drammatico | Polonia/Svezia (2023)
L’incipit di "Questa sono io" si presenta come un’epifania gioiosa, abbonda di luci e colori, campi lunghi, i silenzi dei protagonisti sono più che rivelatori e il montaggio viene costruito sulle emozioni. Dopo questa introduzione fortemente immaginifica, la pellicola firmata da Michal Englert e Malgorzata Szumowska torna ad aspetti più convenzionali: il racconto di formazione del giovane Andrzej, che vive la sensazione di essere nato nel corpo sbagliato – la sua predilizione per gli accessori femminili, smalto per le unghie e abiti svolazzanti – fa il paio con il tentativo di trovare un posto nel mondo, esemplificato nella tendenza a arrampicarsi dappertutto, per imparare forse a scrutarlo. Fino alla cotta per Iza, un amore ricambiato, totale, bruciante, che sfocia nel matrimonio e nella costruzione di una famiglia che resisterà a tutto (o quasi).
Pure, "Questa sono io" non si limita a narrare la trasformazione di un uomo in una donna, l’odissea legale e ormonale che vivrà Andrzej per diventare Aniela, essere riconosciuta come tale dalla legge, nonché accettata dai suoi colleghi di lavoro e, soprattutto, dai membri della sua famiglia, ma ambisce, contrapponendolo, a raccontare un altro cambiamento: quella della Polonia. Sono quarantacinque gli anni che attraversano la pellicola e che mostrano un Paese prendere coscienza di sé col movimento Solidarność mentre, pochi anni dopo, abbraccia il capitalismo, senza tuttavia riuscire a emanciparsi del tutto né assicurare i diritti per le persone transgender – è noto come tuttora la Polonia sia in Europa tra i Paesi meno tolleranti nei confronti della comunità LGBT.
I due autori avevano già ragionato su corpo e società nel precedente "Non cadrà più la neve"; in questa nuova pellicola, in verità presentata alla Mostra del cinema di Venezia già nel 2023 e adesso arrivata in Italia anche in sala, Michal Englert e Malgorzata Szumowska arricchiscono la loro filmografia in coppia con un tema, quello della transizione di genere, estremamente attuale.
Il film procede per scarti temporali taglienti: esemplare è quello negli anni della maturità che ci mostra Andrzej ormai quasi distaccato dalla propria vita precedente nonché dalla propria famiglia. Il transito è cinematograficamente reso anche dal passaggio di consegne tra i due attori che interpretano il ruolo: dal giovane Mateusz Wieclawek che caratterizza Andrzej negli anni dell’adolescenza e nei primi anni dell’età adulta a Małgorzata Hajewska (straordinaria la sua prova) a cui sarà assegnato il compito di smettere definitivamente gli abiti e il corpo maschile e diventare Aniela.
Non sarà facile poiché, come detto, enormi saranno le resistenze del mondo circostante, insieme ai dubbi e i passi falsi che attanagliano la nuova vita di Anelia, primo fra tutti il rapporto ancora fortissimo con Iza, anche lei interpretata magnificamente da Joanna Kulig ("Cold War"). Michal Englert e Malgorzata Szumowska firmano una pellicola che nonostante il materiale incandescente prova a usare un tono dimesso, accorato, gioca sulla sensibilità e la cura delle immagini, i dialoghi sempre parsimoniosi, accompagnati da prove attoriali, come detto, di classe pura. Il limite di "Questa sono io" è, semmai, proprio questo: la narrazione e le scelte di regia mantengono un profilo disadorno, quasi rassegnato, iscrivendo la parabola melodrammatica tutta dentro il volto e il corpo androgino della protagonista, persa nella sua solitudine esistenziale, che diventa un pessimismo cosmico, ferocemente inattaccabile, pietrificato.
cast:
Małgorzata Hajewska-Krzysztofik, Joanna Kulig, Mateusz Więcławek
regia:
Małgorzata Szumowska, Michał Englert
titolo originale:
Kobieta z...
distribuzione:
I Wonder Pictures
durata:
132'
produzione:
Gregory Jankilevitsch, Katarzyna Jordan-Kulczyk, Małgorzata Szumowska, Klaudia Śmieja-Rost
sceneggiatura:
Małgorzata Szumowska, Michał Englert
fotografia:
Michał Englert
scenografie:
Marek Zawierucha
montaggio:
Jarosław Kamiński
costumi:
Anna Englert
musiche:
JIMEK