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recensione di Antonio Pettierre
6.0/10

L'incipit di "Run All Night" è folgorante: in un bosco fitto di alberi e immerso nella foschia di una mattina livida, in un intrico di linee verticali, la macchina da presa si sposta a scatti e fermo immagini in una sparatoria in atto più intuita che vista, partendo da un primo piano del protagonista disteso a terra e morente. La voce over inizia una confessione su una vita fatta di errori e di pentimenti a cui è difficile porre rimedio e non è vero che prima di morire la vita ti scorre davanti agli occhi.

Con un flash back torniamo a sedici ore prima a inquadrare Jimmy Conlon (Liam Neeson) che si sveglia di soprassalto in un pub la sera di Natale, dopo una sbronza. Inizia la lunga notte di questo uomo che scopriremo essere un killer della mafia irlandese ormai in disarmo, tormentato dai sensi di colpa per gli omicidi che ha compiuto. La famiglia lo ha abbandonato: la moglie morta; il figlio che non lo vuole vedere per quello che ha fatto; un fratello che lo odia (un cameo di un irriconoscibile e imponente Nick Nolte); i compagni della vecchia banda che mal lo sopportano. L'unico amico è il suo vecchio compagno e sodale, diventato il boss incontrastato di Brooklyn, Shawn Maguire (Ed Harris, che sembra uscito da "A History of Violence").
In questa raffigurazione del personaggio il casus belli che innesca la narrazione è un evento imprevisto: il figlio di Jimmy, Mike, è testimone di un omicidio da parte del figlio di Shawn, Danny, impelagatosi in un affare di traffico di droga senza l'appoggio del padre.

Danny, drogato, violento e presuntuosamente sicuro di sé, vuole eliminare tutti i testimoni compreso Mike. Per difendere il figlio a Jimmy non resta che uccidere Danny e rompere così un'amicizia trentennale con Shawn. Accecato dalla vendetta, il vecchio boss scatena una caccia all'uomo che coinvolge sia Jimmy che Mike (e la sua famiglia) perché il sangue si lava solo con il sangue.
Sempre di corsa tutto in una notte, Jimmy e Mike attraversano New York caotica e livida, immersa in una umanità che è massa di corpi ed edifici, scenografia immersa in luci e ombre, dove i personaggi si muovono indifferenti a tutto e tutti.

Jaume Collet-Serra gira il terzo film con il suo attore feticcio Liam Neeson, in un thriller teso e tutto sommato gradevole. Il regista spagnolo, ormai statunitense d'adozione, affronta il genere (prima horror, "La maschera di cera" e "Orphan", e poi thriller "Unknown - Senza identità" e "Non Stop") con corretto mestiere e guizzi di fantasia. Certo, "Run All Night" non è al livello di "Unknown" (la sua pellicola migliore) ma ha molti spunti d'interesse sia tematici che stilistici.

Il rapporto padre-figlio delle due coppie (Jimmy-Mike Conlon e Shawn-Danny Maguire) si basa sul contrasto, il confronto di un modello perdente-vincente. Sussiste la necessità dei figli del superamento della figura paterna: Danny vuole fare di più e meglio del padre nella carriera malavitosa; mentre Jimmy vuole distaccarsi dal padre che lo ha fatto soffrire e rinnega il passato, alla ricerca di una vita onesta e di amore e protezione verso la moglie e le due figlie.

La messa in scena dei legami familiari è l'infrastruttura portante del film, in un contrasto tra famiglia ristretta (quella dei due protagonisti) e quella allargata, la famiglia di sangue che lega Jimmy a Shawn, un legame creatosi sul sangue versato e che si spezza sempre per lo stesso motivo.

Su tutto vediamo un Liam Neeson ormai abbonato ai ruoli tormentati da rimorsi morali, sopraffatto da un pesante passato, in lotta con se stesso in cerca di redenzione, con il volto triste e il corpo dinoccolato e goffo, che si muove per le strade delle metropoli americane come un vecchio orso nella foresta. E se, tra le ultime interpretazioni, la migliore resta quella in "La preda perfetta - A Walk Among the Tombstones" di Scott Frank, qui non sfigura anche se ormai la sua icona risulta un po' ripetitiva e Jaume Collet-Serra non riesce ad aggiornarla, appoggiandosi invece a sicuri e collaudati cliché. Anche il confronto con Ed Harris è già visto molte volte, ma i due attori lo rendono con una certa sicurezza grazie al loro grande mestiere. Ecco che allora il loro dialogo nel bar per chiarirsi o il duello finale, tra i vagoni abbandonati della ferrovia, hanno un aspetto a tratti lirico e di godibilità per lo spettatore.

Collet-Serra poi utilizza la macchina da presa in immersione, con ampie panoramiche sul corpo metropolitano e con scarti improvvisi fatti di accelerazioni e fermo immagini improvvisi, partendo da campi lunghissimi e riprese aeree per finire a inquadrare dettagli. Se da una parte è una scelta stilistica accattivante visivamente, a volte eccede per eccessivo amore per il tipo di movimento che non sempre ha una ragione narrativa. La metafora della "selva oscura" del bosco nello scontro finale con il killer assoldato da Shawn, rende bene il luogo dove si è perduto per sempre Jimmy (dove troverà la sua redenzione finale) e crea un parallelo con la selva newyorkese dove cercano di sopravvivere i personaggi.
Il regista con "Run All Night" crea un piacevole divertissement, una produzione più che corretta e racconta una storia che si fa apprezzare.


01/05/2015

Cast e credits

cast:
Liam Neeson, Ed Harris, Joel Kinnaman, Common , Vincent D’Onofrio, Genesis Rodriguez, Nick Nolte


regia:
Jaume Collet-Serra


titolo originale:
Run All Night


distribuzione:
Warner Bros. Pictures


durata:
109'


produzione:
Energy Entertainment, RatPac-Dune Entertainment, Vertigo Entertainment


sceneggiatura:
Brad Ingelsby


fotografia:
Martin Ruhe


scenografie:
Sharon Seymour


montaggio:
Dirk Westervelt


costumi:
Catherine Marie Thomas


musiche:
Junkie XL (Tom Holkenborg)


Trama

Jimmy Conlon è un killer della mafia irlandese di Brooklyn ormai in disarmo. Reietto, alcolizzato, perseguitato dai rimorsi per il passato, l’unico che ancora gli sta vicino è il suo vecchio amico, il boss Shawn Maguire. Quando il figlio Mike è un testimone involontario di alcuni omicidi e diventa bersaglio dell’organizzazione di Maguire, a Jimmy non resta che ritornare operativo per difendere la vita del figlio.

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