Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
7.0/10

Evangelion 1.0: You Are (Not) Alone


"E non dire più una parola così triste[1] quando te ne vai!"
Da "Neon Genesis Evangelion ep. 6" e da "Evangelion 1.0"

Tornando dopo neanche un decennio dalla sua (ri)conclusione alla propria creazione più nota e idolatrata, ovviamente "Neon Genesis Evangelion", Anno Hideaki decide di optare per una fedeltà all’originale che inizialmente pare millimetrica, limitandosi all’aggiornamento estetico di una delle più influenti serie anime di sempre. Sembra quindi che pure il regista che realizzò quella pietra miliare dell’animazione seriale non sia riuscito a superarla, perseguendo il semplice miglioramento di quei sei episodi iniziali nella forma di un lungometraggio di 100 minuti, un’operazione invero piuttosto frequente nell’interconnessa e fluida industria culturale e mediale nipponica.
Probabilmente molti spettatori che uscirono dai cinema dopo la visione di "Evangelion: 1.0 You Are (Not) Alone" (ma per brevità potremmo chiamarlo col breve sottotitolo giapponese "Jo"[2]) pensarono la medesima cosa, a riprova inoltre della crisi in cui uno dei generi un tempo centrali dell’animazione giapponese, il mecha, pareva essere entrato anche a partire dall’elevamento a potenza e grandiosa decostruzione del genere con "Evangelion". D’altro canto lo studio che aveva realizzato l’opus magnum di Anno, il leggendario Studio Gainax, stava proprio in quelle settimane concludendo il suo ritorno al mecha e allo shōnen, l’iperbolico esordio di Imaishi Hiroyuki "Tengen Toppa Gurren Lagann", a detta di molti una sorta di risposta propositiva alla cupezza e all’introspezione (e al realismo, ovviamente relativo) di "Evangelion" (fig. 1). Perciò pareva proprio che Anno avesse abdicato al compito, pur esplicitamente annunciato in una sorta di manifesto che accompagnò l’uscita nelle sale di "Jo", di aggiornare il Mito che lui stesso aveva fondato, di cui il film del 2007 sembrerebbe al massimo un ritorno con una migliore veste grafica e alcuni minuscoli cambiamenti di trama, non certo un rinnovamento. Ma la storia di "Evangelion", sia interna sia esterna all’opera, è sempre stata complessa e anche "You Are (Not) Alone" è molto di più di ciò che sembra, un punto di passaggio fondamentale di quel processo di (auto)decostruzione culminato col monumentale e controverso epilogo dell’intero franchise, "Thrice Upon a Time".


Fig. 1: Gainax contro Gainax, diverse interpretazioni del mecha battle shōnen
tra "Neon Genesis Evangelion" e "Tengen Toppa Gurren Lagann"

La scelta di iniziare con (quasi) le stesse inquadrature del 1995 (ma con le immagini del mare che riecheggiano "The End of Evangelion") permette di converso di ribadire fin da subito che qualcosa di significativo è cambiato, per quanto l’entità di questo mutamento non sia ancora chiara. E così come si ignora il perché le acque dell’oceano siano ora scarlatte come dopo il temuto Third Impact che concludeva la serie originale, che d’altronde al tempo di "Jo" è avvenuto, seppur in maniera extra-diegetica, così non si riesce ad afferrare la proporzione, e il senso, di ciò che è cambiato e ciò che è rimasto uguale in questo furbo esempio di riutilizzo di animazioni e disegni a distanza di oltre un decennio. La sensazione accompagna tutta la visione, trovando soluzione solo nell’ultimo terzo della pellicola, quando lo scontro con l’iconico Angelo trapezoidale Ramiel impone diversi aggiornamenti sia estetici sia narrativi, che costruiscono le basi per i ben più significativi cambiamenti contenuti nelle pellicole successive della tetralogia, a riprova di quanto il film del 2007 non sia solo una riedizione per il grande schermo dei primi sei episodi di "Neon Genesis Evangelion", quello che potremmo definire il primo arco narrativo dell’anime.


Fig. 2: ripetizioni e differenze fra "Evangelion" 1995 ed "Evangelion" 2007

Come d’altronde insegna l’esempio di "Psycho" i remake shot for shot non sono (quasi) mai realmente tali ma semmai ottimi esempi del principio di ripetizione, e variazione nella ripetizione, sempre centrale all’interno della produzione culturale popolare. Ed essendo la ripetizione un tema da sempre capitale in "Evangelion" (in primis "una storia che si ripete", per dirla con lo stesso autore[3]), la scelta di iniziare un progetto ambizioso come la "Rebuild of Evangelion" con un remake così ostentatamente mimetico permette di connotare immediatamente la tetralogia come un’opera metalinguistica che riflette sulla stessa serie da cui deriva e che rielabora, su sé stessa e sulla medesima natura rimodulativa della produzione culturale pop, in particolar modo di quella giapponese (fig. 2). Si può quindi sostenere che "Jo" non vada visto solo come una furba operazione commerciale o un timido tentativo di iniziare la rivoluzione del franchise senza scontentare i fan con troppe innovazioni (il regista infatti non ha mai dato molta considerazione a questo genere di critiche) ma come la versione in potenza della "Rebuild", una cellula totipotente da cui poi la tetralogia si svilupperà con ben altre, e ben più scoperte, ambizioni.


Fig. 3: lo scontro con Ramiel come sineddoche dei cambiamenti di "Evangelion 1.0"

"Evangelion: 1.0 You Are (Not) Alone" si riduce quindi al remake dei primi, eccezionali, sei episodi della serie del 1995 e al prologo della nuova saga? Ovviamente no. Il ritorno di Anno all’animazione quasi un decennio dopo il magnifico disastro de "Le situazioni di Lui e Lei" non risente solo del già citato metalinguismo maturato grazie alle sperimentazioni live action del periodo ma soprattutto dell’evoluzione delle tecnologie di animazione in computer grafica e del passaggio al più facoltoso sistema produttivo cinematografico, elementi che contribuiscono a fare del film del 2007 un’ottima vetrina delle potenzialità estetiche e tecnologiche del cinema d’animazione giapponese del nuovo secolo (shin seiki, d’altronde, come il titolo originale di "Evangelion"). Il passaggio a una palette cromatica più calda e brillante sembra rimarcare il continuo tentativo di magnificazione visiva, culminante probabilmente nel già citato scontro con Ramiel, le cui rinnovate configurazioni sono forse l’apice estetico dell’intera pellicola (fig. 3). Il riarrangiamento della colonna sonora del grande Sagisu Shirō sottolinea il maggiore pathos di quel combattimento a distanza, prolungato e reso più sofferto rispetto alla versione televisiva, in modo da ribadire anche la più netta maturazione dei protagonisti cinematografici (di Shinji, in primis), coerentemente col minore tempo a disposizione e la diversa direzione del racconto, e del discorso, che diverrà sempre più manifesta.


Fig. 4: il focus sulla tecnologia e sul funzionamento sistemico in "Evangelion 1.0"

In "Jo" viene riservato difatti meno spazio alla proverbiale autocommiserazione dello scostante protagonista, eliminando ad esempio quasi del tutto il suo vagare disperato dopo la devastante battaglia con il Quarto Angelo, che pur rendeva il (super-low budget) quarto episodio uno dei migliori della prima metà della serie. Un’altra vittima significativa del rinnovamento dell’incipit di "Evangelion" è il minore focus sulla componente economica e gestionale della guerra agli Angeli, a suo tempo molto apprezzata per il realismo che conferiva all’organizzazione della Nerv (ma sminuita in parte già ai tempi di "The End of Evangelion"), ma che però non corrisponde a un venire meno della considerazione per l’elemento tecnico. L’aumento del budget favorisce difatti un’attenzione ancora più maniacale a macchinari, strutture e riparazioni, i cui dettagli e il cui funzionamento vengono approfonditi grazie al copioso ricorso alla computer grafica (fig. 4). La passione otaku di Anno per il funzionamento dei sistemi meccanici accompagna i suoi progetti fino dagli esordi con "Gunbuster" (1988), rispecchiandosi anche nell’ossessione quasi feticistica per le mani che rendono possibili la costruzione e il funzionamento di quei sistemi. Essa era centrale anche nella serie del 1995, citata d’altronde nel dialogo interiore fra Shinji e Rei durante il Third Impact in "The End of Evangelion" sull’utilizzo delle mani come strumento di creazione e distruzione (in primis di relazioni)[4], ma fin dall’incipit della "Rebuild of Evangelion" ottiene una centralità ancora maggiore, producendo una sinfonia di mani che si stringono, che afferrano, che si evitano, che schiaffeggiano, che salutano, che scrivono, che creano (fig. 5).


Fig. 5: sinfonia di mani

Forse è su questo punto che molto di ciò che si è scritto su "Evangelion: 1.0 You Are (Not) Alone" può collimare, nel punto in cui l’enfasi sull’elemento manuale e quindi tecnico e sul potenziale creativo (e distruttivo) dell’umanità che ne deriva ("gli uomini sono intelligenti perché hanno le mani", pare affermasse Anassagora) può divenire anche una sottolineatura del valore di vetrina tecnologica e di capacità produttiva che la "Rebuild of Evangelion" è e pertanto dell’opera di fiero "artigianato industriale" a cui questa pellicola così marcatamente riproduttiva e commerciale non può che essere avvicinata. Da sempre un coacervo instabile di convenzioni industriali, tensioni autoriali, rodatissimi cliché e decostruzioni inattese, il franchise di "Evangelion" è a suo modo sineddoche dell’industria dell’animazione giapponese ma anche una sorta di tavola di Rorschach in cui spettatori ed esegeti possono rispecchiare sé stessi e le proprie opinioni. Basterebbero questi motivi per motivare il ritorno al mondo creato da Anno Hideaki ma, come si è già visto, e si vedrà più nel dettaglio nel prossimo futuro, ovviamente c’è molto di più dietro al rebuilding di "Neon Genesis Evangelion".




[1] Ci si riferisce a さようなら "sayōnara", espressione idiomatica che denota un allontanamento con una forte valenza di finalità, pertanto traducibile con "addio", piuttosto che il ricorrente "arrivederci". Guarda caso un termine centrale nell’ultima pellicola della tetralogia

[2] Il nome della prima sezione nelle opere teatrali e musicali classiche giapponesi, come il teatro Nō e la musica gagaku

[3] H. Anno, "Considerazioni sulla Nuova Versione Cinematografica", 28/09/2006, il succitato documento programmatico che accompagnò poi l’uscita cinematografica di "Jo" e le successive versioni home video della pellicola

[4] "Nessuno mi vuole. E allora morte, morte a tutti" "Se è così, a che cosa servono le tue mani?"


24/08/2022

Cast e credits

cast:
Megumi Ogata, Tetsuya Iwanaga, Corrado Conforti, Tomokazu Seki, Liliana Sorrentino, Yuriko Yamaguchi, Massimo Corvo, Fumihiko Tachiki, Valentina Mari, Megumi Hayashibara, Stella Musy, Kotono Mitsuishi, Daniele Raffaelli, Stefano Crescentini


regia:
Hideaki Anno


titolo originale:
Evangerion Shin Gekijōban: Jo


distribuzione:
Dynit


durata:
98'


produzione:
Studio Khara


sceneggiatura:
Hideaki Anno


fotografia:
Toru Fukushi


scenografie:
Hideaki Anno, Hiroshi Kato, Tatsuya Kushida


montaggio:
Hiroshi Okuda


costumi:
Character designer: Yoshiyuki Sadamoto


musiche:
Shirō Sagisu


Trama

La storia di Neon Genesis Evangelion con qualche piccolo cambiamento.
In sintesi, quindici anni dopo l'evento catastrofico noto come Second Impact, gli Angeli, misteriose creature legate a quell'evento, iniziano ad attaccare la Terra all'apparente ricerca di ciò che si cela nella base dell'organizzazione internazionale Nerv, sotto Tokyo-3. Shinji Ikari, figlio del comandante dell'organizzazione, viene convocato per guidare un Evangelion, un gigantesco mecha biomeccanico, nel tentativo di opporsi agli Angeli, una responsabilità che si rivelerà per lui molto gravosa.