Il celebrato esordio di una promettente regista britannica arriva in Italia, dopo essere stato presentato e premiato a Cannes, durante l’inverno, prima in streaming tramite Mubi e poi gode di una, pur sporadica, distribuzione nelle sale (in questo caso almeno sistematica, grazie a Teodora Film). La pellicola narra di una vacanza in un’assolata località di mare del Mediterraneo orientale, focalizzandosi sulla giovane protagonista femminile e sui suoi dubbi e tormenti in una fase di crescita e trasformazione. A questo punto è scontata la domanda: si sta parlando del primo lungometraggio di Molly Manning Walker o di "Aftersun"? Dal momento che quasi ogni analisi, recensione e commento riguardo a "How To Have Sex" ha dedicato spazio a intessere legami, veri o presunti, fra le due pellicole si è qui deciso di affrontare subito il proverbiale elefante nella stanza e riflettere su quanto il film di Walker possa effettivamente essere "il nuovo 'Aftersun'" (anche considerando che il sottoscritto ha eletto l’esordio di Charlotte Wells a miglior film uscito in Italia nel 2023).
L’inizio stesso della pellicola pare tracciare parallelismi col film del 2022 (per quanto sia improbabile si tratti di riferimenti consci, anche alle luce dei pochi mesi che separano la presentazione dei due film), con una voce da uno speaker che introduce le protagoniste alla località balneare in cui trascorreranno le vacanze, per poi sterzare bruscamente e proporre uno stile nettamente diverso da quello di Wells. Ai lenti carrelli e alle inquadrature statiche e spesso prolungate di "Aftersun" Molly Manning Walker contrappone il ricorso abbondante alla camera a mano e un montaggio rapido, a tratti nervoso, tecniche ben rappresentative della brama di esperienze del trio di protagoniste, così come i silenzi intervallati da eteree tracce elettroniche della colonna sonora del film di Wells lasciano il passo a un uso del sonoro in generale eclettico ed espressivo e a un’abbondanza di brani pop e house diegetici (d’altronde la colonna sonora è stata composta dal producer James Jacob). Se a livello stilistico i due film divergono pertanto in modo piuttosto netto, anche dal punto di vista narrativo e tematico i punti di contatto sono sopravanzati dalle differenze, come la prima parte della pellicola evidenzia pure in questo caso.
"How To Have Sex" non è difatti una meditazione sulla memoria e sulla sua costruzione che si accompagna alle riflessione sul ruolo del medium audiovisivo in questa attività (e sulla sua eventuale impossibilità), attorno a cui molteplici tematiche si stratificano in un accumularsi di non detti, ma è piuttosto la cronaca, fisica e materica, di una vacanza all’insegna dell’eccesso di tre giovani ragazze alla fine delle superiori, e del trio di due ragazzi e una ragazza della porta accanto che fa loro da rispecchiamento. La narrazione non è pertanto sospesa e ondivaga, ma procede con l’impellenza di chi sa che ha pochi giorni (e soprattutto notti) da consumare, accumulando sballi vari, discussioni più o meno accese e più o meno piccoli drammi quotidiani, coi pochi momenti di ripiegamento introspettivo della protagonista Tara che rallentano la narrazione e rimarcano su quali temi ed eventi focalizzare la propria attenzione. Il bozzettismo quasi documentaristico dei primi minuti, col suo procedere per avventure senza conseguenze e piccoli rituali vacanzieri, lascia difatti progressivamente il passo alla vicenda dell’ancora vergine Tara e della sua quête che culminerà in uno sverginamento tutt’altro che gradevole, esacerbando sia il focus sul suo personaggio (ottimamente interpretato da Mia McKenna-Bruce) sia la svolta drammatica che caratterizzano la parte centrale e conclusiva del film.
Ponendosi a metà strada fra l’assalto sensoriale a suon di montaggio frenetico e musica fragorosa di un’opera come "Spring Breakers" di Harmony Korine e la persistente esplorazione dei corpi e di quello che si agita in essi mediante camera a mano incarnata da "La vita di Adele" di Abdellatif Kechiche (e ancora meglio da "Mektoub, My Love"), Molly Manning Walker decide con "How To Have Sex" di non percorrere a fondo nessuna delle due strade, col rischio però di trasformare il suo convincente coming of age in un teen drama come ce ne sono molti nell’attuale panorama mediale. Non deve apparire a questo punto sorprendente l’assenza di uno sguardo moralista su questa gioventù vogliosa di esperienze intense: come potrebbe esserlo nell’epoca di "Euphoria" (e più di un decennio dopo "Skins", verrebbe da aggiungere)? Dovrebbe semmai colpire come il film si adatti a una struttura narrativa rigida che si distanzia fin troppo velocemente dalle premesse così ben illustrate nei primi minuti del film, riconfigurando il racconto intorno alla percezione della protagonista (i dualismi amica comprensiva-amica odiosa, ragazzo sensibile-ragazzo insensibile, compagnia inclusiva-compagnia escludente etc.), finendo per fare di "How To Have Sex" un’opera molto più classica di quanto parrebbe inizialmente.
A differenza dei succitati modelli, l’esordio di Molly Manning Walker rientra pertanto perfettamente nell’ambito del cinema narrativo e del genere coming of age, parendo piuttosto un rovesciamento al femminile e più drammatico del tradizionale sping break movie, che progressivamente si scrolla di dosso l’ingenuo edonismo del filone e finisce per essere semmai una riflessione sui rischi della crescita e dei suoi presunti standard e sui limiti della cosiddetta sorellanza femminile. Un’evoluzione narrativa e tematica che, come già detto, riflette il percorso della protagonista e rende Mia McKenna-Bruce il nucleo pulsante della pellicola, spaccata a metà dall’apocalittica inquadratura di Tara che discende per le vie disastrate di Malia the day after. Non siamo così distanti da "It Felt Like Love", per quanto lo stile controllato e minimalista di Eliza Hittman sia ben distante da quello più eclettico di Walker, la quale ha fatto coerentemente dell’accumulo la cifra stilistica del proprio film. Sotto il peso dei tanti paragoni "How To Have Sex" rischia di andare in pezzi come la sua giovane protagonista sotto il peso delle aspettative sociali e del raffronto con le proprie amiche ma, sempre come lei, ha la resilienza e il coraggio di riuscire, a fatica, ad andare avanti per una propria, inferma e piena di incognite, strada.
cast:
Mia McKenna-Bruce, Lara Peake, Enva Lewis, Shaun Thomas, Samuel Bottomley, Laura Ambler, Eilidh Loan
regia:
Molly Manning Walker
distribuzione:
Mubi, Teodora Film
durata:
91'
produzione:
Film4 Productions, Head Gear Films, Heretic, Umedia, British Film Institute, mk2 Films, Wild Swim Fi
sceneggiatura:
Molly Manning Walker
fotografia:
Nicolas Canniccioni
scenografie:
Luke Moran-Morris
montaggio:
Fin Oates
costumi:
George Buxton
musiche:
James Jacob