Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
5.0/10

[Attenzione: sono presenti spoiler]. Sulla scia di "Paskal: The Movie" (2018) e "Air Force The Movie: Selagi Bernyawa", la cinematografia malese produce un’altra pellicola celebrativa delle forze armate: "Coast Guard Malaysia: Ops Helang". Trattasi della guardia costiera notoriamente impegnata nella lotta alla pirateria. Nei mari asiatici il problema ha sempre avuto una certa rilevanza anche per una serie di circostanze, quali il fatto che, ad esempio, lungo lo stretto di Malacca, che separa Malesia e Indonesia, transita il 40% del traffico marittimo mondiale e proprio in questo passaggio obbligato si registrano ancora numerosi episodi di pirateria. Tuttavia, se da un lato è comprensibile l’enfasi delle autorità che ha accompagnato la realizzazione e l’uscita del film, dall’altro non ci pare che l’opera costituisca un prodotto cinematografico particolarmente apprezzabile.

Girato inizialmente sotto la regia di Hashim Rejab, il film ha probabilmente risentito del cambio al timone e dei tempi ristretti concessi in fase di realizzazione, causato dalla rinuncia di Rejab, cui è subentrato l’aiuto regista Pitt Hanif. Costui ha completato il lavoro nell’ottobre del 2019. Tra l’altro, pochi giorni dopo il termine delle riprese, Hanif è deceduto a causa del rovesciamento del natante su cui pescava. Una scritta che precede i titoli di testa ricorda infatti la sua tragica fine. Per quanto riguarda gli aspetti strettamente cinematografici, la produzione ha usufruito di cospicui mezzi realizzativi, non ultimo una nave di notevoli dimensioni della Guardia Costiera e un elicottero. "Coast Guard Malaysia: Ops Helang" non si esime dal fare bella mostra di tutto l’equipaggiamento e l’armamento dei paladini difensori della legalità marittima. Tuttavia, pur trattandosi di una pellicola fondamentalmente action, manca in modo imbarazzante di ogni tentativo di caratterizzazione o evoluzione dei personaggi.

La vicenda ha inizio con un episodio in cui gli uomini della guardia costiera in borghese agli ordini di Hafiz, il muscoloso e impavido protagonista, sono in mare aperto alla ricerca di un’imbarcazione sospetta. Giunti i SEALS, che nell’arco dell’intero film tolgono inevitabilmente le castagne dal fuoco in modo tanto prodigioso quanto diegeticamente prevedibile, l’imbarcazione sospetta viene data alle fiamme causando la morte del figlio di Samad, il villain di turno. Di qui il desiderio di vendetta di quest’ultimo che tempo dopo non esiterà ad architettare il rapimento di Hafiz e dei familiari convenuti su un’isola per la festa di fidanzamento dell’ufficiale. Le sequenze action nulla hanno da invidiare al campionario di fucili d’assalto, tute mimetiche, esplosioni, volti duri e muscoli tirati a lucido che si riscontrano nella corrispettiva produzione occidentale e asiatica. I duelli finali ripetono gli schemi narrativi visti più volte, quali ad esempio il fatto che i contendenti, fatto il vuoto intorno a loro, preferiscano misurarsi “sportivamente” senza ricorrere ad armi da fuoco. Un clichè dopo l’altro, insomma. Il film contamina poi l’action con il poliziesco in quanto nella trama vi sono tre personaggi che fanno il doppio gioco e al momento opportuno gettano la maschera: il responsabile marittimo Mustafa e un’agente donna, entrambi imbarcati con i SEALS.

Il vero punto debole del film è che la sceneggiatura riduce all’osso tutti i tempi morti estranei all’azione, delegando esclusivamente a quest’ultima il compito di tenere inalterata la tensione narrativa, la quale però non ci consente di entrare sufficientemente in empatia coi personaggi. I colpi di scena non sembrano particolarmente ispirati e la trama procede a tutta forza verso la conclusione. Dal punto di vista delle tecniche di ripresa, i rallenti enfatizzano l’entrata in gioco dei SEALS mentre tutti i preparativi ricalcano sequenze viste più volte nei film di genere occidentali. Con la differenza che nel film di Pitt Hanif le preghiere per il buon esito delle missioni sono recitate in arabo. Con un momento di sconcerto iniziale per lo spettatore occidentale, immaginiamo. Il finale lascia presagire che anche se i cattivi sembrano essere stati sconfitti, i conti sono ancora aperti. Speriamo che, in caso di un sequel, il regista e soprattutto lo sceneggiatore vorranno farci sapere qualcosa in più dell’Hafiz privato e dei suoi fidati commilitoni. In conclusione, le pellicole occidentali a cui Coast Guard Malaysia: Ops Helang attinge a mani più piene paiono essere, oltre a "The Guardian" (2006) e "The Rescue" (2020), "Mission: impossible" (1996), "Il cavaliere oscuro" (2008) e "Skyfall" (2012).     


01/05/2023

Cast e credits

cast:
Saharul Ridzwan, Julia Farhana Marin, Sabri Yunus, Adlin Aman Ramlee, Aziz M. Osman, Sherie Merlis, Jaja Iliyes, Hazama Azmi, Akmal Ahmad


regia:
Pitt Hanif


titolo originale:
Coast Guard Malaysia: Ops Helang


durata:
90'


produzione:
Arie Zaharie Production


sceneggiatura:
Jason Chong, Tommy Loh, Puovin Sandera


fotografia:
Sham Bin Mokhtar


montaggio:
Hapil Zan Mazlan, Anand R.


musiche:
Donald Bangkong, Reza Ramsey


Trama

Ai giorni nostri, nel corso della sua festa di fidanzamento su un'isola della Malaysia, il tenente della Guardia Costiera Hafiz viene rapito insieme ai suoi familiari da un gruppo di pericolosi pirati. Miracolosamente sfuggito alle loro grinfie gettandosi in mare, dovrà fare di tutto per liberare gli altri.