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Una puntata per ciascuna delle esperienze più significative dell'iconica star austriaca Arnold Schwarzenegger, quella da body builder, quella da attore e quella da politico

Quando nel 2003, in un America con la ferita dell'11 settembre ancora fresca, Arnold Schwarzenegger diventò governatore della California, non furono pochi, specie a queste latitudini, quelli che risero di gusto del Terminator, dell’ex-culturista dall’accento teutonico alla guida di uno degli stati cardine degli U.S.A., nonché del declino della più grande democrazia del mondo. In realtà, poi Arnold come governatore non avrebbe fatto malissimo, anzi. Nel corso di due mandati avrebbe stemperato il dualismo tra repubblicani e democratici, per i primi era stato eletto mentre i secondi gli erano vicini grazie alla moglie (Maria Shriver Kennedy), dedicato ingenti sforzi alla risoluzione della crisi energetica e alle liberalizzazioni e, infine, portato il suo stato fuori dalla crisi economica, decisamente meglio di numerosi colleghi più esperti.

Quella politica è senz’altro la scommessa più ardita dell’attore di origini austriache, ma non è l’unica. Uno dei grandi pregi di "Arnold", la docu-serie di Netflix su Schwarzenegger diretta da Lesley Chilcott, è proprio mettere l’accento sul fatto che i successi del suo protagonista, come attore e come culturista ancor prima che come politico, erano tutt’altro che scontati. Per diventare il body builder più premiato di sempre avrebbe dovuto lottare contro un padre difficile, un ex-militare che aveva combattuto la Seconda Guerra Mondiale, mentre invece per diventare uno dei mostri sacri del box office americano e della Hollywood anni 80 e 90 avrebbe dovuto insinuarsi in un sistema chiuso che diffidava di uno spilungone testosteronico arrivato dal vecchio continente. Soltanto una caparbietà e una resilienza fuori dal comune hanno garantito al colosso di Thal il successo in ciascun campo in cui si sia addentrato.

La figura di Schwarzenegger, che con un’ironia che lui stesso apprezzerebbe verrebbe da definire uno e trino, viene sviscerata da "Arnold" in tre puntate, ciascuna dedicata a una delle sue carriere. Si comincia con "Athlete", episodio che non narra di un’atleta qualunque, bensì del pluripremiato Mr. Universe e Mr. Olympia destinato a sdoganare una volta per tutte uno sport che, quando negli anni 70 Schwarzenegger vi si addentrava, non era considerato e influente quanto oggi. Si prosegue con "Actor", l’attore una volta ostracizzato da Hollywood e poi riuscito, nel corso degli anni 80, a rimodellare, praticamente a misura della sua fisicità, il concetto stesso di cinema d’azione e a prender parte ad alcuni dei film più fruttuosi della decade e di quella successiva. Si conclude, naturalmente, con "The American", la storia del politico arrivato dal nulla, risoluto nell’affrontare il ruolo alla sua maniera e spazzare via, ancora una volta, tutta la diffidenza nei confronti della sua figura.

La struttura molto semplice e schematica della serie le garantisce grande agilità narrativa e insieme alla fiumana di filmati d’epoca, tutti incastonati perfettamente tra le interviste realizzate all'uopo, ne fa una visione scorrevole e appassionante. Certo, trattandosi di una figura mediaticamente sovraesposta come quella di Arnold Schwarzenegger il reperimento del materiale deve essere stato tutt’altro che difficoltoso, ma le scelte di montaggio e il ritmo con il quale vengono mostrati corpi oleati, estratti iconici dai vari "Terminator", "Twins" e "Conan" e le interviste al personaggio nei più celebri salotti televisivi americani, rendono le circa tre ore di durata complessiva fluide e divertenti.

In "Arnold" è Schwarzenegger stesso a raccontarsi, in una lunga intervista che fa da fulcro al documentario. Lo schermo gli si stringe intorno al faccione squadrato e dalla bocca gli escono tante parole quanto fumo, tanti sono i cubani che consuma di minuto in minuto, di aneddoto in aneddoto. Con un’impostazione del genere è inevitabile che l’operazione abbia qualche risvolto agiografico, tuttavia la sceneggiatura non rifugge le zone d’ombra della carriera e della vita dell’attore. Il ritratto che ne viene fuori è dunque più sfaccettato di quello che si potesse auspicare e restituisce al più famoso personaggio pubblico austriaco di sempre un’ironia e un acume che comunemente non gli vengono attribuiti.

Intorno all’intervista centrale a Schwarzenegger se ne avvicendano numerose altre, che formano un coro che va dai vecchi colleghi dei tempi del culturismo a James Cameron, da Danny DeVito e Linda Hamilton a Susan Kennedy. L’apparizione che buca più lo schermo avviene però nel secondo episodio, quando a prendere la parola è il "rivale" di sempre Sylvester Stallone.

Se la visione d’insieme della vita di Arnold Schwarzenegger è nota ai più, e da questo punto di vista "Arnold" non potrebbe aggiungere troppo, la serie lo fa però dal punto di vista dei particolari. Ciascuno degli episodi offre dunque una ricchissima gamma di aneddoti, che vanno dall’incontro/scontro con Dino De Laurentis a quello con John Milius, dal dibattito con James Cameron riguardo la riscrittura di un’iconica battuta di "Terminator" all’istituzione di una tenda destinata al fumo di sigari nel giardino della presidenza della California.  

Arnold
Informazioni

titolo:
Arnold

titolo originale:
Arnold

canale originale:
Netflix

canale italiano:
Netflix

creatore:
Leslie Chilcott

produttori esecutivi:
Leslie Chilcott, Allen Hughes, Doug Pray

cast:

Arnold Schwarzenegger, Danny DeVito, James Cameron, Sylvester Stallone, Ken Waller, Jamie Lee Curtis, Susan Kennedy

anni:
2023