Ondacinema

recensione di Matteo Pernini
5.0/10

A dispetto della penuria di risate - parametro critico notoriamente inattendibile quanto l'assenza di sobbalzi cardiaci per l'horror - il più crudele giudizio che possa gravare su una commedia è di essere poco brillante; similmente la più mortificante annotazione per un film d'azione sarà di indurre al tedio. "Una spia e mezzo", action comedy ora nelle sale, vanta il discutibile merito di coniugare entrambe queste eventualità.

La storia ha inizio "20 anni prima", sulle vibranti note di "My Lovin'" delle En Vogue. Robbie Weirdicht, disinibito ragazzone sovrappeso, è colto a danzare sotto la doccia da un gruppetto di bulli, che lo scaraventano come una pietra da curling sul pavimento della palestra del liceo, proprio quando è l'ultimo giorno di scuola e gli spalti sono stipati di studenti festosi. Di fronte alla noncuranza di presidi e dirigenti, piovono su di lui risa di scherno, arginate dal solo intervento di Calvin Joyner, lo studente più amato e rispettato della scuola, soprannominato, per le grandi abilità e il promettente futuro, "la freccia d'oro". Qualche anno dopo i due si ritrovano, ma la situazione è cambiata: Calvin (Kevin Hart) ha accantonato i suoi sogni di gloria e galleggia in una monotona quotidianità piccolo borghese, mentre Robbie, che ha limato col tempo l'eccesso di adipe sino a sfoggiare la muscolatura steroidea dell'ormai consueto Dwayne "The Rock" Johnson, è diventato un agente della CIA.

Chiamati ad aggiungere ulteriori precisazioni sull'intreccio, ci troveremmo in difficoltà. Come vale, infatti, per ogni buon film di comicità grassa, il racconto è un pretesto, un mero canovaccio, in cui i singoli momenti contano ben più del loro - incerto - concatenarsi e lo svolgimento avanza come somma di accidenti, anziché muoversi sulle guide di un disegno premeditato.
Dov'è, allora, che il film inciampa senza più riaversi? Anzitutto nel mancato amalgama tra momenti comici e scene d'azione, come ben esemplificato dallo scontro nell'ufficio di Calvin, quando The Rock impugna una banana e disarma senza sforzo il suo aggressore armato di coltello. Si provi a sottrarre il frutto dalla scena: nulla cambierebbe. L'ingresso del momento comico, anziché farsi spunto, invenzione scenica, rimane un'aggiunta fiacca, che spezza l'azione senza accrescerne la portata spettacolare.

È, in definitiva, un problema di ritmo. Si coglie, durante il film, un certo disimpegno da parte della regia di Marshall Thurber - già responsabile del paradigmatico "Dodgeball", nonché dei recenti "I misteri di Pittsburgh" e "Come ti spaccio la famiglia" - inabile a muoversi nei difficili territori dell'action e più che approssimativo nel gestire l'equilibrio del pastiche di generi da lui stesso inscenato. Emblematica la parentesi centrale del film, con The Rock occhialuto psicanalista intento a cullare l'esile Kevin Hart al fine di sciogliere le sue difficoltà matrimoniali. In un film per il resto misurato, tanto sul piano della volgarità quanto su quello della follia, un simile intermezzo non può che destare sospetti, per come spezza il ritmo faticosamente avviato nell'ora precedente e produce una stridente - e non richiesta - deriva demenziale.

A fronte di tanti vizi, potrebbe sorprendere il voto non eccessivamente punitivo. Vogliamo dire che esso è interamente per The Rock, unico motivo di interesse in un prodotto tanto incerto e male assortito.
Per certi versi "Una spia e mezzo" avanza nel tragitto di ribaltamento dell'icona virile dell'ex-wrestler, che, sin dagli inizi, ha alternato esibizioni muscolari (fino al recente "San Andreas") e incisi fortemente autoironici, sino a indossare i vezzosi abiti di una fatina nell'inatteso "L'acchiappadenti". E sebbene l'apice di questo discorso teso a un ridimensionamento in chiave grottesca dell'ossessione macho dei nostri tempi rimanga il vertiginoso "Pain & Gain" di Michael Bay, è proprio in "Una spia e mezzo" che la frizione tra le due anime dell'iconico Dwayne Johnson emerge in maniera più scoperta - nonché più dichiaratamente superficiale.
Non possiamo, invece, complimentarci con Kevin Hart: falciata l'ossessione scurrile che ne aveva guidato il rilancio a partire dai vari "Scary/Ghost/Epic Movie", il suo contributo all'economia di un film per famiglie si riduce all'addizione di un isterismo di maniera, tanto forzato da risultare, infine, ampiamente stucchevole.


18/07/2016

Cast e credits

cast:
Dwayne Johnson, Kevin Hart, Amy Ryan, Aaron Paul


regia:
Rawson Marshall Thurber


titolo originale:
Central Intelligence


distribuzione:
Universal Pictures


durata:
107'


produzione:
New Line Cinema, Universal Pictures, Warner Bros. Pictures


sceneggiatura:
Ike Barinholtz, David Stassen, Rawson Marshall Thurber


fotografia:
Barry Peterson


montaggio:
Michael L. Sale


musiche:
Ludwig Goransson, Theodore Shapiro


Trama
Robbie Weirdicht, disinibito ragazzone sovrappeso, è colto a danzare sotto la doccia da un gruppetto di bulli, che lo scaraventano come una pietra da curling sul pavimento della palestra del liceo, proprio quando è l'ultimo giorno di scuola e gli spalti sono stipati di studenti festosi. Di fronte alla noncuranza di presidi e dirigenti, piovono su di lui risa di scherno, arginate dal solo intervento di Calvin Joyner, lo studente più amato e rispettato della scuola, soprannominato, per le grandi abilità e il promettente futuro, "la freccia d'oro". Vent'anni dopo i due si ritrovano, ma la situazione è cambiata: Calvin (Kevin Hart) ha accantonato i suoi sogni di gloria e galleggia in una monotona quotidianità piccolo borghese, mentre Robbie, che ha limato col tempo l'eccesso di adipe sino a sfoggiare la muscolatura steroidea dell'ormai consueto Dwayne "The Rock" Johnson, è diventato un agente della CIA.