Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
6.5/10

Alienoid


Girato back-to-back col seguito "Alienoid: Return to the Future", andando a comporre quelle che essenzialmente sono due parti dello stesso progetto, il penultimo film del maestro del cinema di genere sudcoreano più disimpegnato Choi Dong-hoon gioca fin dal titolo del secondo film con la più iconica saga cinematografica che ha a che fare con viaggi nel tempo e affini, ovviamente quella di "Ritorno al futuro" di Robert Zemeckis. È solo uno dei tanti riferimenti e omaggi che va a sostanziare "Alienoid" e che contribuisce a farne un’opera di facile accesso e ancora più facile gradimento, sorretta com’è da interpretazioni in parte, da una trama avvincente, argutamente divisa in due linee narrative destinate poi a saldarsi, e da una confezione estetica in genere molto curata (per quanto la CGI, in particolar modo quella degli animali, sia a tratti poco convincente). Non risulta a questo punto peregrino definire il film di Choi come una sorta di stato dell’arte del cinema sudcoreano più pop, quello (ma non solo) che d’altronde ha sempre avuto nel Far East Film Festival una vetrina privilegiata per presentarsi ai mercati occidentali, come si potrebbe arguire anche dall’annuncio che il film (col sequel) sarà prossimamente distribuito in Italia, seppur probabilmente solo in streaming.

Arrivati a questo punto della recensione si potrebbe pensare che le uniche ragioni che possano rendere "Alienoid" interessante siano quelle produttive e distributive, finendo per assimilarlo a molta produzione sudcoreana vista recentemente al FEFF, composta da film di genere ricchi di stereotipi e che paiono più meritevoli per ragioni industriali che per quelle artistiche. Sia chiaro: il film di Choi è in primo luogo un progetto commerciale ma è proprio l’efficacia con cui porta a casa il risultato nonostante tutti i propri limiti a farne un’opera meritevole d’analisi, e di visione. Partendo difatti dalla commistione fra dramma storico, fortemente ispirato al wu xia pian hongkonghese e poi cinese, e film d’azione con una spolverata di poliziesco ambientato nel presente "Alienoid" propone un ibrido di generi che, anche se fosse già visto, meriterebbe comunque l’attenzione di chi guarda e che, non a caso, viene sbattuto in faccia agli spettatori fin dalla prima, adrenalinica, sequenza. Poi la narrazione si bipartisce, e più di una volta la sezione ambientata nella Corea del Sud dei nostri giorni risente di qualche calo di ritmo, ma per fortuna le elaborate coreografie dei combattimenti delle sequenze del passato, così come l’apprezzabile galleria di personaggi, permettono alla pellicola di proseguire quasi senza rallentamenti o momenti di stanchezza, confermandosi come una festa per gli occhi.

A sancire la fusione delle due sezioni narrative della pellicola, e anche dei vari generi che la compongono, è la trama fantascientifica che vede un gruppo di carcerati alieni costretti sulla Terra cercare di colonizzare il pianeta ai danni degli umani, mentre un duo di robot carcerieri (con l’aiuto di una giovane umana da loro adottata) tenta di bloccare i loro piani. Questa parte si dipana da quella contemporanea, meno convincente, e va a innestarsi nella apparentemente slegata (almeno all’inizio) sezione ambientata nell’ultimo decennio del XIV secolo, alla fine dell’era Goryeo, un’avventura che racconta con più linee narrative la ricerca di un misterioso artefatto (alieno, ça va sans dire) a opera di un gruppo di stregoni esperti di arti marziali. Sono proprio le elaborate coreografie da wu xia pian a valorizzare al meglio il florilegio di colori sgargianti e forme elaborate di questa parte della pellicola, ovviamente col supporto di una regia mobile che sa servirsi con efficacia del montaggio per rendere ogni duello diverso dall’altro, complici le differenti abilità dei partecipanti di questa strana caccia al tesoro. Non stupisce pertanto che la sezione ambientata nella Corea di oggi finisca per rivelarsi quasi un necessario tramite per arrivare alla sfavillante parte in costume, in cui il film di Choi ha finalmente la sua occasione di brillare e di distinguersi dalla usuale commistione fra umorismo sopra le righe, dramma famigliare e investigazioni che è al centro di buona parte del cinema pop sudcoreano.

È affascinante che una pellicola che si ispira come non mai al tradizionale cinema d’arti marziali cinese sia ambientata, almeno parzialmente, nell’ultimo anno della dinastia Goryeo, presto destinata a essere succeduta dal regno di Joseon, la cui posizione nei confronti della Cina fu quasi sempre di maggiore subordinazione. Pur non volendo suggerire interpretazioni storiche o politiche che probabilmente andrebbero ben oltre lo scopo di una pellicola così francamente e piacevolmente "d’intrattenimento", e di questa recensione, non si può non considerare interessante che un film dalla forma così innovativa (nel suo contesto, certo) sia locato proprio in un momento di simile trasformazione politica e culturale, in cui i residui fantastici e folklorici del passato medioevale della Corea e un contesto di grande irrequietudine sociale possono ricevere una considerazione, e una rappresentazione, migliore. Trasfigurando l’usuale cura per il décor e per le coreografie del cinema pop sudcoreano in una variegata avventura fra più linee temporali "Alienoid" può tranquillamente elevarsi a stato dell’arte della produzione succitata senza dimenticare di offrire alcuni validi spunti di riflessione, prevedibilmente sepolti dietro l’accumulo delle vicissitudini dei suoi molti protagonisti e dietro le elaborate coreografie da wu xia pian. Raramente film così apparentemente sciocchi si rivelano così intelligenti.


30/04/2024

Cast e credits

cast:
Ryu Jun-yeol, Ji Kun-woo, Kim Eui-sung, Jo Woo-jin, Yum Jung-ah, So Ji-sub, Kim Woo-bin, Choi Yu-ri, Kim Tae-ri, Lee Ha-nee


regia:
Choi Dong-hoon


titolo originale:
Oegye+in 1bu


distribuzione:
Amazon Prime Video


durata:
142'


produzione:
Caper Film


sceneggiatura:
Choi Dong-hoon


fotografia:
Tae-Kyung Kim


scenografie:
Lee Ha-jun


montaggio:
Park Jin-young


costumi:
Ryu Hyun-min, Oh Jung-geun


musiche:
Young-gyu Jang


Trama
Nel presente, in Corea del Sud, un duo di robot alieni funge da carcerieri per vari criminali del loro mondo d'origine, intrappolandoli dentro gli esseri umani, all'insaputa della bambina umana che hanno adottato. Sempre in Corea, ma nel 1391, un eterogenea torma di stregoni e avventurieri, molti dei quali non sono chi dicono di essere, si lancia alla ricerca di un misterioso artefatto dai grandissimi poteri. Il viaggio nel tempo, permesso dalla tecnologia degli alieni, unirà queste due linee temporali.