Ondacinema

Fin dal momento della sua nascita, il cinema ha continuato a interrogarsi sulla propria natura e su quella del proprio pubblico. "Che cos'è il cinema" e "Che cos’è uno spettatore?" sono domande fondamentali, che indagano sull'essenza della Settima Arte.

Interrogativi a cui in molti hanno tentato di dare una risposta, senza mai giungere a una conclusione definitiva. Perché il cinema muta, si trasforma, evolve. E assieme al cinema cambia inevitabilmente anche lo statuto dei suoi spettatori.

Il nuovo saggio di Roy Menarini: "La grande illusione - storie di uno spettatore", aggiunge un nuovo tassello a questa ricerca e lo fa attraversando cinquant’anni di storia del cinema (da "Guerre Stellari" a "Tenet") che l’autore racconta soffermandosi su dieci stanze, a ognuna delle quali corrisponde una particolare esperienza di visione: quella dello studioso e quella del critico; quella del bambino e quella del padre; quella del telespettatore e quella del cinefilo.
Dalla sala parrocchiale fino ai festival internazionali; dagli anni Settanta fino alla pandemia di Covid, l’autore intavola così una riflessione su cosa caratterizzi l’essere spettatori, indagando la propria esperienza soggettiva.
Forse allora, più che di "spettatore", dovremmo parlare di "spettatori", ognuno con il suo carico di esperienze, ognuno con i propri autori del cuore, con le proprie manie e le proprie idiosincrasie, ma accomunati da una dimensione sociale parimenti importante.
È proprio in questa continua tensione tra l’universale e il soggettivo che si articola il percorso del saggio, nella consapevolezza che assistere a un film è un’esperienza individuale, ma che "a volte per capire la natura del cinema è necessario viverne le pratiche collettive e trovarsi nel momento stesso in cui la storia dei film sta cambiando".

E sono molti i cambiamenti a cui si assiste addentrandosi tra le pagine di questo scorrevole saggio: anzitutto un cambiamento delle modalità di fruizione cinematografica: "fino a metà del Novecento per vedere un lungometraggio lo spettatore poteva solamente andare in una sala cinematografica, mentre oggi meno del cinque per cento dei film prodotti ogni anno viene visto collettivamente su grande schermo"; ma anche cambiamenti stilistici (il 3D), cambiamenti nei mezzi (l’avvento del digitale) e cambiamenti sociali (ad esempio, l’obbligo della mascherina in sala).

Attraverso il racconto di aneddoti che aggiungono alla lettura una certa dose di divertimento (dalle sigarette fumate di nascosto durante la proiezione di "Cuore Selvaggio" alle rocambolesche maratone sul nuovo cinema tedesco) il testo analizza i diversi modi dell’essere spettatori.
Ma se il cinema - se gli spettatori cambiano, viene allora da chiedersi: cosa rimane immutato in tutto ciò? La magia del cinema, la "grande illusione" che ci permette di immedesimarci in una storia, di ridere e di piangere assieme ai suoi protagonisti e che ci spinge, film dopo film, a volerne ancora e ancora e ancora.

Il cinema infatti, scrive Menarini nella parte conclusiva del testo, è thauma: ovvero shock (quello shock che "ha il potere di allargare i confini del visibile e farci fare esperienza di emozioni artistiche che vale la pena conoscere"), ma al contempo meraviglia: quella stessa meraviglia che ci tiene incollati alla poltrona durante i combattimenti tra Jedi e Sith e che ci permette, nonostante qualche sbuffo, di sopportare il fastidio della mascherina e di correre in sala, pronti a immergerci in una nuova avventura.

Per chi fosse interessato ad approfondire maggiormente i temi del saggio, abbiamo avuto il piacere di intervistare l'autore tramite una live sulla nostra pagina Instagram, che potete trovare qui: https://www.instagram.com/ondacinema.it/channel/



Scheda:

Titolo: La grande illusione. Storie di uno spettatore
Autore: Roy Menarini
Editore: Mimesis
Anno edizione: 2021
Pagine: 168
Tipo: Brossura