Ondacinema

recensione di Alberto Mazzoni
7.5/10

“Bisogna superare gli orrori della borghesia con orrori ancora maggiori”

Weekend – Jean Luc Godard

“E’ uguale alla pistola di John Wick – ma fatta in Cina”

Monkey man – Dev Patel

 

"Monkey Man" deve esser visto da chiunque apprezzi il cinema d’azione, e può riservare belle sorprese anche a chi non è amante del genere. Kid, il protagonista, deve verticalmente ascendere il palazzo del potere per giungere a colpirne la cima, usando ogni mezzo necessario: sotterfugi, improbabili alleati ma soprattutto calci pugni coltelli e ogni altro oggetto contundente a portata di mano. Come film d’azione siamo a livelli molto alti, attingendo sicuramente da "John Wick" (esplicitamente omaggiato) ma anche rifacendosi al ben più feroce ed efficace cinema indonesiano ("The raid"(s), "La notte su di noi"). Dev Patel nella vita è cintura nera in Taekwondo fin da ragazzo e ha partecipato a competizioni internazionali. Siamo felici che dopo anni di film carini - e una candidatura all’Oscar con un film strappalacrime - ci mostri anche questo lato della sua personalità.

I combattimenti sono numerosi e girati bene, in modo chiaro e avvincente – e visitano tutti i luoghi chiave del genere (il combattimento sul ring, quello nelle cucine del ristorante, quello nel night-club), aggiungendo anche tocchi originali. Ad esempio, se la maggior parte dei combattimenti è sostenuta, come da manuale, da colonne sonore hip-hop aggressivo o metal, c’è uno scontro in un ristorante che è invece accompagnato da una melodia acustica malinconica. Questa musica, insieme all’espressione mesta di Dev Patel mentre mena come un fabbro, crea una notevole tensione e ci fa capire come lo stesso protagonista veda la sua missione come probabilmente suicida.

Allo stesso tempo è evidente che Dev Patel ideando il soggetto si sia anche chiesto – ma se gli eroi d’azione menassero per dei motivi seri, invece che per difendere il colonialismo inglese o vendicare delle mogli morte? Se un eroe fosse in qualche modo indignato della violenza sistemica, del fatto che l’1% degli indiani più ricchi possiede un terzo della ricchezza del paese [1] e decidesse di rimediare? Se la diseguaglianza è in crescita accelerata in tutto il pianeta, gli effetti in India sono particolarmente disumani – il film mostra in modo rapido ma significativo i bambini che dormono sul selciato e crescono nei bordelli e riesce a farlo durante le scene d’azione.

Ma la cosa veramente interessante è che "Monkey Man" trova un interessante punto di contatto tra il film d’azione e la denuncia sociale, ed è la rappresentazione della violenza. C’è più sangue in un singolo combattimento di "Monkey Man" che in tutto il (pur apprezzabilissimo) gun-fu coreografato di quattro film di "John Wick". La vendetta del protagonista deve essere brutale, non solo perché così è catartico e divertente, ma anche perché brutale è il modo in cui i potenti lo hanno schiacciato, perché contro una simile oppressione (travestita da democrazia, lo scontro finale è ambientato alla vigilia delle elezioni) ogni violenza è lecita. È come una versione più action e divertente – e accessibile al pubblico europeo e americano - di "Bacurau". È chiaro che Dev Patel ha investito anima e corpo nel progetto. Da regista agli esordi prende inevitabilmente dai maestri e dalla struttura classica del genere, il che porta a qualche ingenuità formale e narrativa (l’inquadratura che vortica al momento dello svenimento, la prostituta da liberare). Ma ci sta, ed è ampiamente compensato dal dinamismo del resto della regia. Esce addirittura vincitore da una breve scena lisergica sulla carta molto rischiosa che invece contribuisce a far spiccare il film.

A proposito, ultima nota - la religione nel film. L’antagonismo del film è interno all’induismo. L’induismo definisce le radici del protagonista e la sua crescita spirituale e allo stesso tempo è il mezzo con cui il partito sovranista giustifica lo sfruttamento e scatena i pogrom anti-islamici. È una visione ben più complessa di quella sul cristianesimo del 99% dei film occidentali, per di più in un film d’azione. È come se da noi avessero girato un film in cui un discepolo del teologo della liberazione Leonardo Boff sorgesse dalle favelas brasiliane per prendere a calci in faccia Ratzinger dopo aver eliminato le guardie svizzere. Battute a parte, "Monkey Man", se visto senza preconcetti, è un film davvero divertente e sorprendente. Giustissimo andarlo a vedere perché è “John Wick a Mumbai” ma vi troverete molto di più.  

 

[1] In Italia l'1% delle famiglie più ricche possiede un sesto della ricchezza, comunque, non è che stiamo messi tanto meglio.

 


07/04/2024

Cast e credits

cast:
Sharlto Copley, Dev Patel


regia:
Dev Patel


distribuzione:
Universal Pictures


durata:
121'


produzione:
Bron Studios, Thunder Road Films, Monkeypaw Productions, Minor Realm, S'Ya Concept, Creative Wealth


sceneggiatura:
Dev Patel, Paul Angunawela, John Collee


fotografia:
Sharone Meir


scenografie:
Ahmad Zulkarnaen


montaggio:
David Jancso, Joe Galdo, Tim Murrell


costumi:
Divvya Gambhir, Nidhi Gambhir


musiche:
Jed Kurzel


Trama
Un ragazzo che viene dai bassifondi tenta una vendetta impossibile nei confronti dei potenti dell’India. Due volte. Una volta come disperato, la seconda volta come incarnazione di Hanuman, il dio-scimmia.
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