Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
6.0/10

The Italian Recipe


Con una scelta sicuramente suggestiva la ventiquattresima edizione del Far East Film Festival ha preso le mosse dal ricordo dei vincitori (hongkonghesi) dell’edizione del 2019, l’ultima a essersi tenuta nella storica sede della kermesse, il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, e dal discorso di ringraziamento dell’attrice protagonista, incentrato sul potere dei sentimenti, in primis dell’amore, di valicare le barriere geografiche e linguistiche per permettere la comunicazione con ogni tipo di pubblico. "The Italian Recipe" ambisce difatti proprio a fare ciò, mettendo in scena una commedia romantica multilinguistica frutto di una co-produzione fra Cina e Italia (e Germania), passante dal paese asiatico al Bel paese e di nuovo all’Impero di mezzo, con un gioco di rispecchiamenti fra Europa e Asia, così come fra altri tipi di mondi a loro volta diversi. La forza dei sentimenti, pare raccontare la storia dell’imprevisto incontro romano fra l’industriosa appassionata di cucina sino-italiana Mandy e il frustrato idol di Beijing Peng, permette di superare non solo le differenze linguistiche e culturali (delegate soprattutto alle numerose gag della pellicola basate sugli stereotipi culturali) ma anche quelle di classe (mai definite tali, ça va sans dire), in una variazione del classico "Vacanze romane".

Passando da quell’esempio di colonialismo culturale fino ai moderni tentativi cinesi, il film segnala in modo piuttosto netto il passaggio dei decenni ma non degli immaginari esotisti e degli stereotipi che li sostanziano (anche auto-stereotipi, si pensi agli zii di Mandy che gestiscono una lavanderia), a ulteriore riprova dei corsi e ricorsi del cinema popolare, questi sì forse davvero universali. In generale "The Italian Recipe" si presenta come un film rivelativo di molti aspetti del presente, soprattutto in virtù del suo, involontario e a dir poco precoce, anacronismo. Infatti descrive con sfacciatezza un mondo che non può che essere pre-pandemico (e forse addirittura ucronico per via di alcuni dettagli) privo di mascherine e con clamorose scene di massa pieni di salti e abbracci (beh, abbiamo visto com’erano ridotte le piazze dopo la vera vittoria dell’Italia agli Europei di calcio), ma soprattutto ottimista ed energico. Un mondo in cui Oriente e Occidente (il nostro paese in particolar modo) sembrano più vicini e capaci di comunicare che mai, per quanto alla fine l’unica unione possibile, quantomeno nel film, sia quella interna al proprio gruppo etnico e culturale, nonostante le possibilità di comunicazione linguistica (l’amico italiano e sinofono di Mandy che a un certo punto viene scambiato per il suo fidanzato).

Il resto della storia (anzi, della Storia) lo sappiamo tutti: la pandemia, l’avanzare globale degli autoritarismi e ora anche il conflitto russo-ucraino hanno compromesso l’apparente grado di comprensione fra Occidente e Oriente (in senso qui più ideologico che geografico). L’esordio di Hou Zuxin, regista tra l’altro poliglotta e globetrotter come la sua protagonista, non si sarebbe potuto svolgere di certo nel nostro presente, e non solo perché l’imperversare della pandemia da SARS-CoV-2 e le draconiane misure cinesi di controllo dell’infezione ne hanno reso difficoltoso prima il completamento e ora la distribuzione, ma in primo luogo perché l’amore pare una forza dotata di ben poco potere politico nell’anno domini 2022. D’altro canto, le stesse ragioni che rendono "The Italian Recipe" un’opera anacronistica ne fanno anche il perfetto film d’apertura di questa nuova edizione, di restaurazione, del Far East Film Festival, una dimostrazione di sfacciato ottimismo, forse malriposto o forse insincero ma di certo ben motivato, di fronte a un mondo che cade a pezzi. Al netto delle sue ambiguità, che sono quelle di svariate pellicole esotiste un po’ pubblicitarie e un po’ propagandistiche, la rom-com sino-romana ha comunque vari pregi e punti di interesse: dalla commistione fra la comicità sopra le righe tipiche del cinema giovanile cinese contemporaneo e quella degli equivoci cara al genere fin dai suoi inizi alla gestione equilibrata delle varie linee narrative che servono a far collidere la cultura italiana con quella cinese, il mondo artificioso dello star system con quello verace degli zelanti immigrati cinesi.

Una vera commistione però appunto non sembra essere possibile: i partner vanno trovati all’interno del proprio in-group, le lingue straniere non si padroneggiano mai del tutto (interessante scoprire che la giovane attrice protagonista Yao Huang ricevesse continui suggerimenti sulla pronuncia e l’articolazione delle frasi durante le stesse riprese) e l’unico modo in cui ricchi e poveri, ovviamente reinterpretati come decadenti spendaccioni e industriosi lavoratori, possono incontrarsi è mediante il cambiamento del proprio status economico e sociale. Le sequenze finali, distinguendosi in parte dai cliché della rom-com e dell’amor vincit omnia, lo testimoniano in maniera piuttosto netta, con un ritorno alla Cina e all’autenticità che, in maniera probabilmente involontaria, dice forse molto della visione di mondo della regista e sceneggiatrice (nonostante la presenza di penne italiane nella writing room). D’altronde, come affermato da lei stessa e dal produttore italiano, il pubblico di riferimento resta quello cinese e sono le sue aspettative e prospettive che vanno confermate, ricorrendo anche a un 2020 (e 2021 nel finale) mai avvenuto per ipotizzare una realtà positiva ben diversa da quella effettivamente vissuta, un presente per procura con cui avere la propria, rivelativa, love story con una star e immergersi in una prevedibile e godibile alterità esotica. In sostanza, quello che la rom-com ha sempre fatto, a prescindere dal contesto di produzione.

In opposizione all’altro film d’apertura del FEFF XXIV, quello ufficioso "On the Job: The Missing 8" del filippino Erik Matti, "The Italian Recipe" non travolge con un fiume di nomi, colpi di scena, long take e minuti (ben 209!), lasciando l’amaro in bocca che solo un happy ending volutamente surreale può dare, ma costruisce delicatamente e con una precisione apprezzabile in un’esordiente, nonostante indubbie sbavature, una storia semplice e soddisfacente, se non fosse per quei pre-finali agrodolci. Quindi non l’incipit più interessante per la kermesse udinese ma forse il più adatto ai tempi che corrono, una storia fiabesca (come i suoi riferimenti cinematografici, d’altronde) che si fa portavoce di una commistione fra buoni sentimenti e realismo convincente e foriera come si è visto di varie implicazioni. Il cinema popolare (e l’ideologia, per citare qualcuno) al lavoro, come al suo solito.


23/04/2022

Cast e credits

cast:
Yao Huang, Liu Xun, Wu Yingzhe


regia:
Hou Zuxin


titolo originale:
Yu Jian Ni Zhi Hou


durata:
102'


produzione:
Orisa Productions, Dauphine Film Co., Rai Cinema, Fun Age Kaixin Mahua Pictures, Beijing WD Pictures


sceneggiatura:
Hou Zuxin, Alberto Simone, Cristiano Bortone, Yu Si


fotografia:
Vladan Radovic


scenografie:
Luca Servino, Tonino Zera


montaggio:
Wang Yuye


costumi:
Sabrina Beretta, Meng Luyue


musiche:
Santi Pulvirenti


Trama
L'idol di non molto successo Peng accetta di partecipare a un reality show a Roma per risollevare la propria carriera, mentre la giovane italo-cinese Mandy si barcamena fra vari lavori part-time, la preparazione a un esame di abilitazione e la passione per la cucina. Nella Città eterna i due si incontrano in due occasioni, in contesti completamente diversi: una compagnia obbligata e sgradevole si trasformerà in un sentimento capace di unirli (forse) nonostante le moltissime differenze, nel corso di una singola notte.