Ondacinema

recensione di Diego Testa
6.0/10

"Nimona" è il film postumo dei Blue Sky, studio d’animazione fondato da Chris Wedge che negli anni Duemila sfidava a colpi d’incassi DreamWorks e Pixar, in particolare con la saga L’era glaciale. A evitare il limbo produttivo del lavoro già avanzato dei Blue Sky, omaggiati negli splendidi crediti, ci sono i registi e animatori Nick Bruno e Troy Quane che, già registi del dimenticabile "Spie sotto copertura", adattano la graphic novel di ND Stevenson, stavolta sotto la media company Annapurna, al suo esordio editoriale con un film d’animazione.
Oltre a sottolineare come "Nimona" sia un nodo di storie che finiscono e cominciano, segnalare Annapurna è utile per tracciare dei legami fortemente editoriali con la sezione videoludica dell’azienda, attiva dal 2016 e che, anche se giovane, si distingue per delle scelte artistiche peculiari e riconoscibili, sia in ambito puramente ludico (vedi "Outer Wilds") ma anche estetiche e concettuali, declinando la parte ludico-narrativa in geometrie e logiche fortemente d’animazione. Si pensi al fantastico-onirico di "Journey" e infine alla fantascienza-distopica di "Stray", quest'ultimo un gioco nel quale si nota una forte componente tratta dall’animazione filmica, intesa nella cura delle animazioni e nell’aspetto di messa in quadro di molte sezioni dell’opera. Vedremo queste logiche artistiche ed editoriali intrecciarsi sempre di più in termini crossmediali?

I diversi approcci estetici. Da sinistra: "Nimona" e i videogiochi "Stray e "Tunic"

In "Ninoma" convergono proprio gli influssi tra animazione e videogame, confezionato in un look and feel da medioevo cyberpunk: dunque è il melting pot di generi a risaltare mentre l’estetica, modelli 3D che ancora una volta strizzano l’occhio all’animazione tradizionale, è affine all’art design adoperata da alcuni videogiochi tipicamente low poly recenti (si pensi a "Tunic"). Efficace ma a volte grezza la scelta di evidenziare le silhouette composte dall’alternanza di linee morbide e forti, riempite dal contrasto tra colori e ombreggiature piatte, non sempre permettendo di applicare la voluta sottrazione volumetrica agli spazi attraverso l’utilizzo di prospettiva che vorrebbe evidenziare il vuoto di alcuni sfondi, ma rendendoli semplicemente poveri di dettaglio in alcuni casi.

Tra composizioni visive più o meno riuscite, prende piede una storia focalizzata sui personaggi del cavaliere Ballister Blackheart, incolpevole di un omicidio ordito ai suoi danni, e della mutaforma Nimona, personalità strabordante e incompresa alla ricerca di un’amicizia con cui fare squadra per sovvertire l’ordine dell’Istituzione.
Il messaggio centrale di "Nimona" riflette sulla mancanza di inclusività e sulla preservazione di valori che emarginano la diversità: la metafora del mostro da relegare all’esterno delle mura (e che per contrarietà metaforica rende chi è all’interno arroccato e chiuso nelle proprie convinzioni) permette di toccare una serie di tematiche che spaziano dalla fluidità di genere all’allontanamento dalla natura, toccando persino temi politici come l’attribuzione di ruoli sociali per eredità.

Il film di Bruno e Quane dunque non è soltanto focalizzato sulla rappresentazione di genere, ma si sposta costantemente tra un tema e l’altro cercando di comprenderli in un unico flusso. Alla domanda "chi sei?" che viene rivolta a Nimona risponde un’eco triste eppure semplice, quel "sono Nimona" che da una parte rende inopportuna e sgradevole la questione, dall’altra conferma la necessità della protagonista di trovare un luogo a cui appartenere, una comunità in cui essere appunto sé stessa.
Viene trattano con rispetto anche il kaiju movie: debitore dell’influsso del manga/anime "L’attacco dei giganti", si sottolinea come il mostro sia l’effetto negativo di una società che crea barriere fisiche, le mura che cingono la metropoli, per cristallizzare quelle ideologiche. I registi confezionano un coming of age dalle venature punk rock, molto semplice nel suo essere collaudato, affine per temi e modalità a "Wendell & Wild" di un Henry Selick molto romantico, e si conferma lodevole seppur con qualche superficialità visiva e ricorsività tematica.


24/07/2023

Cast e credits

regia:
Troy Quane, Nick Bruno


distribuzione:
Netflix


durata:
99'


produzione:
Annapurna Pictures


sceneggiatura:
Robert L. Baird, Lloyd Taylor


montaggio:
Randy Trager, Erin Crackel


musiche:
Christophe Beck


Trama
Il cavaliere Ballister Blackheart, incolpevole di un omicidio ordito ai suoi danni, e la mutaforma Nimona, personalità strabordante e incompresa alla ricerca di un’amicizia con cui fare squadra per sovvertire l’ordine dell’Istituzione, uniscono le forze per uscire dai guai.