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recensione di Antonio Pettierre
6.0/10

Alla sua ventottesima regia, Ridley Scott affronta la figura di Napoleone Bonaparte, narrandone le gesta dalla Rivoluzione Francese del 1789 fino alla sua morte nell'esilio dell'isola di Sant'Elena nel 1821. Bisogna sottolineare il coraggio e la grande passione per il cinema del regista arrivato alle ottantasei primavere e ancora in attività. E non ha avuto alcun timore a mettere in scena la storia di un personaggio storico così importante. Non facciamo paragoni tra il "Napoleon" di Scott e il "Napoleon" di Abel Gance, capolavoro del cinema muto di quasi un secolo prima; né con tutta la serie di pellicole susseguitesi negli anni che hanno affrontato direttamente o indirettamente la figura del generale francese. Piuttosto, Scott ha voluto affrontare l'intera parabola di Napoleone tra vita privata e militare, ma non realizzando un prodotto soddisfacente. Del resto, per lo stesso Stanley Kubrick la figura di Napoleone è stata un'ossessione per gran parte della sua vita non portando mai a terra il progetto di un'opera sulla sua vita per la vastità delle informazioni raccolte da ridurre in immagini.

Diciamo che Scott ha dato un taglio del tutto personale al suo "Napoleon". Qui non ci interessa elencare le incongruenze storiche, i dettagli che non combaciano con la storiografia ufficiale, ma mettere in evidenza due aspetti del film in questione: la scelta del punto di vista e la raffigurazione dei protagonisti.
Scott decide di prendere in considerazione due linee narrative principali: da un parte mostrare alcune grandi battaglie in cui è protagonista il condottiero; dall'altra, il rapporto profondo e tempestoso con la prima moglie Giuseppina di Beauharnais. Scott si basa su una sceneggiatura che procede per ellissi molto ampie, eliminando alcune importanti campagne (come quella italiana) oppure appena accennate (come quella egiziana). Si concentra su quella di Tolone durante il periodo rivoluzionario, dove vediamo il giovane ufficiale di artiglieria che, con un geniale piano, riesce a riconquistare la città in mano agli inglesi e distruggerne la flotta in rada, conquistando sul campo i gradi di generale; la vittoria di Austerlitz contro russi e austriaci, messa in scena con grande maestria da Scott e, forse, tra le migliore sequenze spettacolari dell'intera pellicola; la campagna di Russia, con l'incendio di Mosca; e, infine, la sconfitta di Waterloo. Ecco, che questa scelta è riduttiva in quanto non crea un quadro globale, ma trasforma le varie battaglie in tanti bozzetti illustrativi sicuramente spettacolari ma in cui manca uno sviluppo drammaturgico fino all'assenza di un vero e proprio climax. Per fare un paragone, è come leggere un romanzo che ha dei capitoli ben scritti e interessanti, ma che alla fine risultano un po' fasulli per la riuscita della storia. Certo, Scott è famoso fin dai tempi di "Black Hawk Down", in cui riprendeva la scena con tre cineprese contemporaneamente, a girare con molteplici cineprese e per "Napoleon" è arrivato a utilizzarne dalle otto alle undici, che gli hanno permesso di ridurre i tempi di ripresa, ma soprattutto a creare una ricca composizione dinamica delle battaglie. Appaiono un po' come la moltiplicazione di quella iniziale a cui si assiste in "Il gladiatore", una iterazione che risalta il Napoleone stratega militare su tutto il resto, cioè quello politico e diplomatico che Scott decide di obliterare.

L'altra linea narrativa è quella del rapporto con Giuseppina che il regista inglese intervalla alle battaglie: dal loro primo incontro - lei moglie di un ufficiale realista ghigliottinato e tra i prigionieri in attesa di essere giustiziati e poi liberati dopo la fine del periodo del Terrore e la morte di Robespierre – poi attraverso un corteggiamento, in cui Napoleone appare molto timido, e fino al matrimonio. Il tutto si sviluppa attraverso prima il tradimento di lei, che costringe Napoleone a tornare in Francia dall'Egitto, poi il fiorire di un grande amore, la ricerca di un erede maschio, l'incoronazione a imperatore e, infine, il divorzio dopo l'accertamento della sua sterilità. Anche dopo il matrimonio "diplomatico" con l'arciduchessa Maria Luisa d'Austria, Napoleone continua a intrattenere rapporti con Giuseppina, "esiliata" nel rifugio dorato della Malmaison fino alla sua morte.

In particolare, proprio questa seconda linea evidenzia la scelta della raffigurazione dei protagonisti. Il Napoleone di Joaquin Phoenix appare sempre statico nelle sue espressioni facciali, spesso infantile, quasi succube e poi capriccioso nei confronti di Giuseppina, interpretata magistralmente da Vanessa Kirby, che risulta spesso più convincente del partner in molte scene. Scott mostra la brutalità e la sete di potere di Napoleone, riducendolo a una figura bidimensionale e non complessa e prismatica come nella realtà è stato, quasi un'operazione satirica del personaggio, in cui il disprezzo per l'uomo traspare da parte del regista attraverso la figura di Wellington, interpretato da un trasformato Rupert Everett che diventa l'alter ego di Scott.

Insomma, "Napoleon" appare fin troppo schematico e compresso, pur nel suo lungo minutaggio (e già si parla di una versione molto più ampia per lo streaming che sarà trasmesso su Apple tv+), risultando, al di là della sua spettacolarità e della bellezza della scenografia e costumi, un film decisamente minore della filmografia di Scott che lo assimila, limitandoci all'ultimo periodo della sua carriera, più a "Robin Hood" ed "Exodus – Dei e re" invece che ai più riusciti  "Il gladiatore" e "The Last Duel".


28/11/2023

Cast e credits

cast:
Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby, Tahar Rahim, Ben Miles, Rupert Everett


regia:
Ridley Scott


titolo originale:
Napoleon


distribuzione:
Eagle Pictures


durata:
158'


produzione:
Apple Studios, Latina Pictures, Scott Free Productions


sceneggiatura:
David Scarpa


fotografia:
Dariusz Wolski


scenografie:
Arthur Max


montaggio:
Sam Restivo, Claire Simpson


costumi:
David Crossman, Janty Yates


musiche:
Martin Phipps


Trama
La vita di Napoleone Bonaparte dalla Rivoluzione Francese alla morte in esilio a Sant’Elena nel 1821.