Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
7.0/10

Jafar Najafi è un documentarista iraniano al tuo terzo film. Il suo cortometraggio d’esordio, Asho (2019), è risultato il miglior documentario sui bambini all’IDFA di Amsterdam e racconta di un bambino figlio di un pastore che sogna di diventare una star del cinema. "Alone" è stato presentato a Venezia 79 per la sezione delle Giornate degli autori. Il lungometraggio è anch’esso ambientato nelle campagne iraniane, esattamente nella regione di Bakhtiari, dove la popolazione appartenente all’omonima tribù è legata all’atavica tradizione delle spose poco più che bambine. È questo il focus del documentario con cui Najafi, per bocca del quattordicenne Amir, intende porre all’attenzione dell’opinione pubblica la scottante tematica.

Il ragazzo, rimasto orfano del padre, deve sobbarcarsi l’onere delle fatiche connesse alla vita contadina e occuparsi della famiglia. Le due sorelle gemelle di dodici anni accetterebbero volentieri le proposte di matrimonio dei pretendenti che periodicamente si fanno avanti, mentre Amir si oppone a quello che considera un costume superato dal tempo. Per quanto concerne la scelta della veste del racconto filmico, nell’alternativa fra film di finzione e documentario puro, Najafi sceglie intelligentemente una forma ibrida di quest’ultimo, intridendo il tessuto del documentario di quel tocco drammatico necessario a garantire l’attenzione e la godibilità da parte del pubblico e, verrebbe da aggiungere, di un pubblico quanto più ampio è possibile. Mentre Amir e le sorelle Marzieh e Razieh si alternano nel dialogo, ora guardando in macchina ora interagendo tra loro, le altre componenti della famiglia, la madre e la nonna, hanno un ruolo più marginale, meno attoriale. Amir è chiaramente il protagonista e il titolo del film contraddistingue, soprattutto dopo a morte della nonna, la solitudine nella sua opposizione alla tradizione. Najafi è abile non solo nel variare la tipologia del racconto filmico, ma anche nella scelta delle inquadrature, ricorrendo a un’ampia gamma di piani, campi e movimenti di macchina. Ora la macchina da presa è mossa e mobile, per seguire e mostrarci nel modo più immediato e partecipativo le incombenze lavorative dei tre e i loro momenti di svago, ora è invece fissa e sovente a terra per mostrarci cosa sia veramente al centro del film: il futuro delle due giovani che passa attraverso le parole e le ragioni dell’una e dell’altra parte. La dialettica verbale dei tre risulta comunque piuttosto spontanea e non è appesantita da alcuno sforzo recitativo, tanto che risulta difficile ipotizzare un copione rigido. La fotografia del film è un tripudio di colori, da quelli naturali delle campagne a quelli delle vesti delle due sorelle, e ha lo scopo di sottolineare il contrasto tra la gaiezza, la spontaneità dell’infanzia e il grigiore della vita matrimoniale. Najafi si prende anche il gusto di fare del metacinema, quando ad esempio mostra uno sconosciuto che, sceso dall’auto, inveisce contro la troupe, tanto che il microfonista compare nell’inquadratura rompendo la finzione scenica. Un pretendente respinto a causa dell’opposizione di Amir adesso imbaldanzitosi per la notorietà che un film può garantire alla sua causa? Probabile, anche perché sappiamo dell’impegno che il regista si è assunto nel tentare di sostenere anche fuori del set la posizione del giovane Amir.

Tanto più che la pellicola è indubbiamente intima e toccante; genuina nella sua semplicità. E quando la finzione sembra prendere il sopravvento per la leggerezza del tono che inevitabilmente dei bambini possono dare al film, il regista, come un fabbro abile nel dare la giusta tempra al metallo, riconduce prontamente lo spettatore al cuore del problema. La sequenza nella quale le due sorelle tirano fuori i vestiti da matrimonio e li indossano un po’ per gioco, un po’ per prova, da ilare ridiventa immediatamente seriosa perché subito dopo un anziano rimprovera eccessiva durezza ad Amir nell’opposizione ai pretendenti. In definitiva, l’estrema duttilità del racconto è, non meno della sincerità dell’approccio del regista, la migliore qualità di questo documentario.


29/09/2022

Cast e credits

cast:
Amir Mohammad, Nazieh Mohammad, Razieh Mohammad


regia:
Jafar Najafi


titolo originale:
Alone


durata:
61'


sceneggiatura:
Jafar Najafi


Trama
Aree rurali dell'Iran, ai giorni nostri. A soli quattordici anni, Amir si ritrova da un lato a dover supplire alla scomparsa del padre e dall'altro ad opporsi alle pressanti richieste di matrimonio che giungono alle sorelle gemelle Mazieh e Razieh, anch'esse adolescenti.