Ondacinema

recensione di Diego Testa
4.0/10

Mondo videoludico e cinematografico si incontrano di nuovo. Stavolta tocca (nuovamente) allo storico Mortal Kombat, serie di picchiaduro creata da Ed Boon e John Tobias nel 1992 che, ai tempi di SNES e cabinati, si contendeva la scena con i giapponesi Street Fighter Tekken.
Sotto l’egida di Warner Bros., 
publisher del titolo e detentore dei diritti, "Mortal Kombat" si lancia sull’onda lunga del rinnovato interesse per la serie, introiettando nel film tutte le problematiche di noti tie-in visti e stravisti.
 
Disperso il prologo in un Giappone feudale, "Mortal Kombat" annuncia la sua giocosa narrativa: Antichi Dei pretendono che si combatta un torneo di arti marziali tra i rappresentati di vari reami, tra i quali vi è la Terra.
"Mortal Kombat" può essere il palcoscenico per un action, più precisamente un gongfupian, genere che proprio negli anni Ottanta e Novanta venne importato negli Stati Uniti e diede i natali alla fama di figure come Jean-Claude Van Damme, attore a cui il duo Boon-Tobias ispirò un personaggio del gioco (tra le ispirazioni, inoltre, non mancano "Grosso guaio a Chinatown" e "Terminator").
Il cortocircuito storico fa capire come "Mortal Kombat" non possa essere altro genere 
cinematografico, con l’ascendente formalmente occidentale del gongfupian tra ralenty e valori dei protagonisti, se non quello più vicino al fighting game, incastrando ancora una volta questa tipologia di produzione nel pacchetto dalle più monotone aspettative.

Il "Mortal Kombat", diretto da Simon McQuoid, spulcia il manuale della passerella da brand e affoga in un’inconcludente bolgia di scene action e siparietti comici: le prime, goffe e schematiche, non restituiscono alcuna idea e nemmeno la benché mimesi del genere; i secondi spaziano tra alterchi machisti, turpiloquio e raggelanti apostrofi meta- (il calcio basso ripetuto, come fosse ironicamente scatenato da un 
player burlone; le frasi in-game che sanciscono alcune spettacolari fasi del combattimento).
Il b-movie non prende forma e quel che affossa "Mortal Kombat" è la naturale superficialità con cui reparto artistico e fotografico si appiattiscono a vicenda, evidenziando il patchwork di scenette e 
fan service premuroso, pietistico. Pur considerando che il film vive di decenti effetti speciali e montaggio delle scene action sufficiente.
 
Allora forse, nel suo operato sgangherato, Paul W.S. Anderson aveva ragione a scuotere i marchi (e ironicamente il suo "Mortal Kombat" è la produzione meno riuscita in questo senso), provvedendo con la propria distorta visione a renderli quantomeno parte di un universo blockbuster fuori controllo, programmatico nella sua superficialità ma non spento e scadente quanto alcune iterazioni da cestone, come già accaduto invece per i recenti "Tomb Raider" o "Assassin’s Creed"1.
Se le strada di "Mortal Kombat" potrebbe apparire quella della totale abnegazione all’opera di partenza, questi non ha certamente la dedizione mimetica di un "Warcraft" né, per esclusione, la componente anti-conservativa di "Pokémon: Detective Pikachu".
Il cinema di arti marziali in mano a uno 
shooter di spot pubblicitari (anche) per videogames si trasforma esattamente in advertising, favorendo la digestione di eventi piuttosto che la creatività della messa in scena, praticamente inconsistente e impalpabile negli svolazzi tra sfondi fantasy e urbani. I vari Sub Zero, Goro e compagnia non rappresentano nulla, nemmeno posseggono una dignità derivativa, come spesso accade con scritture di personaggi tanto enfatici e parossistici. Stessa sorte si avverte in fase di montaggio e regia che, come accaduto per la direzione del wuxiapian "Mulan" (2020), appare ricorrere a un tipo di linguaggio che non riesce a parlare e dunque, piuttosto che aggirarlo, preferisce pedinarlo, emularlo rozzamente e infine annullarlo.



1 Versioni big budget di filmacci come "Tekken" o i film di Uwe Boll, per esemplificare.

07/06/2021

Cast e credits

cast:
Hiroyuki Sanada, Tadanobu Asano, Laura Brent, Matilda Kimber, Mehcad Brooks, Joe Taslim, Josh Lawson, Jessica McNamee, Lewis Tan


regia:
Simon McQuoid


distribuzione:
Warner Bros.


durata:
110'


produzione:
New Line Cinema, Atomic Monster Productions, Broken Road Productions, Warner Bros.


sceneggiatura:
Greg Russo, Dave Callaham


fotografia:
Germain McMicking


scenografie:
Naaman Marshall


montaggio:
Scott Gray


costumi:
Cappi Ireland


musiche:
Benjamin Wallfisch


Trama
Una serie di rappresentanti dell'Earthworld devono vincere il decimo torneo di arti marziali voluto dagli Antichi Dei contro i rappresentati dell'Outworld per impedire a questi ultimi la conquista della Terra.
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