Ondacinema

recensione di Claudio Fabretti
7.5/10

Era da tempo che non si assisteva a un thriller vivido e ansiogeno come “Watcher” (titolo che gioca sull’ambivalenza dell’espressione “qualcuno che osserva” e “watch her”, ovvero “osserva lei”). Eppure, le premesse con cui si trovava a fare i conti Chloe Okuno, al debutto in un lungometraggio dopo aver diretto il segmento “Storm Drain” di “V/H/S/94”, erano tutt’altro che originali. Il tema del voyeurismo, del crimine intravisto dallo spioncino, della paranoia da stalking è da sempre un topos inveterato del genere, dalla “Finestra sul cortile” in giù, con esiti che possono rivelarsi diametralmente opposti, se si pensa ai casi recenti dell’inquietante horror “It Follows” (con il quale “Watcher” condivide la protagonista, l'ex-surfista Maika Monroe) e di due sbiaditi prodotti sfornati da Netflix come il film “La donna alla finestra” e la miniserie “La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra”.

La regista statunitense, però, non si fa spaventare dal cliché: sa benissimo di maneggiare un canovaccio sufficientemente usurato, ma mostra il talento necessario per rivitalizzarlo, grazie ad alcune scelte felici. La prima arriva praticamente per caso: inizialmente previste a New York, per una serie di limiti pratici le riprese vengono dirottate a Bucarest, che diventa così la location e il cuore del film. Con i suoi ombrosi boulevard d’ispirazione parigina, i suoi giganteschi palazzi decadenti da socialismo reale, la sua gelida cupezza architettonica, la capitale rumena diventa la “tela del Ragno” (letteralmente, come si vedrà) per la protagonista, sovrastandola e avviluppandola progressivamente in una spirale di solitudine, paranoia e terrore. Una città spettrale, abilmente disegnata dalla scenografa Nora Dumitrescu ed esaltata dalle inquadrature della regista, che, anche senza ricorrere ai campi lunghi, ne rimarca la natura distaccata e alienante, supportata dall’ottima fotografia di Benjamin Kirk Nielsen con le sue cromie fredde e desaturate, dal bianco al giallo acido.

Ma, oltre alla cornice, Okuno indovina anche l'angolatura. Ovvero, lo sguardo spaesato e atterrito dell'ottima Monroe, che, in una sorta di sequel ideale di “It Follows”, incarna tutta l'impotenza e la frustrazione femminile al cospetto dell'indifferenza. Una metafora fin troppo esplicita sull'insicurezza delle donne vittime di violenze o stalking e sulle loro paure spesso inascoltate o sottovalutate dalle autorità in mancanza di prove tangibili. In questo caso, la sensazione è acuita dalla solitudine della protagonista, l'americana Julia, che ha lasciato la carriera di attrice e si è trasferita a Bucarest con il marito Francis (Karl Glusman), appena promosso nella sua azienda di marketing e inviato nel paese della sua famiglia, di cui conosce anche la lingua. Abbandonata per diverse ore al giorno dal poco amorevole coniuge, insensibile anche quando si dimentica di tradurle i dialoghi in rumeno con avventori e colleghi del posto, Julia matura un crescente senso di spaesamento, simile a quello realmente vissuto dalla regista durante la lavorazione del film: “C’erano dei parallelismi mentre giravo in Romania – ha infatti raccontato Okuno – non sapevo parlare la lingua, spesso ero chiusa in una stanza d’albergo nel bel mezzo della pandemia e lottavo con i dubbi che una donna ha quando lavora in una professione dominata dagli uomini”.

Già provata da tutto ciò, Julia deve fare i conti anche con la sinistra visione di un'ombra che l'osserva dalla finestra del palazzo di fronte. Un fantasma che appare, scompare e infine si rimaterializza nelle sembianze di un anonimo vicino che vive da solo con l'anziano padre. Ed è qui che si innesca l'altro processo psicologico cruciale del film: una sorta di claustrofobia di polanskiana memoria ("L'inquilino del terzo piano") ma al contrario, che, in luogo degli spazi angusti e asfittici, si nutre di ampie ambientazioni: i giganteschi viali in penombra, i lunghi cortili, la sala del cinema o la stazione della metro deserta, persino un supermarket, dove per un attimo si ribalta la prospettiva, con l'osservata – fino a quel momento scrutata ferocemente dallo stesso occhio della telecamera - che si mette a sua volta a spiare e vivisezionare l'immagine del presunto stalker ripresa dalle telecamere, fino a fissarla in una fotografia, in una sequenza tutta giocata sul contrasto campo-controcampo.
Questa soverchiante architettura, magistralmente ripresa da Chloe Okuno e contrappuntata dagli archi sinistri della colonna sonora di Nathan Halpern - ma anche da un efficace corredo di silenzi, pause e rumori - accresce il senso di soffocamento di Julia, convinta che il suo vicino possa essere il temuto “Ragno”, un serial-killer che sta uccidendo donne in tutta la città, arrivando talvolta a decapitare le sue vittime. Senonché, in un altro spiazzante ribaltamento di prospettiva, è proprio il vicino – un impassibile, ambiguo e viscidissimo Burn Gorman – a denunciare Julia, sentendosene perseguitato. La progressiva perdita di ogni traccia di empatia da parte del marito e delle persone circostanti non farà altro che alimentare la paranoia della protagonista, isolandola da ogni contatto umano, ad eccezione di Irina (Madalina Anea) l'eccentrica lap dancer che abita nel suo condominio.

Il resto della storia oscilla tra il prevedibile e l'eccessivo (il finale), ma quel che più conta è la riuscita della macchina filmica di Okuno. Muovendosi con disinvoltura tra atmosfere tese, sequenze oniriche, squarci horror, dialoghi solo apparentemente insipidi e piccoli escamotage simbolici (il pupazzetto di Dracula, la sequenza al cinema, la busta del supermercato), la regista lascia lo spettatore costantemente in bilico, giocando a disseminare indizi nonché palesi omaggi cinefili (da Hitchcock a Polanski, da Sofia Coppola a Fincher).
Mai pedante o didascalico, nonostante il chiaro messaggio femminista in linea con l'era #MeToo, “Watcher” - presentato in anteprima mondiale al Sundance 2022 - riesce a intrattenere con intelligenza e suspense, passando abilmente dal ritmo più lento dell'intimità familiare, che domina la prima parte, a quello più serrato dell'intreccio giallo che cresce vorticosamente nella seconda, fino a un finale che, per quanto poco verosimile, lascerà senza fiato.


19/10/2022

Cast e credits

cast:
Maika Monroe, Burn Gorman, Karl Glusman, Madalina Anea, Stefan Iancu, Daniel Nuta, Ciubuciu Bogdan Alexandru


regia:
Chloe Okuno


titolo originale:
Watcher


distribuzione:
Lucky Red, Universal Pictures


durata:
96'


produzione:
Image Nation Abu Dhabi, AGC International, Spooky Pictures


sceneggiatura:
Chloe Okuno, Zack Ford


fotografia:
Benjamin Kirk Nielsen


scenografie:
Nora Dumitrescu


montaggio:
Michael Block


costumi:
Claudia Bunea


musiche:
Nathan Halpern


Trama
L'americana Julia si trasferisce a Bucarest con suo marito Francis, inviato per lavoro nella terra della sua famiglia. La coppia vive in un condominio con una grande vetrata nella stanza da letto. Julia nota immediatamente un uomo che la fissa da una finestra dell'edificio dall'altra parte della strada...