Ondacinema

recensione di Matteo De Simei
6.5/10
Per metà commedia, per metà encomio sulla "fabbrica dei sogni", il cinema. L'opera seconda di Simone Spada, già aiuto regista del compianto Claudio Caligari e di nuovi giovani emergenti, quali Gabriele Mainetti e Gennaro Nunziante, è un'esplorazione ricca di avventure e contatto umano, che non gioca sporco e cerca, anzi, di crearsi una identità all'interno di un genere per troppo tempo rimasto spuntato e incolore, schiavo delle puerili esigenze produttive e commerciali. "Hotel Gagarin" e Spada almeno ci provano a uscire da questa impasse. Lo fanno attraverso una costruzione narrativa che si prefigge di far convivere spensieratezza e pigli meditativi, risate e (perché no) poesia.

Si punta subito forte sulla coralità dei personaggi e su una prima parte in stile commedia con la quale siamo ben abituati: un professore di Storia e regista, di nome Nicola Speranza, viene ingenuamente persuaso da un sedicente produttore cinematografico di nome Franco Paradiso (i nomi sono tutto un programma) a girare un film in Armenia in compagnia di un gruppo di squattrinati e reietti in cerca di riscatto. Come Elio, elettricista dai modi grossolani, o Sergio, operatore schiacciato da debiti e che vive un'esistenza rassegnata. Al contrario di Patrizia, prostituta finita tra la troupe per caso nelle insoliti vesti di attrice protagonista. Giunti all'Hotel Gagarin, da cui prende il nome la pellicola, il canovaccio prende territori poco usuali e, senza abbandonare il sorriso, comincia una piccola sfida con se stesso, armandosi di buona volontà, ricchi di spunti, cadute, risalite.

Proprio Gagarin sosteneva una volta lanciato nello spazio, "da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini". Così anche nell'hotel che prende il suo stesso nome, Spada fa coesistere nel nuovo e sperduto mondo immerso dalla neve, culture, lingue, popoli diversi. Sprigiona altresì il contatto tra i suoi personaggi (non tutti sviscerati a tutto tondo), cerca in loro una possibilità di ennesimo riscatto (qua c'è una lettura piuttosto scontata del debole alle prese con la remissione, ma tant'è) di emozioni, vita e infine un percorso verso la felicità.

La seconda parte di pellicola, insomma, perde aderenza con la realtà sia nel senso di un volo pindarico alla volta di un viaggio allucinatorio, visionario, sia letteralmente con la più classica accezione del genere commedia. Scelta coraggiosa e rischiosa, meritevole e zoppicante. "Hotel Gagarin" è un'opera imperfetta che ha però il merito di infondere la magia nella (e della) commedia, un turbinio di sentimenti misti a gioia e nostalgia canaglia. I detrattori giocheranno su un metacinema paraculo e forzato, ma chi ha oggi il coraggio di fare questi interessanti cambi di direzione all'interno del circuito, merita la giusta attenzione da parte di pubblico e critica.

26/05/2018

Cast e credits

cast:
Caterina Shulha, Silvia D Amico, Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Luca Argentero, Claudio Amendola


regia:
Simone Spada


titolo originale:
Hotel Gagarin


distribuzione:
Altre Storie


durata:
93'


produzione:
Lotus Production, Leone Film Group, Rai Cinema


sceneggiatura:
Simone Spada, Lorenzo Rossi Espagnet


fotografia:
Maurizio Calvesi


scenografie:
Luisa Iemma


montaggio:
Clelio Benevento


costumi:
Elena Minesso


musiche:
Maurizio Filardo


Trama
Cinque italiani, spiantati e in cerca di un’occasione, vengono mandati a girare un film in Armenia. Appena arrivati scoppia una guerra e il sedicente produttore sparisce con i soldi...