Ondacinema

recensione di Giancarlo Usai
7.0/10

La parola che potrebbe riassumere l'approccio alla regia di Viggo Mortensen è rigore. È rigoroso, infatti, il suo metodo nel raccontare, ma anche nello stare sul set, davanti alla macchina da presa. Rigoroso è anche il modo di dirigere gli altri interpreti principali, costretti, a dispetto dei ruoli, ad adeguarsi alla profonda convinzione che la recitazione debba rimanere assolutamente sotto controllo. Come ci ha insegnato in tutta la fase della sua maturità artistica, Mortensen predilige un registro che fa della sottrazione il canone imperante. Indipendentemente dalla storia in sé, dalla tipologia di personaggi o dallo stile di scrittura, il suo lavoro ha l'obiettivo di scatenare emozioni, seppur dirompenti, con un crescendo non artificioso. Ora che per la prima volta si è trovato ad essere anche regista di se stesso, è riuscito nell'intento di realizzare un intero film proprio con questa concezione della messa in scena. "Falling", ispirato dal rapporto dell'attore newyorchese con i suoi genitori, è una parabola sull'incomunicabilità fra generazioni, un affresco di un distacco emotivo impossibile da annullare. Nell'opera prima di Mortensen non c'è spazio per riconciliazioni posticce o riflessioni artefatte su possibili finali consolatori: il lieto fine, che pure non c'è, semmai, può essere costituito dall'accettazione, dalla presa di coscienza che così stanno le cose e così resteranno fino alla fine dei giorni.

Con un montaggio ardito e poetico, "Falling" racconta sostanzialmente l'epopea di una famiglia ordinaria, disgregata dalle differenze antropologiche, culturali e sociali. Prima una giovane coppia con un bambino innamorato di suo padre; poi quel bambino diventa un adulto che ha sposato un altro uomo e insieme a lui ha una figlia, mentre il padre è diventato vecchio, con una mente che si sta lentamente sciogliendo perdendo memoria e ricordi e con un passato burrascoso. L'importanza del montaggio sta nel legare il passato e il presente, attualizzando dei piccoli momenti, mettendoli in diretta relazione con alcune caratteristiche dell'oggi. Il rapporto tra i due si è invertito nel tempo: il genitore duro, severo e insensibile che ha spinto il ragazzo ad allontanarsi ora è un vecchio indifeso e bisognoso di attenzioni. L'uomo che intanto è diventato suo figlio, evolvendosi verso una vita che lo soddisfa e lo realizza, non ha più alcun rancore, appunto. Nello scarto di questo percorso di maturazione c'è il valore di "Falling", reso in modo pressoché totale dall'interpretazione dello stesso Mortensen. Insieme a lui, in un fitto scambio dialogato, regge bene la scena anche Lance Henriksen, attore ormai ottantenne da sempre più fortunato sul piccolo schermo che al cinema.

La sceneggiatura, sempre firmata dal protagonista, potrebbe suscitare perplessità per l'eccesso di manicheismo con cui disegna questi due caratteri opposti. Ultraconservatore, razzista e omofobo l'uno; progressista, liberale e con una famiglia totalmente aperta all'abbattimento di pregiudizi l'altro. Eppure, questa banalizzazione può apparire tale all'osservazione distratta da parte di uno spettatore europeo; negli Stati Uniti la polarizzazione nelle famiglie è spesso comune e Mortensen, anzi, non fa altro che riprendere questo estremismo domestico, sottolineando con una certa eleganza e delicatezza i rischi di una società così drammaticamente spaccata in due. Rischi che si ripercuotono sulla tenuta del tessuto familiare, sulla coesione sociale, sul progresso generale della comunità. Dove invece "Falling" fatica non è né nella scrittura né nel lavoro attoriale. Piuttosto, è la regia che mostra un'indecisione di fondo. L'alternarsi di più registri, quello intimista e indie con cui Mortensen rievoca il passato e quello più asciutto e dai toni più marcati con cui racconta il presente, contribuisce ad appesantire il ritmo della narrazione. "Falling" sarebbe uno di quei film pronti a naufragare nella reiterazione delle situazioni, andando a sbattere contro il rischio della realizzazione troppo episodica. Se questo non succede, nonostante le incertezze di regia, è per due motivi. In primo luogo, perché i due protagonisti sono oggettivamente sensazionali nel caratterizzare i poli opposti di questo rapporto genitore-figlio in cerca di una stabilizzazione; la capacità di Mortensen di mantenere il suo personaggio trattenuto e quella di Lance Henriksen di dare libero sfogo alle pulsioni reazionarie del vecchio Willis sono l'arma principale per diversificare ogni singolo scontro dialettico, che sfugge in questo modo all'effetto monotonia. In secondo luogo, Mortensen evidenzia l'apprendimento del mestiere dai suoi maestri, primo fra tutti quel David Cronenberg cui riserva anche una parte in un cameo (in un ruolo medico assolutamente indovinato). La lezione che meglio il debuttante cineasta pare aver appreso è quella del rispetto della scena: nonostante i difetti e i peccati d'ingenuità, infatti, "Falling" è un'opera prima che appare sincera e sentita, un pregio non da poco.


07/09/2021

Cast e credits

cast:
Viggo Mortensen, Lance Henriksen, Sverrir Gudnason, Laura Linney, Hannah Gross


regia:
Viggo Mortensen


titolo originale:
Falling


distribuzione:
BiM Distribuzione


durata:
112'


produzione:
Scythia Films, Zephyr Films, Perceval Pictures, Ingenious Media, Lip Sync Productions, HanWay Films


sceneggiatura:
Viggo Mortensen


fotografia:
Marcel Zyskind


scenografie:
Carol Spier


montaggio:
Ronald Sanders


costumi:
Anne Dixon


musiche:
Viggo Mortensen


Trama
Willis è un uomo testardo e conservatore, ormai non può più vivere da solo e si vede costretto a lasciare la sua casa di campagna, dove ha vissuto da solo per molti anni. Va a vivere a Los Angeles con suo figlio John, suo marito Eric e la loro figlia. John con l'aiuto di sua sorella Sarah spera di trovare al più presto una sistemazione comoda e vicina per il padre. Ma tutte le buone intenzioni si infrangono di fronte alla testardaggine e rifiuto di Willis di cambiare il suo modo di vivere. Questo farà emergere vecchi rancori familiari e aumenterà i conflitti tra padre e figlio, anche a causa delle sua omosessualità mai accettata...