola con del rum. Il loro viaggio si incrocia con quello di una giovane astronoma di padre orfana, munita della mappa per trovare il Tridente, e col vecchio Barbossa, disposto a trattare con Salazar, consegnadogli Sparrow, pur di non poter l'egemonia sui mari conseguita.