Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
7.0/10

You've Got a Friend


"I'm under no illusion
as to what I meant to you
but you made an impression
and sometimes I still feel the bruise"

Trembling Blue Stars, "Sometimes I Still Feel the Bruise"

Forse nessun cineasta ha avuto più pellicole presentate al Far East Film Festival di Hiroki Ryūichi, d'altronde uno dei più prolifici registi giapponesi con pellicole sempre differenti, per generi, registri e immaginari, come si è potuto vedere anche nell'ultima kermesse udinese, in cui Hiroki ha presentato la versione restaurata del suo esordio al cinema di fiction stricto sensu (dopo una lunga carriera nei pinku eiga), il notevole coming of age sportivo "800 Two Lap Runners", il dramma sentimentale a tema reincarnazione "Phases of the Moon" e "You've Got a Friend". Fra i due film recenti quest'ultimo è sicuramente il più interessante, mettendo in scena lo scavo psicologico del protagonista interpretato da Murakami Jun nel contesto di una dramedy a tema BDSM, un'opera rappresentativa sia della produzione più indie a cui il cineasta nipponico pare non rinunciare in mezzo a varie pellicole più commerciali sia in generale della sua capacità di gestire numerosi registri, anche apparentemente poco coerenti fra loro. Riuscire a conciliare un dramma che affronta temi complessi come la depressione e il suicidio con un costante ricorso all'umorismo e frequenti inserti erotici non è cosa da tutti e basterebbe solo questo instabile e continuamente cangiante equilibrio delle componenti a rendere "You've Got a Friend" una visione interessante.

D'altronde è la stessa natura composita delle pellicole di Hiroki, e gli equilibri spesso precari in cui queste componenti sono solitamente giustapposte, a rappresentarne da sempre uno dei motivi d'interesse così come di criticità, non compromettendo la tenuta di "You've Got a Friend" in primis grazie al focus insolitamente ristretto della pellicola, ben diversa dai drammi corali che il regista mette di solito in scena (come il noto "Tokyo Love Hotel"). Al centro del film di Hiroki vi è difatti il depresso impiegato Yoshida Yoshio intrepretato da Murakami, la cui unica valvola di sfogo dall'opprimente routine e da una percepita mancanza di senso è rappresentata dalle sedute di BDSM fatte con la mistress Miho, intrepretata dalla versatile attrice Nahana (vista al FEFF anche nel film a episodi, da lei interpretati tutti, "She Is Me, I Am Her"), l'altra co-protagonista della pellicola. Oltre a loro quasi tutti i personaggi restano sullo sfondo, come le macchiette dei candidati alle venture elezioni locali o i colleghi di lavoro che bullizzano il protagonista per le sue passioni masochistiche, a eccezione di altri tre personaggi femminili rilevanti per Yoshio, come la madre che si finge invalida dopo la morte del marito, la collega di lavoro che cerca di sedurlo per poi fuggire dopo aver conosciuto i suoi interessi sessuali e la mistress che lo iniziò al BDSM, la leggendaria Yukiko, la cui ricerca occupa una notevole parte del racconto.

Per quanto il protagonista sia spesso rappresentato immobile, mentre lavora in ufficio o mentre viene legato, sospeso e ingabbiato nel corso delle sedute con Miho, "You've Got a Friend" diviene a un certo punto la storia di un viaggio, di un percorso del protagonista che è interiore ma non solo, alla ricerca di qualcosa che dia nuovamente senso alla sua esistenza ora che il masochismo sembra dargli sempre meno piacere. Prima cercando di trovare una nuova dominatrice nella persona della collega spasimante, poi di ottenere nuovamente piacere dal sesso vanilla instaurando una relazione sessuale con Miho e infine di rientrare nelle grazie di Yukiko quando scopre che la donna è tornata in città, Yoshio dà il via a una disperata quête per il senso della vita che nonostante le derive sardoniche non perde mai di serietà, appunto perché vitale per il suo protagonista. In questo Yoshio si trova a percorrere una traiettoria che, in forme molto diverse, viene seguita dalla maggior parte dei protagonisti del cinema di Hiroki, e che viene resa in immagini mediante corse a perdifiato che da "800 Two Lap Runners" abbondano nella sua produzione e che qui è rappresentata da una delle sequenze più intense della pellicola, una lunghissima, ripresa in pochi long take, corsa seguendo l'auto in cui pensa di aver riconosciuto Yukiko.

Questa sequenza si fa anche modello della peculiare gestione delle tempistiche e del ritmo nei film di Hiroki, anche qui discontinuo e imprevedibile come pochi nella sua alternanza di lunghe riprese quasi in tempo reale, come la succitata corsa e le scene di amplesso, e ampie elissi che rimuovono dal racconto numerosi eventi, producendo un'alternanza di pieni e vuoti che probabilmente è ciò che contribuisce a fare di questi film insolitamente lunghi per gli standard dei generi di riferimento (qui siamo vicini alle due ore) degli efficaci meccanismi narrativi a orologeria. Anche nei casi di pellicole meno riuscite, come il thriller/black comedy presentato al FEFF l'anno scorso "Noise", la noia non fa mai capolino nei film del regista di Fukushima, a riprova di un controllo sulla materia che narra che è stretto anche quando il mix sembra più instabile, come appunto in questo strano ibrido dramma/commedia/erotico. Forse è proprio la classicità formale della produzione di Hiroki Ryūichi a permette di far coesistere storie, temi e forme così disparate in pellicole invero stilisticamente semplici, come spesso tendono a essere semplici d'altronde le storie che narrano.

Alla fine, come il titolo sottolinea, "You've Got a Friend" è in primo luogo una storia di amicizia fra due persone estremamente diverse unite dal più improbabile dei legami, quello slave-mistress, e che fa pensare che dopo 30 anni a Hiroki interessi ancora raccontare soprattutto storie di maturazione e di superamento dei propri traumi mediante rapporti inattesi, per far fronte ad assenze che paiono incolmabili. Tutto ciò in una pellicola che omaggia ancora i suoi esordi nell'industria dei pinku eiga, fra le usuali censure pixellate dei genitali e riflessioni sul carattere performativo di ogni atto sessuale, rappresentato e discusso con la più assoluta leggerezza, così come vengono trattati l'auspicato suicidio via mistress di Yoshio e la vulnerabilità di chi sta ai margini della società (come esemplifica la battuta di Miho sull'essersi una volta addormentata con la porta aperta ed essere stata violentata). Così come il protagonista dopo i primi momenti di dolore e umiliazione ha scoperto di apprezzare il masochismo, è facile che gli spettatori dopo le iniziali, crude, immagini di una sessione BDSM finiscono per apprezzare la discontinua parabola umana del personaggio interpretato da Murakami Jun e della peculiare umanità che lo circonda, a riprova, ancora una volta, della maestria del regista nipponico.


02/05/2023

Cast e credits

cast:
Murakami Jun, Nahana , Azumi , Ayukawa Momoka, Karasuma Setsuko


regia:
Ryūichi Hiroki


titolo originale:
Yugata no Otomodachi


durata:
115'


produzione:
Aya Pro, T-Artist


sceneggiatura:
Kurosawa Hisako


fotografia:
Nabeshima Atsuhiro


musiche:
Otomo Yoshihide


Trama
L'impiegato nella locale azienda idrica Yoshida Yoshio vive le sue giornate nell'apatia, trovando solo nelle sedute BDSM con la mistress Miho una ragione di evasione. Presto però il masochismo inizia a essere sempre meno piacevole per lui, spingendolo a una ricerca di una nuova padrona, o forse di un rapporto diverso con la sessualità, mentre la mistress che lo iniziò al BDSM pare che sia tornata in città.