Ondacinema

recensione di Giancarlo Usai
7.0/10

Note di chitarra dal sapore malinconico e nostalgico, composte da Brunori Sas, panoramica su una Milano d'estate, interno giorno, inquadratura a scendere sul primo piano, Aldo con sguardo mesto fisso in camera, seduto su una sedia rotelle. Voce fuori campo. E via, con una sola scena d'apertura, "Odio l'estate" riporta il calendario indietro di oltre quindici anni, a quel "Tu la conosci Claudia?" che aveva segnato l'ultima commedia (parzialmente) riuscita di Aldo, Giovanni e Giacomo. Proprio dopo quel film, i tre si separarono da Massimo Venier, il regista che, silenziosamente, li aveva accompagnati nella loro carriera cinematografica dal successo imprevedibile e che, per una strana alchimia venutasi a creare, si era dimostrato l'uomo ideale per dare una forma coerente alle loro idee. Poi è venuto il successo a teatro, i tour, il ritorno in tv e il grande schermo, per i tre comici, è diventato uno stanco appuntamento per racimolare un bottino sicuro, dato l'amore incondizionato dei fan. Ma l'ultimo episodio, ormai quattro anni fa, aveva spaventato anche i più fedeli affezionati del trio: "Fuga da Reuma Park" aveva l'inquietante sapore del vuoto creativo, il piglio della pigra reiterazione di un appuntamento cui loro stessi non credevano più. E il trauma fu tale che, di comune accordo, Aldo, Giovanni e Giacomo decisero di prendersi una pausa. "Odio l'estate" è, per un verso, ritorno alle origini, ma per altro verso è un guardare a modelli più alti.

Vicenda ambientata in pieno agosto, in una non meglio precisata isola del Sud: tre famiglie, per un disguido, hanno prenotato contemporaneamente la stessa casa in affitto e sono costrette a passare la vacanza in una convivenza forzata. Ovviamente l'imprevisto darà loro modo di sviluppare nuove amicizie, dopo le prime incompatibilità. Ma non solo. E in questo "non solo" c'è il senso di questa operazione-nostalgia. Il film diretto da Venier, infatti, abbandona l'abitudine a confidare nelle doti istrioniche del trio, nella capacità di improvvisazione innata e nella gestualità comica, negli ultimi tempi troppo pigramente sostenuta da un banale gioco delle parti in cui noi spettatori eravamo invitati ad assistere a un copione che non cambiava di una virgola gli assetti precostituiti. Sapevamo che cosa avrebbe detto e fatto Aldo, le battute di Giovanni, il ruolo di Giacomo. Per quanto fossero valide, anche le loro prime commedie si mettevano in scena da sole, con un canovaccio consolidato in anni e anni di esibizioni dal vivo. Certo, la crescita e la maturazione si erano viste in diversi spunti: l'abbandono degli innesti fake (i mafiosi, il conte Dracula, i carcerati) a favore di una narrazione più fluida e senza trucchi di sorta per dare all'opera la lunghezza di un vero lungometraggio. Ma è, paradossalmente, solo ora, con "Odio l'estate" che i tre si sono calati in una vicenda che di estemporaneo non ha più nulla, che scorre fluida attraverso una scrittura che riesce in un lavoro molto buono di commistione tra il passato e il futuro.

Aldo, Giovanni e Giacomo, stavolta, diventano tre personaggi con una profondità esaustiva, con un micro-universo costruito attorno che non serve solo a fornire assist nelle fasi dialogate. Le mogli dei tre (Lucia Mascino, Carlotta Natoli, Maria Di Biase, brave e in parte) sono protagoniste della storia alla pari dei loro mariti e Venier (che ha scritto il film insieme a Davide Lantieri e a Michele Pellegrini) riserva loro uno spazio alternativo e altrettanto decisivo nello svolgersi degli eventi. Insomma, i modelli qui sono il "Ferie d'agosto" di Paolo Virzì e, per tornare indietro, alcune pellicole della commedia all'italiana che nascondevano dietro il sole accecante delle estati del boom economico i vizi e le debolezze degli italiani (il pensiero corre a "L'ombrellone" di Dino Risi, ma l'elenco potrebbe essere lungo).
In "Odio l'estate" non si ride quasi mai di pancia, non sono più i tempi dei Bulgari o della tv svizzera. Eppure si gode di una visione che sa essere suadente, dolce senza mai diventare stucchevole, nostalgica quanto basta per avere la maturità di guardare al passato con consapevolezza. Le citazioni dai migliori film del trio si sprecano: "Chiedimi se sono felice" torna alla mente in molti scambi tra i protagonisti, il personaggio di Aldo si potrebbe dire un clone più complesso di quel suo antenato. E a proposito di citazioni, Venier si toglie anche la soddisfazione di fare il calco di una scena diventata cult di "Tre uomini e una gamba" (con variazione finale e inserimento di una sorpresa).

Certo, non tutto funziona in fase di sceneggiatura, i figli, a differenza dei genitori, non sono tutti definiti in modo compiuto e qualche scena di casting poteva essere più felice. E inoltre il finale è una di quelle scivolate che si potevano evitare. Ma è interessante osservare come Aldo, Giovanni e Giacomo, che avevamo dato per persi con il loro modo di fare cinema assolutamente unico in Italia, siano tornati proprio nell'anno in cui Checco Zalone ha tentato un rischioso passo avanti nella sua satira cinematografica. Due facce della stessa medaglia, lui e il trio. La commedia popolare del nostro Paese, fra stanche ripetizioni e anonime comparse, ha ancora qualcosa di sensato da proporre.


03/02/2020

Cast e credits

cast:
Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Lucia Mascino, Carlotta Natoli


regia:
Massimo Venier


distribuzione:
Medusa Film


durata:
110'


produzione:
Agidi, Fondazione Apulia Film Commission


sceneggiatura:
Davide Lantieri, Michele Pellegrini, Massimo Venier


fotografia:
Vittorio Omodei Zorini


scenografie:
Laura Pozzaglio


montaggio:
Enrica Gatto


costumi:
Bettina Pontiggia


musiche:
Brunori Sas


Trama
Aldo Baglio è un meridionale trapiantato da tempo immemore a Milano; sempre alle prese con qualche acciacco fisico, è sposato e ha tre figli, due gemelline e un adolescente che è stato pizzicato a rubare un motorino abbandonato. Giovanni Storti porta avanti il negozio di famiglia, interamente dedicato al cuoio: è sposato e ha una figlia diciottenne. Giacomo Poretti è un dentista con uno studio molto bene avviato, è sposato e ha adottato il figlio della moglie. Le tre famiglie hanno ben poco in comune, eppure saranno costrette per un disguido a passare un’intera vacanza insieme nella stessa casa, su un isolotto della costa italiana...