Ondacinema

recensione di Carlo Cerofolini
5.5/10

In uno dei passaggi più importanti della nuova versione di "Piccole donne" firmata da Greta Gerwig il personaggio di Jo interpretato da Saoirse Ronan rivendica l’indipendenza dell’intera categoria rifiutando la visione della donna relegata al gineceo femminile, buona solo per innamorarsi e mettere su famiglia. Paladina del nuovo femminismo, sostenuto anche a costo di rinnegare la propria partecipazione al film - “To Rome with Love” - del reprobo Woody Allen, la Gerwig approfitta delle istanze proto-femministe del romanzo di Louise May Alcott per ribadire una presa di posizione più volte espressa  sui giornali, in televisione, nei dibattiti, da un numero sempre più alto di appartenenti al mondo dello spettacolo.

In maniera meno seriosa, vista la tipologia del personaggio, ma con la stessa volontà di incarnare il cosiddetto spirito del tempo “Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)” non solo si pone sulla stessa scia del film della Gerwig ma prova anche a metterne in pratica i dettami facendo della protagonista e delle sue alleate un surrogato di comportamenti e modi di fare per lo più maschili. A differenza di quanto ci si potesse aspettare, vista (in “Suicide Squad”) la manifesta riottosità verso qualsivoglia spirito di gruppo, lo spin off diretto da Cathy Yan non si limita a presentarci la rinascita della nostra (anti)eroina, sedotta e abbandonata dall’ex fidanzato, che molti ricorderanno agitarsi nelle ghignanti spoglie del Joker (portato sullo schermo da Jared Leto), e per questo intenzionata a rifarsi del torto subito professando a destra e a manca i piaceri della sua nuova vita da single. Sola contro tutti - per aver perso l’immunità di cui godeva in veste di “Pupa del Boss”  - e costretta a difendersi da chi la vorrebbe morta (primo fra tutti il mafioso e psicopatico Roman interpretato da un Ewan McGregor perennemente sopra le righe), Harley si imbatte in quelle che a un certo punto si profilano come una versione al femminile del gruppo capitanato da Will Smith, riproponendo in chiave molto più pragmatica (per la preponderanza del fare  rispetto al pensiero e alla riflessione) e ridanciana il sodalizio familiare presente in casa March. Certo, in questo caso per Harley Quinn (cui presta volto e forme la Cameron Diaz del nuovo millennio, Margot Robbie) più che sorelle le Birds of Prey (Black Canary, Cacciatrice, Renee Montoya) rappresentano delle vere e proprie compagne d’armi, unite per l’occasione dalla necessità di salvare la pelle a una ragazza, Cassandra Cain, rea di aver rubato il gioiello di proprietà del vendicativo Sionis.

Potendo contare sulle potenzialità di un personaggio come Harley Quinn che, alla pari di altre supereroine, meritava di emanciparsi dal ruolo di semplice sparring partner, per esibirsi in uno spazio autonomo capace, di svilupparne la spiccata individualità, “Birds of Prey" si concentra sulle stravaganze della cattiva ragazza (una su tutte la iena tenuta a mo di cane, unico esemplare maschile con cui la vediamo baciarsi ) facendo delle vicissitudini personali questioni di vita o di morte come accade nelle ritirate casalinghe, la cui logistica non può fare a meno di privilegiare la sicurezza rispetto al lusso, come dimostra la stamberga adibita a bunker in cui alloggia la protagonista. Una scelta, questa, per forza di cose riduttiva dello spazio narrativo dedicato alle altre componenti, i cui servigi alla “causa”, fatti di lampi saltuari (prima del gran finale) ma roboanti, appaiono a regia e produzione sufficienti per sorvolare sullo sviluppo delle rispettive personalità. In questa maniera, fatte salve le divagazioni relative alla “fantasmagorica rinascita di Harley Quinn”, aperta dalla sequenza in cui la stessa decreta la fine del suo ménage, mettendo a ferro e a fuoco il luogo dove tutto ebbe inizio, e successivamente declinata con ripetitiva irriverenza nelle diverse fasi del cammino che porta la protagonista a riappropriarsi della propria autostima, il film latita laddove servirebbe un plot capace di trasformarsi in un detour meno scontato di quello che accompagna Harley e socie al cospetto della loro nemesi.

Allestito per dinamiche ed estetica alla maniera di un mirabolante Luna Park, “Birds of Prey”, ricalcato sia nella struttura suddivisa per padiglioni successivi, tanti quante sono le possibilità di divertimento degli astanti, sia nei colori, eccessivi e sgargianti come lo sono quelli presenti sul costume della protagonista, fatica a trovare idee originali e non riesce a risolvere la contraddizione rappresentata dalla mancata comparsa del Joker, assente ingiustificato in un contesto metropolitano che la sceneggiatura immagina monopolizzato dalla sua presenza. A poco serve sostituirlo con un villain come quello offerto a McGregor, la cui unica opportunità è quella di imitare l’inarrivabile modello regalatoci da Joaquin Phoenix nel “Joker" di Todd Philipps .


08/02/2020

Cast e credits

cast:
Rosie Perez:, Ewan McGregor, Jurnee Smollett-Bell:, Mary Elizabeth Winstead:, Margot Robbie


regia:
Cathy Yan


titolo originale:
Birds of Prey and the Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn


distribuzione:
Warner Bros


durata:
108'


produzione:
Warner Bros


sceneggiatura:
Christina Hodson


fotografia:
Matthew Libatique


scenografie:
K.K. Barrett


montaggio:
Jay Cassidy, Evan Schiff


costumi:
Erin Benach


musiche:
Daniel Pemberton


Trama
Sedotta e abbandonata Harley Quinn deve ritrovare la propria autostima.