Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
7.0/10

18x2 Beyond Youthful Days


"In quel giorno…
Che cosa vedrò nello spazio vuoto che emergerà in queste foto? Cosa sentirò vedendolo?"

"Another", Ayatsuji Yukito

Se la peculiare storia produttiva di "18x2 Beyond Youthful Days" può essere sicuramente una ragione per interessarsi alla nuova pellicola del prolifico Fujii Michihito vi sono molte altre motivazioni, alcune piuttosto evidenti, altre ben nascoste, per apprezzare un film che inizialmente, se non fosse proprio per le già citate questioni produttive, potrebbe parere niente più del più prevedibile coming of age sentimentale. "18x2" (d’ora in poi nominato soprattutto così, per brevità) nasce infatti a partire dal blog di viaggio in Giappone dello sviluppatore taiwanese Jimmy Lai, i cui non detti emotivi danno forma nella pellicola a un secondo viaggio, un viaggio nel passato che esplora le motivazioni profonde e personali delle peregrinazioni del protagonista Jimmy per il Giappone. Questa duplice direzione narrativa permette al racconto di procedere con equilibrio fino all’ultimo quarto della pellicola, quando la definitiva presa di coscienza di ciò che è avvenuto (che è sia del protagonista sia di chi guarda) mette in prospettiva l’esperienza di ambedue i viaggi e provoca una, forse imprevista, torsione narrativa in un’opera finora perfettamente lineare (nonostante la narrazione cronologicamente bipartita). Si ha così modo di assistere al "lato B" della storia, ovvero il viaggio a Taiwan compiuto 18 anni prima della backpacker nipponica Ami, finora interconnesso col "viaggio" nel passato, nel medesimo anno, del taiwanese Jimmy.

Ed è in questa esperienza che le due direzioni narrative finiscono per collimare, anzi collassare, dopo essere state a lungo separate da accorgimenti stilistici, come la diversa palette della fotografia e la contrapposizione fra la maggiore mobilità delle riprese ambientate nel passato e il montaggio più cadenzato del presente, e connesse dal montaggio mediante attacchi sul movimento, attacchi di direzione e tagli nascosti, non a caso sempre meno precisi e frequenti col procedere della narrazione. Il tempo che fu, rievocato da Jimmy, emerge sempre più difficilmente dalle deleuziane "falde del passato" grazie ai succitati accorgimenti stilistici (e per questo sempre più radi) ed è difatti un altro "tempo fuori di sesto", per dirla con Mark Fisher, una dimensione scardinata dalle proprie coordinate e proprio per questo fragile ed elusiva nella sua rievocazione. Non stupisce a questo punto che la rêverie di Jimmy inizi contemplando una cartolina rovinata e si accompagni subito alla rievocazione di quel passato nella forma di frammentarie, brevi, sequenze nel retromane formato 4:3, con tanto di artifici visivi a simulare le vecchie riprese digitali. Allo stesso modo è chiaro il perché i trascorsi rivissuti dal protagonista siano sottoposti a emendamenti, nella forma di minuscole differenze in espressioni e tempistiche che finiscono, quando si ha modo di assistere alla già citata prospettiva di Ami sulla vicenda, per fornire interpretazioni ben differenti sui medesimi dialoghi, sugli stessi incontri.

La untold herstory (per citare un altro bel film taiwanese, visto al FEFF dell’anno scorso) di Ami, per quanto forse troppo dilazionata e quindi in parte ridimensionata nel suo potenziale d’impatto emotivo (che d’altronde, nonostante il genere della pellicola, non sembra essere la priorità del regista), permette quindi ai due pilastri della trama di giustapporsi, di fondersi. Solo a questo punto si può raggiungere il fin troppo lungo finale, la "meta del viaggio" più volte discussa dai protagonisti del film, il quale giustappone l’ambientazione taiwanese del viaggio cronologico e quella invernale del viaggio topologico, così come gli accorgimenti stilistici utilizzati per differenziare le due dimensioni vengono ormai adoperati senza discriminazioni. Jimmy non sarà forse arrivato alla sua meta (dopo che nella prima sequenza del film l’abbiamo visto mentre veniva privato di tutto ciò che aveva realizzato fino ad allora) ma compiendo questo duplice viaggio sicuramente ha ritrovato una parte di sé (e non solo) che era perduta, finalmente estratta dalla "falde del passato" e ora infine accessibile, così come nel finale è accessibile un fugace scorcio su Ami, ritrovata dopo tanto tempo.

Nella sua semplicità tematica, al netto delle varie implicazioni che le curate scelte estetiche della pellicola possono suggerire, "18x2" finisce per ribadire lo stretto legame fra coming of age e road movie, due generi talmente tangenti da spesso mescolarsi, rendendo ogni viaggio topologico un percorso di crescita e trasformazione e facendo di ciascun percorso di maturazione una sorta di viaggio cronologico, come qua ribadito dalla giustapposizione dei due piani. Un legame più volte esplorato anche all’interno della cinematografia nipponica, come si evince anche dal più evidente riferimento del film di Fujii, ovvero il cult "Love Letter" di Iwai Shunji, omaggiato non solo da esplicite citazioni nel corso della pellicola ma anche dall’ambientazione in un Giappone innevato e dalla strutturazione bipartita del racconto. E ovviamente anche dal ricorso a una lettera come pretesto per iniziare a scavare nelle "falde nel passato", affrontando finalmente un grande trauma mai risolto mediante un viaggio che è anche, ma non solo, spaziale. In questo "Beyond Youthful Days" si avvicina molto anche a una delle pellicole più interessanti viste al Far East Film Festival 2022, il coming of age in minore "One Day, You Will Reach the Sea" di Nakagawa Ryūtarō, altra storia di un viaggio attraverso il Giappone che si fa anche esplorazione del proprio passato e, in quel caso, delle varie forme con cui l’audiovisivo può narrare la tragedia.

Laddove il film di Nakagawa si elevava però a riflessione universale, o quantomeno nazionale, sul lutto, trattando il tema del terremoto del Tōhoku e del relativo tsunami e della sua influenza sul Giappone contemporaneo, "18x2" mantiene fin dal titolo un focus strettamente personale, coerentemente con le matrici biografiche del progetto. Sebbene il film di Fujii funzioni anche come nostalgia movie, fungendo da efficace spaccato sulla vita giovanile nella Taiwan dei primi anni 2000, fra nippofilia e una nazione in rapida (ri)affermazione, è nella descrizione del mondo interiore di Jimmy, e in come questo determina le interazioni col mondo esteriore (i numerosi e segnanti incontri che fa nel corso del viaggio topologico), e lo stesso vale poi per Ami, che la pellicola trova la sua vera ragione d’essere. Da questo punto di vista "Beyond Youthful Days" non può che ricordare il cinema di Shinkai Makoto, da sempre autore di coming of age sentimentali che mettono al loro centro storie d’amore rese impossibili dai meri trascorsi della vita ("5 cm al secondo"), dalle differenze sormontanti fra i protagonisti ("Il giardino delle parole") o da catastrofi incommensurabili ("Your Name."), in cui non a caso il viaggio come nucleo della rielaborazione (ed eventuale superamento) di questa assenza ha assunto un ruolo sempre più preminente, culminato nel recente "Suzume".

Se la strutturazione in sezioni narrative che fluiscono l’una nell’altra, il realismo delle vicende narrate e la sostanziale apertura del finale, insieme, volendo, all’uso del colore, ricordano soprattutto "5 cm al secondo", d’altronde apice della prima parte della produzione di Shinkai, quella più strettamente influenzata dal cinema di Wong Kar-wai, "18x2" può essere avvicinato similmente anche all’ultima pellicola dell’animatore nipponico. Così come il viaggio per il Giappone dell’eponima protagonista di "Suzume" si trasforma presto in una serie di incontri che mettono in prospettiva la quête della ragazza, quello di Jimmy diviene, tramite le nuove, insperate, amicizie che si fa lungo il viaggio, una riflessione sulle ragioni stesse del viaggiare, e ovviamente del suo viaggiare. Solo dopo aver tanto vagato, come aveva fatto, come voleva continuare a fare, la pittrice di bozzetti Ami, è permesso al protagonista, così come a chi guarda, conoscere finalmente la ragazza, ribaltando il punto di vista su quanto visto fino a quel momento. Ami sarà scomparsa, come la filmofila Sumire di "One Day, You Will Reach the Sea", ma ciò che ha immortalato resta a cangiante eppure imperitura memoria di chi forse non si ha mai veramente conosciuto, per quanto lo si fosse voluto. E allora è tempo di tornare a casa.


28/04/2024

Cast e credits

cast:
Greg Hsu, Kaya Kiyohara, Joseph Chang, Shunsuke Michieda, Haru Kuroki, Hitomi Kuroki, Yutaka Matsushige


regia:
Michihito Fujii


titolo originale:
Qing chun 18x2 tong wang you ni de lü cheng


distribuzione:
Happinet Phantom Studios, Activator Co.


durata:
124'


produzione:
Jump! Boys, Babel Label


sceneggiatura:
Michihito Fujii, Hirokawa Hayashida


fotografia:
Keisuke Imamura


montaggio:
Tatsuma Furukawa


musiche:
Takashi Ohmama


Trama
Lo sviluppatore di videogiochi taiwanese Jimmy viene cacciato dalla sua stessa compagnia. Tornato a casa ritrova una vecchia cartolina inviatagli molti anni prima da una ragazza giapponese, Ami, incontrata 18 anni prima nel karaoke bar dove entrambi lavoravano e di cui si era innamorato. Approfittando di un viaggio di lavoro a Tokyo, l'ultimo, decide di partire per un viaggio attraverso il Giappone, e la sua memoria, per ritrovare Ami.