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recensione di Giuseppe Gangi
5.0/10

"L’angelo del crimine" dell’argentino Luis Ortega si ispira alla figura di uno dei più famosi criminali del paese, Carlos Robledo Puch. Nel febbraio del 1972, ad appena vent'anni, Carlitos venne arrestato sconvolgendo l’opinione pubblica: la sua faccia pulita incorniciata dai riccioli biondi sembrava incompatibile con le accuse degne del più crudele dei sociopatici (undici omicidi, diciassette rapine, uno stupro etc.). La stampa iniziò a sbizzarrirsi con gli appellativi - "angelo della morte", "angelo nero", "angelo sterminatore" - mentre gli specialisti notavano come l’aspetto di Puch si scontrasse con qualsiasi teoria lombrosiana, ipotizzando che il suo aspetto ambiguo potesse averne favorito la devianza psichica. Nel 1980 venne condannato all’ergastolo che sta tuttora scontando.

Se Ortega si prende delle libertà rispetto alla vicenda - in realtà più efferata - del vero Carlos Puch, ricostruisce però gli ambienti e le atmosfere dei primi anni 70 attraverso un preciso e filologico inventario vintage, dai costumi alle automobili fino alla colonna sonora, in cui spiccano due brani del padre Palito Ortega (tra cui la cover di "The House Of The Rising Sun") e la versione in lingua spagnola di "Non ho l’età" di Gigliola Cinquetti.
L’incipit scorsesiano ci fa fare la conoscenza di Carlitos, la cui voce fuori campo lo presenta come un ladro nato: impavido e sicuro di sé entra in una grande casa per bere un bicchiere di whisky, rubare qualche disco e una motocicletta. Sembra la spacconata di un ribelle, ma quello che sorprende, e che Ortega è abile a evidenziare con una macchina da presa mobile che anticipa le movenze feline e imprevedibili del suo protagonista, è la totale gratuità delle gesta di Carlitos; infatti, il giovane si intrufola in uno spazio privato e vuoto per il puro piacere dell’effrazione, per dimostrare che ha il potere di farlo. Non c’è nessuno a osservarlo, né un complice né un branco, solo lo spettatore che più volte durante il film è chiamato in causa dallo sguardo di Carlitos, quando guarda dritto in macchina alla maniera di Alex DeLarge, accompagnandolo nel misfatto. Quando successivamente il giovane entrerà nella banda della famiglia Peralta, spinto dall’attrazione per Ramon, sarà sempre lui a entrare per primo, aprendo dall'interno ai complici, dopo essere rimasto per qualche minuto a godersi lo spazio che ha profanato in completa solitudine. Sulle motivazioni che spingono un ragazzo poco più che adolescente, proveniente da una famiglia umile e onesta della working class argentina, ad accumulare la refurtiva in una scatola, come fa un bambino coi dolciumi o i giocattoli (ovviamente, prima del salto di qualità criminale), Ortega glissa, lasciando intatto il vuoto attorno a cui ruota Carlitos, che a un certo punto inizia anche a sparare con la stessa strafottenza con cui entra nelle abitazioni degli estranei. Quasi per caso ferisce a morte un anziano che lo sorprende in casa; per lui è solo la reazione a un rumore: improvvisamente si accorge di non essere più invisibile agli occhi degli altri. Togliere la vita non sembra dargli alcuna ebbrezza, è un’azione che compie con brutale freddezza e con la stessa espressione imbronciata che porta stampata in faccia per quasi tutto il film. In una scena in tal senso fin troppo significativa, Carlitos, dopo aver sparato a due uomini addormentati, dice a Ramon che non pensa siano morti e che si tratta di uno scherzo. In questo scollamento emotivo tra azione e reazione, "L’angelo del crimine" si raggela nell'inerzia di uno schema narrativo ripetitivo che non scalfisce la superficie del personaggio.

La messa in scena di Ortega non è meramente documentale, provando anche a penetrare le pulsioni segrete del giovane con tocchi surreali e grotteschi. Il lato queer resta però legato ad alcune scene isolate, come quando indossa dei gioielli e si specchia insieme a Ramon, in un quadretto alla Bonnie e Clyde; e, in particolare, alla recitazione di Lorenzo Ferro, il quale, benché perfetto per il ruolo, viene insistentemente inquadrato nei dettagli delle labbra carnose appena schiuse e degli sguardi lascivi carichi di desiderio frustrato, così da limitare l'esplorazione della sua sessualità. Anche sotto questo livello prevale quindi la facciata superficiale, rafforzara da una fotografia che, specialmente per tali sequenze, predilige colori accesi e pastosi (dall’ocra al rosso fino al magenta, dal celeste al cobalto). Come se il regista trovasse nel suo protagonista non uno strumento di analisi ma un ostacolo, anche l’auspicabile descrizione del quadro sociale e politico di un'Argentina che di lì a qualche anno sarebbe scivolata nella dittatura militare è sostanzialmente assente (solo en passant vediamo le forze dell’ordine fermare i due ladri sospettando che siano terroristi). L’anarchica violenza di Carlitos, un anti-Charlie Brown (è ironicamente il nome sul suo documento falso) che cela dietro l’apparenza da bravo ragazzo una naturale inclinazione al delitto, costituisce il fondamento per una meccanica riproposizione di atti feroci che, deprivati sia di profondità psicologica sia di un contesto storico-politico, rimangono imprigionati in una fascinazione per il male esangue che non riesce mai a inquietare. Di conseguenza, anche gli spunti interessanti sono stimoli senza risposta, così come alle sollecitazioni degli sguardi di Carlitos mancano degli adeguati controcampi. Restiamo con lui e con la sua locura a ballare da soli.


02/06/2019

Cast e credits

cast:
Lorenzo Ferro, Chino Darín, Mercedes Moran, Cecilia Roth, Luis Gnecco, Peter Lanzani


regia:
Luis Ortega


titolo originale:
El ángel


distribuzione:
Bim, Movies Inspired


durata:
118'


produzione:
El Deseo, Instituto Nacional de Cine y Artes Audiovisuales, Instituto de Crédito Oficial


sceneggiatura:
Sergio Olguín, Luis Ortega, Rodolfo Palacios


fotografia:
Julián Apezteguia


scenografie:
Julia Freid


montaggio:
Guille Gatti


costumi:
Julio Suárez


Trama
Buenos Aires, 1971. Giovane, spavaldo, coi riccioli biondi e la faccia d'angelo, Carlos entra nelle case della gente ricca e ruba tutto ciò che gli piace. L'incontro a scuola con Ramón, coetaneo dal quale è attratto, segna il suo ingresso in una banda di criminali, con la quale compie altri furti e soprattutto il suo primo omicidio, di fronte al quale rimane assolutamente impassibile.