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Salles, Stewart - Speciale On The Road

Il regista Walter Salles e una Kirsten Stewart trasgressiva come non mai raccontano la trasposizione cinematografica del bestseller di Kerouac

ROMA - A un passo dalla fine della saga di "Twilight", Kristen Stewart è già in un altro universo. Bye-Bye Bell, adesso la giovane pallida che ha fatto impazzire frotte di fan e persino (anche fuori dal set) il "vampiro" Robert Pattinson, balla da sola, si spoglia, diventa bionda e si offre come mai prima in trasgressiva versione nella traduzione cinematografica di "On The Road", romanzo-manifesto della beat generation by Jack Kerouac e avverte: "Una parte di me c'è anche nella trasgressiva Marylou che interpreto, nel senso che io sono cresciuta con valori tradizionali però ho una parte di me molto ribelle, perché ho avuto una mamma che mi ha trasmesso l'amore per la libertà". Meglio del mitico Kerouac allora che cosa c'è? Per di più su un romanzo che si cerca di portare al cinema da 30 anni, considerando che prima di arrivare alla regia di Walter Salles i diritti sono passati da Gus van Sant a Francis Ford Coppola? "Nulla - dice lei - per me è stato un vero salto, molto liberatorio". E film che lo stesso Kerouac aveva proposto nientemeno che a Marlon Brando che neppure gli rispose. Ora arriva al cinema diretto da un regista premio Oscar come Walter Salles e con la Stewart ha cercato di dare tutta se stessa nell'interpretare una moglie bambina. Tutta se stessa stretta nel desiderio di far qualcosa di completamente diverso, nel mettersi alla prova, anche se "quando ho letto ‘On The Road' a 15 anni per la prima volta mi identificavo nel narratore, in quello che guarda gli altri fare pazzie e poi le racconta".

Così l'attrice che giura di essersi sentita messa alla prova ma neppure troppo imbarazzata. E perché avrebbe dovuto? "Non mi vergogno perché non si vergogna la mia Marylou. Io poi sono una persona che ama mettersi alla prova. Mi piace spingere e spaventarmi quando affronto un nuovo ruolo. Sapevamo di dover andare sempre oltre e oltre così come fanno i protagonisti del romanzo e lo abbiamo fatto. E pensare che all'inizio stavo per rifiutare il personaggio, io sono molto diversa da lei e avevo paura di non riuscire a perdere il controllo".
E oggi che cosa vorrebbe invece il regista per questo film? "Mi piacerebbe che fosse visto da un pubblico giovane, che si abbandonasse al percorso anche doloroso dei giovani protagonisti che alla fine si interrogano sul senso della loro esistenza e che li spingesse a leggere il libro di Kerouac con la stessa passione con cui l'ho letto io a 17 anni, un'opera di rottura che mi ha segnato''.

Impresa rischiosissima, tanto che continua Salles, ''prima ho realizzato un documentario, percorrendo tutti i settemila chilometri descritti minuziosamente nel libro di Kerouac, intervistando quante più persone possibili legate alla beat generation, come Lawrence Ferlinghetti, incontrando John Cassidy, il figlio di Neal, il poeta icona della beat generation che nel romanzo si chiama Dean Moriarty".
Che cosa ha trovato alla fine del percorso? "Ho capito che ‘Sulla strada' non era un racconto sulla beat generation, che arrivò più tardi, ma sull'epopea di due giovani ventenni che non erano consapevoli che quei viaggi avrebbero cambiato la loro vita del tutto''.

Anche la Stewart è certa che questo viaggio dentro il viaggio di Kerouac l'abbia molto cambiata. Ma, intanto, l'ultimo capitolo di "Twilight" incalza e lei è ancora Bella, ma nulla è più come prima: "Stavolta sono non una liceale incerta e spaurita ma una guerriera, una vampira assetata di sangue". Siete avvertiti.





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