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La talpa - Incontro con Gary Oldman

L'attore Gary Oldman racconta la sua metamorfosi in George Smiley, l'acuta spia protagonista de "La Talpa" di Tomas Alfredson, un'eccezionale interpretazione che lo lancia verso nuove sfide

ROMA. Corto di gambe e grassoccio, introverso e solitario, uno che si dimentica in una stanza tra tanti, diventa quasi tappezzeria, ma anche uno che arranca per strada parlando sempre da solo. Così John Le Carrè descrive George Smiley, il protagonista de "La Talpa", fortunatissimo primo capitolo di una trilogia continuata con "l'Onorevole Scolaro" e con "Tutti gli uomini di Smiley", che ora diventa film nientemeno che per mano di quel Tomas Alfredson regista della vampiresca storia di formazione "Lasciami Entrare" che a Le Carrè, scrittura e mood, resta molto fedele. Ma il punto di partenza era un altro: chi avrebbe potuto dar corpo all'agente Smiley, praticamente perfetto ma emotivamente ferito?

Ed ecco Gary Oldman dare ogni risposta. Gary Oldman in inedita versione, armato di pacati toni bassi, interpretazione in sottrazione e, appunto, anonimo look. Qualche chilo in più, qualche ritocco al trucco , nulla per Oldman abituato a metamorfosi cinematografiche ma tutto per Oldman uomo abituato alla tensione, nella vita e sul set e qui tutto apparente calma piatta. L'interrogativo, allora, è obbligatorio: si è piaciuto in questa inedita versione? E la sua risposta è pronta: "Effettivamente in passato mi è capitato spesso di interpretare personaggi di persone agitate, fisicamente ed emotivamente, e per me questa è stata una cosa nuova, quindi un' opportunità di recitare un ruolo molto diverso. Devo ammettere che mi ha eccitato trovarmi dentro un ruolo così pacato e sottotono, praticamente l'opposto di molti personaggi da nevrotico esagitato interpretati sino ad oggi. Qui dovevo lavorare rallentando tutto, movimenti, respiro, parole, una sfida".
Già, ma il regista che lo ha voluto era certo che potesse farcela alla grande: " Oggi direi però che il regista ha visto in me qualcosa che io non pensavo di possedere. D'altra parte è anche vero che maturando cambia anche il tuo impeto, impari a dosare ogni cosa, nella vita e sul set dove impari che è importante controllare e dosare la tua energia per usarla al meglio e non sprecarla".
Così Oldman che entra , impeccabile, in un ruolo che fu di un mito come Alec Guiness. Con qualche timore? "Devo ammettere che all'inizio ho percepito in effetti l'aleggiare del fantasma di Sir Alec, ma poi ho seguito un approccio classico al ruolo. D'altronde c'è più di un modo per interpretare ogni personaggio, quando fai Amleto non pensi a tutti quelli che l'hanno interpretato prima di te negli anni. Pensi a farlo nel migliore dei modi e basta. Anzi trovo che sia stato un dono fantastico quello di poter interpretare un personaggio di questo genere. Quando hai queste occasioni, metti da parte la paura e ti concentri solo sul ruolo". E lo rifarà. Dopo la premiazione ai Gotham Independent Film Awards è stato abbastanza chiaro: "Penso che al momento lo studio stia ipotizzando la possibilità di adattare "Tutti gli uomini di Smiley", che non è un sequel, perché nel mezzo c'è un altro libro, "L'onorevole scolaro", ma per tornare a fare visita a quel mondo mostrato ne La talpa, impenetrabile e ignoto a quasi tutti".

Se lo farà (come è probabile) in "Tutti gli uomini di Smiley" sarà ancora più vecchio che nel precedente capitolo, ancora più sottotono, ancora un'altra sfida, un'altra eccitazione. Lui sembra non veder l'ora e noi non vediamo l'ora di vederlo nuovamente all'opera.




La talpa - Incontro con Gary Oldman