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A lezione di cinema: la settimana dei Maestri
Fritz Lang, Joseph L. Manckiewicz, Douglas Sirk, Blake Edwards, Luchino Visconti, Don Siegel, Sydney Pollack... No, non è una lista estratta da qualche "classifica dei migliori registi della storia del Cinema". Sono semplicemente alcuni fra i nomi che potrete trovare nei titoli di testa dei film in programmazione questa settimana. Sette giorni di lezioni di cinema, sette giorni in compagnia di maestri che non ci stuferemo mai di riscoprire: la bella stagione è cominciata, anche in tv.


 
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Lunedí 24 giugno

Il mattino ha l'oro in bocca, dicevano. Chissà se ci crederete ancóra dopo averne trascorso uno in compagnia di Umberto Lenzi e Tomas Milian, pronti a mandarvi di traverso la colazione a suon di raffiche di mitra e turpiloquio da antologia con La banda del Gobbo (Iris, 9.15), uno dei titoli-simbolo del filone poliziottesco, sguaiato e tagliato con l'accétta quanto si vuole, ma cui non difettano certo ritmo e presa immediata da vero cinema popolare. Se a visione terminata vi sarete trasformati in sboccata e truce teppa di quartiere, l'occasione per riappropriarvi dell'indole di cinefili sensibili ed educati si presenta già nel pomeriggio con il piccolo cult Dopo mezzanotte (Iris, 17.35), una sincera ed aggraziata dichiarazione d'amore per la Settima arte, fra commedia sentimentale e melodramma, con la bella coppia Giorgio Pasotti-Francesca Inaudi e i suggestivi spazi del Museo del Cinema di Torino a fare da ideale sfondo. La serata, d'altra parte, comincia con il classico Papillon di Franklin J. Schaffner (La7, 21.10), dispendioso e fluviale adattamento hollywoodiano del best-seller autobiografico di Henri Charrière, storia di un'incredibile ed avventurosa odissea carceraria con i due mostri sacri Steve McQueen e Dustin Hoffman, e con il sottovalutato Wild Bill (RaiMovie, 21.15) del grande Walter Hill, western funereo e barocco che ripercorre le gesta del celeberrimo gunman americano - interpretato da uno straordinario Jeff Bridges - con una freddezza ambigua e malinconica, lontanissima da qualsiasi tentazione celebrativa. La chicca di giornata arriva però a notte fonda con El Sur - Il Sud (Rai3, 1.25) di Victor Erice, secondo lungometraggio del poco prolifico regista spagnolo - tre soli film in quarant'anni di carriera - che, dopo il bellissimo Spirito dell'alveare (1973), continua a porre la cinepresa ad altezza di bimbo per raccontare con delicatezza e poesia il percorso della crescita e il complicato rapporto fra genitori e figli.



Martedí 25 giugno

Fritz Lang e Joseph L. Manckiewicz: due maestri che questa giornata ci fa riscoprire nella prospettiva del genere americano per eccellenza, il western. Apre le danze nel pomeriggio il primo con Rancho Notorius (Rete4, 17.00), sorta di personalissima revisione delle coordinate del genere in chiave astratta e stilizzata, in cui il retroterra culturale di matrice europea del regista si fa piú che mai evidente e fondamentale. Lang trasfigura il melodramma in ballata struggente e nel far strada ad un romanticismo disperato consegna definitivamente al Mito la sua dark-lady Marlene Dietrich. Per Manckiewicz, invece, Uomini e cobra (Iris, 21.00) - il suo primo e purtroppo ultimo western - è l'occasione per far filtrare ancóra una volta un acido, sconsolato pessimismo sul genere umano: nulla è come sembra in questa storia di banditi e uomini di legge, di segreti e tesori nascosti, e le aspettative dello spettatore finiscono per essere continuamente tradite. Due film imperdibili. Eppure, se ancóra non siete persuasi a trascorrere la serata col telecomando in mano, il palinsesto è oggi talmente ricco da permetterci altri suggerimenti: lo straordinario L'imbalsamatore (RaiMovie, 21.15) di Matteo Garrone, ad esempio, o per chi privilegia il divertimento e la leggerezza Un pesce di nome Wanda (La7D, 21.10), commedia fra le piú riuscite degli anni'80. E la nottata non è da meno: per motivi di spazio ci limitiamo a segnalare Chi ucciderà Charley Varrick? (RaiMovie, 1.15), un crime-movie tesissimo ed anticonformista che diventa, nelle mani di Don Siegel e Walter Matthau - qui assolutamente impagabile nel ruolo di un anziano e scaltrissimo rapinatore -, una specie di immenso ed adamantino "elogio dell'intelligenza".


Mercoledí 26 giugno


Dopo un martedí sopra le righe un mercoledí decisamente piú sobrio, ma non per questo poco interessante. Il fascino senza tempo di Marlene Dietrich e Gary Cooper, per esempio, potrebbe convincervi ad ammirare l'alba in compagnia di Desiderio (RaiMovie, 6.30), vecchia commedia di Frank Borzage prodotta da un certo Ernst Lubitsch. La classe infinita di Sean Connery, d'altra parte, messa per l'occasione al servizio del buon Peter Hyams, è pronta a regalarvi una gradevole serata "di genere" con Atmosfera zero (Iris, 21.00), appassionante aggiornamento in chiave fantascientifica di Mezzogiorno di fuoco. I film del giorno, tuttavia, sono altri: uno è sicuramente Two lovers (Rai4, 21.10) di James Gray, un intenso melodramma romantico dal sapore dostoevskijano, forte di un'accurata descrizione d'ambiente e di una ricercata autenticità di personaggi e situazioni. Non perfetto, ma sincero, emozionante, e con una bella New York sporca e brumosa a fare da sfondo. L'altro è Fedora (TV2000, 21.20): un complesso mistery con al centro un perverso rapporto madre-figlia, che Camillo Mastrocinque sfrutta per riflettere ancóra una volta sulla crudeltà del mondo dello spettacolo, incapace di arrendersi alla propria decadenza.


Giovedí 27 giugno


Douglas Sirk definí il suo Magnifica ossessione (Rete4, 16.30) «un misto di kitsch, follia e letteratura di terz'ordine», e sta in effetti proprio nei grandi contrasti la bellezza del suo cinema, sempre in bilico fra lucido approfondimento psicologico e deliranti esagerazioni, fra supremo controllo stilistico e sovrabbondanza simbolica e concettuale. Perché «tra l'arte e la spazzatura c'è pochissima distanza, e la spazzatura che contiene un grano di follia è per questo piú vicina all'arte». Magnifica ossessione è il manifesto di questa convinzione, e uno dei piú indimenticabili mélo del cinema americano. La notte brava del soldato Jonathan (RaiMovie, 1.15) è invece uno dei film piú particolari e anomali della filmografia di Don Siegel, non a caso pochissimo visto all'epoca e tutt'oggi poco citato. Durante la Guerra di Secessione americana, un soldato ferito viene accolto e curato presso un isolato collegio femminile: è questo il canovaccio da cui prende forma una delle piú ciniche e crudeli fiabe nere viste al cinema, immersa in un'impareggiabile atmosfera torbida e sanguinosa che, attraverso figure femminili memori di certa tragedia greca, evoca nello spettatore paure ancestrali e oscuri sottotesti psicanalitici. Da non perdere.


Venerdí 28 giugno


Giornata di transizione, salvata da due gioiellini esemplari del cinema americano a cavallo fra i '60 e i '70. In prima serata il Blake Edwards di Uomini selvaggi (7Gold, 21.10), malinconico canto funebre di un'epoca in linea con la corrente crepuscolare del western allora in voga. Più tardi, Non si uccidono cosí anche i cavalli? (RaiMovie, 23.10) di Sydney Pollack: una struggente «metafora dell'America amara che si slarga ad allegorìa sul destino» (Morandini), elaborata attraverso gli occhi dei partecipanti ad una grandiosa maratona di danza. Dal punto di vista formale, una lezione di regia creativa e funzionale.


Sabato 29 giugno

Un sabato televisivo per tutti i gusti, con molte proposte e un'alta qualità media dei film. Peccato la maggior parte di essi venga trasmessa ad orari improbabili. Si salva dal confino notturno Django (Rai3, 21.05), uno dei capolavori di Sergio Corbucci. Partendo dai presupposti leoniani, il regista romano firma un western parossistico in termini di rappresentazione della violenza - quasi centocinquanta morti in novanta minuti di film e dettagli gore di cui si ricorderà bene Tarantino -, in cui un'estetica della Frontiera spogliata di ogni lirismo - indimenticabile la desolazione postatomica delle sue cittadine, sommerse dal fango e spazzate da un vento incessante - si sposa con un pessimismo sotterraneo ed incombente, alimentato da un protagonista triste e pieno di rancore piú vicino agli eroi di Anthony Mann che ai freddi e amorali bounty-hunters leoniani. Una pietra miliare del western europeo, e non solo. Film di culto degli anni '90 è invece Point Break - Punto di rottura (Rai4, 22.40), l'adrenalinico thriller di Kathryn Bigelow con Keanu Reeves e Patrick Swayze, esempio di cinema d'azione con idee, filtrato da una sensibilità tipicamente femminile. Ed eccoci pronti per una nottata da urlo: cosa scegliere tra due capolavori senza bisogno di presentazioni come Rocco e i suoi fratelli (Rai1, 1.50) di Luchino Visconti e M, il mostro di Düsseldorf (La7, 1.50) di Fritz Lang? A voi l'ardua decisione, che rendiamo ulteriormente piú difficile segnalando anche il grande western revisionista di Abraham Polonsky Ucciderò Willie Kid (RaiMovie, 23.25) e, per gli appassionati del muto, la perla francese L'argent (Rai3, 1.05) di Marcel L'Herbier, un'opera ancóra in grado di stupire per l'audacia stilistica e la modernità delle istanze polemiche sul potere del denaro e la spregiudicatezza degli ambienti della finanza.


Domenica 30 giugno


Giornata decisamente fiacca. Per dovere di cronaca segnaliamo il folle divertissement fantascientifico Space Truckers (Iris, 11.10) e un classicone intramontabile e un po' impolverito come Il dottor Zivago (Iris, 21.10), non certo il miglior film di David Lean, ma con ogni probabilità il suo piú celebre ed amato. A ben vedere, dopo lo straordinario Lawrence d'Arabia, un'altra grande riflessione sul rapporto fra gli individui e la Storia, in cui il contrasto fra la sfera privata dei personaggi e la dimensione epocale degli eventi storici che fanno da sfondo diviene occasione per una magniloquente epica sentimentale.