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recensione di Eugenio Radin
4.0/10

Prima di analizzare un film come “The Front Runner” è necessario mettere in luce una differenza: se nel nostro Paese nessuno scandalo personale, nemmeno quelli più evidenti e infidi, sembra in grado di inficiare le carriere politiche dei nostri rappresentanti, sempre pronti a negare il loro passato giuridico e a tornare alla ribalta; dall’altra parte dell’oceano la separazione tra pubblico e privato pare essere più sensibile e fragile. Se la tradizione politica dello Stivale individua come proprio mito fondativo il pensiero machiavellico, e tende così a giustificare le scorrerie del proprio principe purché egli continui a perseguire il benessere pubblico (che poi questo benessere pubblico non nasconda interessi del tutto personali, come insegna l’ultimo Lanthimos, è tutto da dimostrare. Ma tant’è…), la democrazia a stelle e strisce, figlia dell’etica protestante, richiede l’integrità morale dei propri pretendenti al trono: un’integrità che, prima ancora che sul piano della res publica, si verifica nel privato di ognuno, tra le mura domestiche.
Il film di Reitman, rappresentando una storia poco nota al pubblico europeo, sceglie di prendere una posizione all’interno di questo scenario, schierandosi dalla parte della necessità di una maggiore separazione tra pubblico e privato, a favore di una politica e di un giornalismo rivolti e concentrati sulle idee più che sugli scandali di corte.

Gary Hart, protagonista dell’opera, fu il front runner del Partito Democratico nella campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali del 1988: fermo oppositore della politica reaganiana e promotore di uno sviluppo economico che potesse convivere con un’etica politica fondata sull’uguaglianza, il suo nome sembrava il favorito alla Casa Bianca. Restio a parlare del proprio privato con i giornalisti, convinto del fatto che i giornali debbano occuparsi di idee anziché di gossip, suscitò presto la curiosità dei paparazzi. Quando la notizia di una sua relazione extramatrimoniale con Donna Rice si diffuse tra le colonne dei principali quotidiani americani, Hart fu costretto a rinunciare alla corsa alla presidenza e la leadership del “partito del mulo” fu assunta da Michael Dukakis, sconfitto poi dal repubblicano George Bush, di idee assai diverse, come ben sappiamo.

La simpatia che lo sguardo di Reitman rivolge al personaggio di Hart (uno Hugh Jackman sotto tono), anche nei momenti più difficili della sua carriera politica, sembra appunto sostenere la necessità, come dicevamo, di separare l’ambito privato da quello pubblico, o per lo meno di evitare un bigottismo paradossale, capace di far convivere l’integrità domestica e l’amore familiare con le peggiori efferatezze in politica estera (il personaggio di Hart si oppone, in questo senso, a quello di Dick Cheney, che abbiamo appena visto in sala nello splendido film di Adam McKay). E forse “The Front Runner” nasconde anche una più sottile critica al movimento del “Me Too” e al rischio, interno a una protesta assai delicata, di confondere, anche sul piano cinematografico, la qualità e la validità artistica di un prodotto con la condotta etica del suo autore.

Purtroppo il film di Reitman non convince per quanto concerne la messa in scena, rimanendo bloccato in un immobilismo drammaturgico che non permette né ai personaggi né alla vicenda di evolvere a dovere, rimanendo per altro concentrato sulla sola figura di Hart, senza trovare spazio per gli altri protagonisti e coprotagonisti, che risultano essere poco più che comparse all’interno della storia.
L’opera si limita a presentare una situazione narrativa che fatica a riempire l’intera durata del film e a prendere il ritmo, finendo così per dilatare i tempi drammatici al limite della pesantezza: esattamente ciò che un film di inchiesta non dovrebbe fare. In questo modo la riflessione politica e sociale perde incisività e nella conclusione il film non sembra dire più di quanto non fosse già contenuto nelle premesse, lasciando così, sulla bocca dello spettatore, un gusto insipido e per nulla convincente.


22/02/2019

Cast e credits

cast:
Hugh Jackman, Vera Farmiga, J.K. Simmons, Alfred Molina, Mark O Brien


regia:
Jason Reitman


titolo originale:
The Front Runner


distribuzione:
Warner Bros.


durata:
113'


produzione:
BRON Studios, Right of Way Films


sceneggiatura:
Matt Bai, Jay Carson, Jason Reitman


fotografia:
Eric Steelberg


scenografie:
Steve Saklad


montaggio:
Stefan Grube


costumi:
Danny Glicker


musiche:
Rob Simonsen


Trama
Stati Uniti, 1988. Alle soglie delle elezioni presidenziali che vedranno il trionfo di George Bush, il senatore Gary Hart non è soltanto il front runner del partito democratico, ma il favorito alla casa bianca. Per lo meno fintanto che la vita privata del candidato non finirà per invadere lo spazio pubblico e i giornali e gli scandali sessuali prenderanno il sopravvento sulle promesse economiche, segnando per sempre il futuro politico americano.