Ondacinema

recensione di Diego Capuano
2.0/10
"I napoletani sono tutti simpatici" è il luogo comune udito per anni lungo strade della città da venditori ambulanti o ineffabili orgogliosi, ma anche da turisti complici osservatori di colorite e pulcinellesche affabulazioni ambulanti, memori nei migliori casi della storia artistica del teatro napoletano che da Eduardo Scarpetta e passando per Raffaele Viviani approda all'imprescindibile dinastia De Filippo. Quella di Eduardo De Filippo è probabilmente non soltanto la figura cardine del teatro campano del 900, ma anche il volto e il corpo dell'artista che incarna umori e contraddizioni di una città non riassumibile in clichè o sintesi tranchant. Se Totò è l'iconica maschera della commedia dell'arte che dal teatro sposta nella cinematografia nazionale l'anima ironica del meridione, declinata fin nei versanti più amari, Massimo Troisi è nella propria spontanea malinconia l'ultimo significativo lascito di una tradizione culturale lunga ma in evidente impasse.
Questo breve vademecum non cerca soltanto la fonte di ispirazione dichiarata che Alessandro Siani ha individuato ed esibito in Troisi, ma invita ad una somma delle ricche parti che approda, per l'appunto, ad una riduzione infinitesimale di un mortificante manifesto contemporaneo monodimensionale.

Nato a Napoli, lo scrivente, vagando per le vie del capoluogo campano, nelle ultime settimane è stato letteralmente sommerso da una campagna pubblicitaria a tutto tondo che vorrebbe idealmente toccare varie sfere dell'arte, della passione partenopea: musical teatrale natalizio con Sal Da Vinci, spettacolo di Diego Armando Maradona (al San Carlo!) per la celebrazione del trentennale del primo scudetto del Napoli Calcio, riproposizione dello spettacolo teatrale tratto dal film "Il principe abusivo", uscita del film "Mister Felicità", pubblicizzato anche in punti strategici della città con manifesti di dimensioni abnormi.
Condensati in un periodo temporale ristretto, questi eventi hanno un unico comun denominatore: la regia firmata da Alessandro Siani, infaticabile propinazione ad una massa che subisce la ristrettezza dell'offerta.
Se Napoli abbraccia il sorriso e le fatiche su più fronti del suo figliol prodigo, da "Benvenuti al Sud" in poi Siani è per l'Italia tutta il volto, il corpo, la voce del cinema moderno napoletano. Nel bene o nel male?
Al cospetto dei desolanti teatrini della compagnia di Made in Sud, alcune apparizioni televisive del Siani che fu possono oggigiorno splendere di una potabile brillantezza. Contenute in piccoli format, sulla breve distanza storielle, battute e gesticolazioni dell'attore hanno potuto strappare un sorriso ma da allora il suo versante prettamente comico non solo non ha subito le evoluzioni richieste dal ruolo di attore-regista successivamente assunto, ma è stato trascinato e rimasticato da una formula di fiaba sentimentale tanto adottata nel debutto "Il principe abusivo" quanto presente in questo "Mister Felicità".

Il titolo è tutt'altro che casuale. La storiella quasi sembra cucita sulla targa presupposta dal suo autore, auto-dichiaratosi fonte di sorriso, gioia, felicità. Secondo Siani, dunque, il dialetto napoletano e la conseguente idea esposta in apertura sono già di per sé fonti di risate garantite e il senso delle battute che si susseguono da una scena all'altra sono semplicemente una trasposizione sul grande schermo di tipici commenti frutto di una serata tra amici estroversi, talvolta sottolineate da una immediata spiegazione della spiritosaggine, presumibilmente applicata in favore di chi mastica poco il dialetto napoletano. Con il risultato di indebolire qualsiasi parvenza di simpatica franchezza. Inseguendo poi la dialettica di Massimo Troisi si stabilisce un corto circuito letale: dato che il maestro dialogava con il pubblico tramite una spontaneità che dal nulla davvero toccava punti cardine dell'animo partenopeo, il  calco di una altrui cadenza non si limita soltanto a non possedere la pregnanza e le intuizioni linguistiche di Troisi, ma l'irreplicabilità dell'insieme accentua i connotati della cattiva imitazione, aggiornata secondo i dettami popolari della Napoli degli anni 2000, con tormentoni e gesti che si possono ascoltare e vedere abitualmente lungo le strade della città. In definitiva: la replica di una genuinità sarà sempre e comunque contraffazione, peraltro rivisitata in questi caso con blandi aggiornamenti.

La cornice di "Mister Felicità" è una improbabilissima Svizzera che, come già nei precedenti film del regista, è messa in scena con uno stucchevole immaginario cartolinesco che, forse, nelle intenzioni produttive è l'unico possibile metodo per disegnare un'intelaiatura adattabile ai risvolti fantastici della storia.
Neutro il territorio ed uguale la figura del napoletano scansafatiche che tutto chiede senza muovere un dito ma che per una serie di coincidenze fa innamorare una brava e bella pattinatrice, appartenente ad una sfera sociale che a lui non potrebbe essere più distante. Nessun tentativo, però, di toccare tasti di una pur ovvia lotta di classe: tutto è stato già assorbito in partenza e tutto è dato per scontato. Resta il progressivo e scontatissimo avvicinamento tra lui e lei che sostituisce alle complesse sfumature malinconiche troisiane un romanticismo arredato da sconfortanti pillole di saggezza non indenni dalla lezione delle ultime e nulle pellicole di Leonardo Pieraccioni. Se la sceneggiatura delude ed i comprimari recitano con il pilota automatico, il peggio restano le battute di Alessandro Siani, talmente ovvie che chiunque abbia visto uno dei suoi precedenti film o spettacoli potrebbe puntualmente anticipare senza troppa fatica.
Il film - che praticamente non esiste - è tutto qui. La produzione si accontenterà dei ragguardevoli dati ottenuti al botteghino.
13/01/2017

Cast e credits

cast:
Alessandro Siani, Diego Abatantuono, Carla Signoris, Elena Cucci


regia:
Alessandro Siani


distribuzione:
01 Distribution


durata:
101'


produzione:
Cattleya, Rai Cinema


sceneggiatura:
Alessandro Siani, Fabio Bonifacci


fotografia:
Paolo Carnera


scenografie:
Chiara Balducci


montaggio:
Valentina Mariani


costumi:
Eleonora Rella


musiche:
Umberto Scipione


Trama
Martino è un giovane napoletano indolente e disilluso che vive in Svizzera dalla sorella Caterina. Un imprevisto costringe all’immobilità la giovane sorella che ha bisogno di costose cure. A Martino non resta che lavorare al posto di Caterina come uomo delle pulizie presso il Dottor Guglielmo Gioia, un mental coach specializzato nello spronare le persone attraverso il pensiero positivo e l’azione. Durante un’assenza del Dottor Gioia, Martino ne approfitta per fingersi il suo assistente e uno dei suoi primi pazienti sarà la famosa campionessa di pattinaggio Arianna Croft.