Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
7.0/10

Nel corso del 2019, sono state diverse le pellicole incentrate su Leonardo da Vinci, simbolo per eccellenza del Rinascimento. La ricorrenza dei 500 anni dalla sua morte ha infatti ridestato l’interesse, in realtà mai sopito, per un uomo tanto poliedrico quanto geniale, tanto celebre in pubblico quanto ignoto nel privato, tanto abile nel compiacere le committenze quanto geloso del proprio credo artistico.

L’antecedente cinematografico più immediato è sicuramente “Io, Leonardo”, interpretato da Luca Argentero. Rispetto a questo biopic, il film realizzato da Grabsky è un pregevole documentario in quanto, pur non indulgendo sui particolari della vita privata di Leonardo, ha innanzitutto il merito di proporre al grande pubblico un’analisi a 360 gradi dell’umanista anche se il contesto storico e artistico appare appena stilizzato.

Dopo otto mesi di riprese, il regista ci porta letteralmente in giro per il mondo (Italia, Germania, Francia, Inghilterra, Scozia, Polonia, Russia, Stati Uniti) e veniamo rapiti dalle immagini in ultra HD, ultimo ritrovato dell’alta definizione. La modalità di presentazione dei capolavori dell’artista è semplice ed efficace: un breve stacco sullo sfondo nero su cui compaiono il nome dell’opera e il luogo di conservazione ne preannunciano la disamina, cosicchè, una volta che essa è iniziata, nulla pregiudica la sua piena e quieta godibilità. 

Altro merito da ascrivere a Grabsky è quello di aver conciliato lentezza delle riprese e appagamento della vista, due concetti solo apparentemente antitetici in una moderna società liquida che sovente esige una compulsiva e perciò stesso ingiustificata frammentazione del segmento filmico, volta alla spettacolarizzazione fine a se stessa.

Le musiche che accompagnano le immagini sono di epoca rinascimentale e ci riconducono immancabilmente a quella temperie culturale e filosofica platoneggiante tanto gradita all’artista di Vinci. Il tutto in pendant con il credo di Leonardo che, iconoclasta quant’altri mai nell’abbattere le barriere frapposte ai campi dello scibile, da abile esecutore con la viola da braccio, sosteneva che le leggi della proporzione anatomica, simboleggiata nell’uomo vitruviano, erano le stesse che si riscontravano nella pittura così come nella musica. Qualsiasi forma d’arte doveva infatti permettere di spiccare il volo verso l’ideale partendo dallo specifico, di trapassare a ciò che può essere immaginato  prendendo le mosse da ciò che viene osservato.

L’incipit del film è al museo degli Uffizi a Firenze, con L’annunciazione e il resoconto sulla fine dell’apprendistato presso il Verrocchio. Si passa poi alla Madonna del garofano, conservata a Monaco, e alla Ginevra de’ Benci a Washington. Il sontuoso Hermitage, le cui riprese iniziano con gli esterni, offre invece l’occasione per un confronto tra la Madonna di Benois e quella chiamata Litta. Si torna poi nuovamente a Firenze per l’incompiuta Adorazione dei Magi. Di seguito, ancora un confronto tra la Madonna dei Fusi, conservata a Edimburgo, e quella di una collezione privata, che tra l’altro non era finora mai apparsa in alcun filmato.

Il criterio che regola l’analisi delle opere non è meramente cronologico, ma risponde sapientemente alla  individuazione dei significati reconditi e dei simbolismi in esse celati. Le immagini in ultra HD, prevalentemente dall’alto verso il basso e prive di disturbanti zoom, evidenziano talvolta perfino i microscopici segni del tempo sulle tele dell’artista. Il documentario ci dettaglia ampiamente sulla mente acuta e inquisitiva di Leonardo, anche quando questa si soffermava sui suoi interessi apparentemente marginali, come l’anatomia equina, che offriva innumerevoli occasioni per lo studio del movimento e dell’equilibrio. Le riprese sono molto ingrandite; la mano del Salvator Mundi, ad esempio, lo è a tal punto che l’inquadratura non la può contenere per intero. Ulteriore pregio delle riprese è quello di rivelarci nei più piccoli dettagli i segreti del dipinto più celebre al mondo (la Monna Lisa): la tecnica dello sfumato che dona tridimensionalità all’incarnato appare in tutta la sua evidenza.

Se un appunto si può muovere a Grabsky, è quello di aver dato la parola a critici, direttori di musei e curatori di mostre che sono tutti d’oltralpe. A giustificazione di tale scelta, tuttavia, può essere addotta la considerazione che il Rinascimento, di cui Leonardo è incarnazione, aspirava esso stesso ad una dimensione sovranazionale. 


14/03/2020

Cast e credits

regia:
Phil Grabsky


titolo originale:
Leonardo. The works


distribuzione:
Nexo Digital


durata:
102'


produzione:
Seventh Art Productions


sceneggiatura:
Phil Grabsky


montaggio:
Clive Mattock


musiche:
Stephen Baysted, Susan Legg


Trama
Con l'ausilio delle immagini in ultra HD, Phil Grabsky ci porta letteralmente in giro per il mondo a riscoprire il genio e le opere di Leonardo mostrandone tra l'altro alcune finora inedite sul grande schermo. 
Link

Sito italiano