"Molto di destra ma emozionante", il primo commento a caldo che le mie orecchie hanno sentito uscendo dalla proiezione per la stampa. Una nota giornalista così commenta l'ultimo film di Clint Eastwood.
Sull'"emozionante" pochi dubbi. "Sully" è un lavoro che colpisce in maniera lieve e delicata il cuore, azzerando quasi completamente la sonante retorica che poteva scaturire dal ritratto di un eroe contemporaneo. Dove l'essere eroe consiste nel saper scegliere in pochi secondi quale è la cosa giusta da fare.
Ci sarebbe da aprire una parentesi che non saprei gestire sul "molto di destra" riferito ovviamente al regista. Ma tagliando cortissimo si potrebbe dire che l'affermazione è una totale stupidaggine e che a ragionare per certe categorie non solo si sbaglia il bersaglio ma pure ci si riduce a un modo di vedere i film che è fallace, miope e idiota.
Il film racconta una storia nota e una di cui molto meno si parlò nel 2009. Anno in cui il pilota Chesley "Sully" Sullenberger salvò la vita ai 154 passeggeri (più se stesso) dell'Airbus A320. L'aereo, partito da LaGuardia (nel Queens, New York) con destinazione Charlotte, dopo pochi minuti dal decollo venne colpito da uno stormo di uccelli (il cosiddetto bird strike) che mandò in blocco totale entrambi i motori. I 208 secondi che seguirono l'impatto furono sufficienti al capitano e al suo copilota Jeff Skiles per capire che non sarebbe stato possibile rientrare a LaGuardia e studiare una via di salvezza inedita e folle: ammarare nel fiume Hudson. Le immagini dell'aereo in mezzo al fiume di New York faranno il giro del mondo.
Meno nota la sottotrama delle indagini compiute dalle compagnie d'assicurazione per stabilire se la procedura scelta dai piloti fosse l'unica possibile o invece, come sembra, una mossa azzardata e formalmente sbagliata (poco importa, in tal sens,o il fatto che tutti fossero sopravvissuti).
A scanso di equivoci, sono poche le cose che non funzionano in questo film. Splendida la sceneggiatura, che sa dosare con alchemica precisione gli elementi della storia, aggiungendo accenni di commedia con alcune battute molto azzeccate, ma soprattutto togliendo tantissimo alla retorica tipica di questo genere di film e offrendo un taglio quasi "intimo" alla storia.
Splendido Tom Hanks, forse come non mai. Abbandona il suo viso sempre un po' troppo da maschera buffa, per rendere l'incredibile sangue freddo del vero Sullenberger, una mimesi totale. Un lavoro, il suo, così raffinato che conferma la mirabile capacità di Clint Eastwood di dirigere gli attori.
In ultimo ovviamente la regia di quello "di destra", che dimostra prima di saper gestire benissimo gli spazi ristretti della cabina di pilotaggio e dell'aereo, annullando qualsiasi effetto claustrofobico. E di gestire al meglio lo svolgersi del film. Perché poteva diventare molte cose, "Sully", soprattutto l'ennesimo film a metà strada fra l'indagine giudiziaria e il dramma familiare, e invece rimane un film solido e compatto che racconta in un tono minore l'eroismo quotidiano di chi fa benissimo il proprio lavoro (qualunque lavoro sia, e qui sì una venatura perdonabile ma enfatica arriva nel finale).
Gli spazi ristretti, ma anche una New York contrapposta fra le riprese aeree e le geometrie gelide (nel senso invernale) delle strade fanno da cornice agli eventi. E un continuo montaggio alternato fa da collante, con la narrazione che si sposta in avanti (con le indagini) e indietro (rivedendo più volte i fatti sull'aereo).
Ci troviamo, dunque, di fronte a uno dei migliori film di Eastwood degli ultimi anni, sicuramente all'altezza della sua fama. Un film accostabile ai suoi vertici degli anni Novanta, quindi ai suoi migliori tout court. Il regista qui, come altrove, vuole raccontare un episodio che è importante e unico nella storia (nessun pilota era mai riuscito in un atterraggio del genere) ma allo stesso tempo piccolo e quasi privato, tanto che insiste nelle ambientazioni d'albergo, nei momenti di comunicazione con la moglie. E in questo equilibrio, che regge da solo tutta la bellezza del film, si può trovare una delle chiavi di lettura. L'eroismo è un fatto individuale, è fare bene il proprio lavoro, è essere presente e pronto quando serve. E per il regista americano, oggi, è importante dire che ogni cittadino che fa il suo lavoro egregiamente, poliziotto, vigile del fuoco, è eroico. In questo non lascia nessuna ambiguità, non concede dubbi.
Il percorso di Clint Eastwood è noto e questo "Sully" ben si inserisce nella sua filmografia. In particolar modo per la forte componente umana. Come nei suoi film più riusciti, il protagonista è un uomo o donna che forte delle sue capacità sa esserci nel momento utile, sa discernere il giusto da ciò che non è giusto. Sa essere sicuro di aver fatto la cosa migliore, difendere le sue posizioni. Ma sa pure essere discreto e gentile, con la battuta pronta. Insomma, Sullenberger è l'eroe eastwoodiano per eccellenza. E "Sully" è un film potente.
cast:
Laura Linney, Aaron Eckhart, Tom Hanks
regia:
Clint Eastwood
distribuzione:
Warner Bros
durata:
96'
sceneggiatura:
Todd Komarnicki
fotografia:
Tom Stern
scenografie:
James J. Murakami
montaggio:
Blu Murray
costumi:
Deborah Hopper
musiche:
Christian Jacob