La storia dei fratelli registi Alex e David Pastor inizia, inaspettatamente, col piedino dentro Hollywood: debuttano prodotti dalla Paramount col post-apocalittico "Carriers" nel 2009, road movie in fuga da un virus letale. Quattro anni dopo, tornati in terra spagnola, decidono di girare "Los Ultimos Dias" ed è ancora pandemia e l'ambizione addirittura maggiore poiché, ammettono loro, la produzione concede loro una libertà non avuta col primo film. Netflix mette le mani su "Dov'è la tua casa", prodotto anch'esso in Spagna con lucidatura internazionale visibilmente marchiata N: montaggio e immagini rientrano nell'estetica intellegibile della piattaforma streming ("Il buco"), focus e formato stretti sui primi piani. Gli hermanos, però, fanno centro con l'atteggiamento di genere.
"La vita che ti meriti": Javier è noto nell'ambiente pubblicitario per il suo video advertising classico, ideatore di formulette impresse nella memoria nazionale televisiva. Il cambiamento dei tempi lo ha reso un lodevole e superato esempio storico per gli stagisti del settore, per questo non riesce a trovare un nuovo contratto, tanto che sarà costretto ad abbandonare la vita agiata che lui e la sua famiglia conducevano nella meravigliosa casa da cui Javier non vuole separarsi, nemmeno per amore dei propri cari.
I fratelli Pastor si gettano a denti serrati nel genere: "Dov'è la tua casa" è una macchina-thriller finemente oliata, aggressiva dall'inizio alla fine da cui è impossibile scindervi la lezione hitchcockiana.
Javier, leone del marketing pubblicitario, simula, nasconde, cambia e confonde i propri confini identitari col solo scopo di insinuarsi nella vita dei nuovi inquilini del suo ex-appartamento. La caduta di Javier passa per il linguaggio aziendale della modernità: troppo esperto per posti entry level, poco propenso ad accettare lo stagismo. La morale di Javier s'incrina trasformando l'ambiente famigliare in una veste sociale inappropriata ai suoi standard.
La scrittura del duo osserva con lente amoralistica l'operato di Javier, incontestabile antagonista della vicenda: manipola i messaggi, mente sulle sue azioni e inscena uno strutturato avvicendamento a una donna sposata per sostituirsi al marito (e sempre di sostituzione tratta la sceneggiatura dei Pastor di "Self/less"). "Dov'è la tua casa", dunque, non interroga la realtà, ma la manipola con le strutture di genere, ne deforma i connotati per renderla appetibile in forma thriller con tendenze da B-movie. Il focolare domestico viene tradito da Javier spostando il desiderio su una forma alternativa dello stesso, appetibile "confezione" famigliare altra. In questo la sceneggiatura dei registi si dimostra intrigante e, per buona metà, annegata in una vischiosa ambiguità. Javier non palesa mai allo spettatore l'obiettivo finale delle sue macchinazioni volte, solo inizialmente, a scatenare reazioni nel breve termine.
Accettate queste premesse testuali, il concetto identitario si sposta anche sul piano produttivo: il cinema europeo permette il ribaltamento del punto di vista, favorendo quello del predatore e non della famiglia-preda (un caso recente, inverso e dunque tipico di una produzione Usa, per prendere le misure, è "The Gift" in cui il POV principale è quello della famiglia vessata).
"Dov'è la tua casa" racconta con dinamiche di genere l'ossessiva e spietata ricerca di uno status symbol, concetto effimero e soggetto a perdite, questo il commento in calce al finale di Alex e David Pastor.
cast:
David Selvas, David Ramirez, Ruth Díaz, Bruna Cusí, Mario Casas, Javier Gutiérrez
regia:
David Pastor, Alex Pastor
titolo originale:
Hogar
distribuzione:
Netflix
durata:
103'
produzione:
Nostromo Pictures
sceneggiatura:
Alex Pastor, David Pastor
fotografia:
Pau Castejón
scenografie:
Cristina Tapia
montaggio:
Martí Roca
costumi:
Irantzu Campos, Olga Rodal
musiche:
Lucas Vidal