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Oscar 2013 - La First Lady premia Argo

L'ottantacinquesima edizione degli Academy Awards vede trionfare il thriller politico di Ben Affleck, "Argo". Importanti riconoscimenti anche per "Vita di Pi" di Ang Lee

Un'edizione degli Academy Award che sembra riflettere il clima di austerity che sta coinvolgendo l'intero mondo occidentale. Pochissime concessioni allo sfarzo fine a sé stesso, quasi nessuna coreografia, una cerimonia spiccia e diretta, in cui ad essere protagonisti sono (come dovrebbe essere) i film in concorso (quest'anno nove), e i volti delle star che li hanno interpretati. Il nuovo host della serata è il discusso enfant terrible Seth MacFarlane: il temuto creatore de "I Griffin" e dell'orsetto "Ted", a conti fatti non graffia quanto ci si aspettava. Certo, dà qualcosa in più rispetto all'appannato Billy Crystal della passata edizione, ed è decisamente più volenteroso del James Franco-zombie di due anni or sono, ma l'impressione è che dopo un inizio sprint e demenziale, con il capitano Kirk-Shatner dell'Enterprise che torna indietro nel tempo per impedire che MacFarlane rovini l'intera cerimonia, il comico americano perde in mordente e non è libero di sfogare la sua verve acidula quanto vorrebbe (scontate battutine sugli ebrei e sulla lunghezza eccessiva dello show: "quando abbiamo iniziato Emmanuelle Riva aveva nove anni").

Rispetto alle edizioni degli ultimi anni è stata una cerimonia incredibilmente centrata sui momenti musicali, sulle canzoni, sulla celebrazione del genere musical. Anche da questo punto di vista, alti e bassi: se Adele che ha eseguito per la prima volta dal vivo la sua "Skyfall" (poi giustamente premiata con l'Oscar) ha convinto tutti, così come Shilrley Bassey con il tributo ai cinquant'anni di 007 (cantando la leggendaria "Goldfinger") e un'invecchiata ed emozionata Barbra Streisand che ha ha reso omaggio allo scomparso Marvin Hamlisch interpretando la sua "The Way We Were", non si può dire altrettanto del revival dei musical più sopravvalutati e inutili sfornati da Hollywood nell'ultima decade: lo sbiadito cast di "Chicago" si riunisce, Jennifer Hudson vorrebbe convincerci a suon di urlacci che si è meritata l'Oscar per "Dreamgirls", i divi di "Les Misérables" eseguono un bignami delle canzoni del film di Tom Hooper, ma l'unica ad azzeccare l'intonazione, e a sembrare naturale, è Anne Hathaway. Abbastanza stucchevoli poi i siparietti canori-ironici di MacFarlane, e insipida Norah Jones che esegue il brano candidato all'Oscar (perché poi?!) di "Ted". La serata è proseguita senza scossoni e con pochissimo spazio per l'improvvisazione (memorabile l'inquietante score de "Lo squalo" che va ad interrompere i premiati che sforano sul timing del loro discorso di ringraziamento).
 
L'elemento più sorprendente sono stati, probabilmente, alcuni dei premi assegnati: in un'annata che ha visto in concorso un numero altissimo di pellicole capaci di riflettere sugli Usa, la loro Storia, la loro politica, "Argo", il thriller - metacinematografico di Ben Affleck (ingiustamente non candidato nella categoria "miglior regista") si è portato a casa la statuetta più importante, quella per il "miglior film" (prodotto da George Clooney e Grant Heslov, che ritirano la statuetta assieme ad Affleck), a nostro parere giusto riconoscimento ad un film, magari non perfetto, che tuttavia inchioda alla poltrona come il miglior cinema americano di impegno civile degli anni '70 e conferma il talento e la maturità di Affleck dietro la macchina da presa. "Argo" vince anche nella categorie "miglior sceneggiatura non originale" e "miglior montaggio", ma il suo non è un trionfo netto: è infatti "Vita di Pi" a portarsi a casa il maggior numero di premi. Ben quattro, e tutti molto importanti, a partire dal riconoscimento alla regia per Ang Lee (il secondo della sua carriera), la miglior colonna sonora (Mychael Danna), miglior fotografia (Claudio Miranda) e migliori effetti visivi. Se i premi a Daniel Day-Lewis (miglior attore per la sua titanica prova in "Lincoln", terzo Oscar nel suo curriculum, un record, per un vero mostro di bravura) e Anne Hathaway (che con i suoi soli diciotto minuti in "Les Misérables" ruba la scena a tutti) erano piuttosto prevedibili, lo stesso non si può dire per l'Oscar assegnato alla bella e commossa Jennifer Lawrence (per il film "Il lato positivo", che vedremo a marzo), che la spunta sulle favorite (secondo noi più meritevoli, Emmanuelle Riva e Jessica Chastain), che a soli ventidue anni pare già avere Hollywood nelle sue mani (e che rischia di capitombolare mentre va a ritirare il premio!).

Abbastanza attesi anche i due Oscar per "Django Unchained": Christoph Waltz si porta a casa la seconda statuetta dopo quella per "Bastardi senza gloria", e uno spiritato Quentin Tarantino bissa quello vinto con "Pulp Fiction" per la miglior sceneggiatura originale. La categoria "miglior film straniero" vede il trionfo del Capolavoro di Haneke, "Amour", mentre il miglior film d'animazione per l'Academy e "Ribelle - The Brave" della Pixar Animation (anche se molti speravano in una rivalsa dell'animazione a passo uno, essendo candidati ben tre film realizzati con questa tecnica "artigianale": "Frankenweenie" di Burton, "Paranorman" e "Pirati!"). Il miglior documentario è l'acclamatissimo "Searching For Sugar Man", che in Italia aspetta ancora di essere distribuito. Se "Re della terra selvaggia" è l'unico film tra i nove nominati a non portare a casa nessun riconoscimento, tra le pellicole che sono rimaste quasi del tutto a bocca asciutta dobbiamo annoverare anche "Lincoln" (solo due Oscar a fronte di ben dodici nomination), "Zero Dark Thirty", affossato dalle sterili polemiche politiche sulle scene di tortura mostrate nel film, e "Il lato positivo", recente trionfatore agli Spirits Awards (premi per il cinema indipendente), ma capace, la scorsa notte, di veder vincitrice la sola Lawrence. Meglio è andata al musical "Les Misérables", che contende a "Vita di Pi" importanti Oscar tecnici, ovvero quelli per il sonoro e il make-up.

Insomma, una 85esima edizione degli Academy Awards, magari non indimenticabile, che se non altro ha il coraggio di premiare un cinema coraggioso e di qualità, e che tenta, seppur faticosamente, di dare qualche segnale di rinnovamento: l'Oscar al miglior film assegnato da Jack Nicholson accompagnato dalla first lady Michelle Obama (in collegamento video), è la prova più lampante di un'industria che mai come ora è indivisibile dalla propria Storia e dalle proprie problematiche, politiche e sociali.





Oscar 2013 - La First Lady premia Argo