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La prima stagione della serie sequel di "Suburra" è un naufragio totale, un’operazione della quale è difficile salvare anche soltanto un aspetto

In principio fu il romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, "Suburra", dal quale vennero tratti l’omonimo film del 2015 e la serie in tre stagioni prodotta da Netflix tra il 2017 e il 2020 "Suburra – La serie". Entrambi i prodotti facevano parte della stessa operazione, condotta dalla casa di produzione Cattleya, volta a creare un vero e proprio franchise cine-televisivo made in Italy. Nel caso di "Suburra – La serie" si trattava infatti della prima produzione co-prodotta da Netflix Italia e destinata dunque alla distribuzione globale sulla piattaforma del colosso streaming americano.
Pur mutuando i personaggi e alcuni interpreti dell’ottimo film di Sollima (su tutti Alessandro Borghi nel ruolo del magnetico criminale ostiense Aureliano Adami), la serie faticava a costruire un universo criminale romano credibile e risultava troppo romanzata. Finanche posticcia, quando si trattava di inscenare oscure macchinazioni che interconnettono criminalità organizzata, politica e Chiesa, facendo risultare molte di queste grottesche, quando non proprio ridicole. Anche dal punto di vista visivo, il color grading e la fotografia massicciamente ritoccata della serie non reggevano il confronto con la Roma plumbea, piovosa e squarciata dai neon dei night-club del film di Sollima.
Il coinvolgimento di un nome del mestiere di spessore quale quello di Michele Placido (curioso che questi abbia preso il timone di una serie derivata dal film di Sollima, come a quest’ultimo capitò di fare, a parti invertite, con "Romanzo Criminale – La serie") permise però alle prime stagioni, in parte ben interpretate e debitamente ritmate, di evitare il disastro – che arrivò però ineluttabile con una terza e ultima stagione mai credibile, pasticciata e sconclusionata.

Tuttavia, i buoni riscontri di pubblico, che a oggi sembrano essere l’unico indicatore utilizzato da Netflix per decidere se confermare o cassare una serie o un franchise, insieme alla magra di contenuti che la divisione italiana della casa streaming sta vivendo, hanno portato alla produzione di una serie sequel intitolata "Suburraeterna". Artisticamente si tratta di un disastro annunciato. Annunciato però tanto quanto il successo di pubblico che, almeno a una prima analisi, sembra aver premiato il ritorno su piccolo schermo della faida tra famiglie criminali romane.
I poco credibili eventi di questa nuova serie cominciano circa tre anni dopo la drammatica conclusione di "Suburra – La serie", in una Roma in balia di politici, cardinali collusi e famiglie mafiose che faticano a colmare il vuoto di potere lasciato dalla dipartita di Aureliano Adami e Samurai (Francesco Acquaroli). Gli eventi di "Suburraeterna" girano intorno alla fantomatica realizzazione del nuovo stadio di Roma, da costruirsi rigorosamente con fondi vaticani (altrimenti sarebbe stato impossibile coinvolgere ancora una volta San Pietro), e vedono due politici, il solito Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro) e la new entry Ercole Bonatesta (Aliosha Massine), associarsi a turno con le casate criminose più temibili della città per riuscire ad aggiudicarsi l’appalto e guadagnare, di conseguenza, le redini della maggioranza comunale.
Nel frattempo, Alberto "Spadino" Anacleti (Giacomo Ferrara), unico personaggio rilevante della vecchia guardia ancora in gioco, è emigrato di soppiatto a Berlino. Dove conduce un’esistenza pressappoco perfetta: in circa tre anni, il bandito di origini zingare che non aveva nemmeno terminato le scuole dell’obbligo ha appreso e parla un tedesco abbastanza fluente, è diventato un dj di grido che si esibisce finanche al Tresor (uno dei club techno di culto della città) e vive una dolce storia d’amore omosessuale con il turco Mesut. I due stanno organizzando insieme il party della vita quando la fatidica chiamata volta a "riprenderci tutto quello che è nostro" ("Gomorra – La serie" docet) riporterà lo zingaro a Roma.

Già poco plausibile in termini di trama, il ritorno a Roma di Spadino non giova di un’invenzione di regia che sia una o di qualche colpo di scena realmente inatteso e dunque interessante. Anche le numerose sparatorie, gli assalti, gli inseguimenti in auto e i rapimenti, che si susseguono senza soluzione di continuità in una Roma completamente sguarnita di forze dell’ordine, sono girati in maniera piatta e tecnicamente ordinaria.
Una piattezza e una linearità che però non si traducono in realismo ed essenzialità, al contrario cadono sovente nella trappola dell’esasperazione. Tutto in "Suburraeterna" vorrebbe essere una scena madre, ma le caratterizzazioni dei personaggi e le loro interconnessioni sono così abbozzate che l’effetto sortito su uno spettatore mediamente esigente è soltanto quello di innescare una grande perplessità. La colonna sonora originale realizzata da Elisa Zoot e Ariel Lerner è onnipresente, non si lascia sfuggire nessun ralenti o zoom sull’espressione lacerata di un protagonista, cercando invano di incrementare un pathos che purtroppo non arriverà mai.
Non riescono a salvare la serie dal disastro totale due nuovi interpreti dall’indubbio talento, che avrebbero meritato personaggi migliori: Marlon Joubert nel ruolo di Damiano (del resto, abbiamo fatto la sua conoscenza in "E’ stata la mano di Dio" di Paolo Sorrentino) e Aliosha Massine in quello del sordido Ercole Bonatesta. Purtroppo, attorno a loro un deserto fatto di figuranti concentrati soltanto su tic nervosi e parlate coatte – terribile è da questo punto di vista il personaggio di Giulia Luciani (Yamina Birmi).

Il cliffhanger con il quale si chiude l’ultima puntata di "Suburraeterna" non lascia adito a dubbi: ci sarà una nuova stagione e ci aspettano scenari, per dirla con un termine giovane, decisamente cringe.

Suburraeterna
Informazioni

titolo:
Suburraeterna

titolo originale:
Suburraeterna

canale originale:
Netflix Italia

canale italiano:
Netflix Italia

creatore:
Ciro D'Emilio, Alessandro Tonda

produttori esecutivi:
Matteo De Laurentis

cast:

Giacomo Ferrara, Filippo Nigro, Carlotta Antonelli, Federica Sabatini, Marlon Joubert, Aliosha Massine, Federico Ceci, Alberto Cracco

anni:
2023 - In corso