Ondacinema

recensione di Diego Testa
4.0/10

Il blockbuster americano è sempre a caccia di iconografia da cui mungere il franchise. Indipendentemente dal periodo di riferimento, la riesumazione dell’iconografia visiva condivisa permette alle major di rivaleggiare con l’altro grande rituale cinematografico: il Marvel Cinematic Universe. Quest’ultimo, tuttavia, non è stato esente dall’appropriarsi di immaginari condivisi, se si pensa agli Spider-men con cui farcire "Far From Home". Dunque, la (ri)condivisione, che sia il ricordo di un certo feticcio della cultura pop (le operazioni di reboot/remake dei classici Disney, ad esempio, ma anche "Top Gun: Maverick"), che sia parte di una serialità filmica ottundente (Star Wars come Marvel), permette al franchise di Jurassic World di collocarsi tra i migliori rilanci nostalgici dell’industria in termini di incassi (il primo capitolo è l’ottavo miglior incasso di sempre1).

Si apprezza ancora oggi la pervicacia dell’immaginario firmato da Steven Spielberg nel 1993: il suo "Jurassic Park" fu il monster movie delle meraviglie, un lunapark della serie-b in cui rifare "Lo squalo" e "Indiana Jones". Questo immaginario, impossibile da replicare per Colin Trevorrow, si riduce fin da subito alla dinamica del visitatore scarsamente affascinato dal dinosauro di "Jurassic World" che, insieme al seguito "Il regno distrutto", diviene un bilanciatissimo, innocuo e consapevole progetto referenziale e citazionistico. Trevorrow e soci avevano intelligentemente imboccato la via meno rischiosa, confezionando un primo capitolo autoironico (il parco quasi-funzionante, il dinosauro perfetto) e un seguito inutile ma impreziosito dal tocco oscuro di Juan Antonio Bayona (il brachiosauro ucciso dall’eruzione, il raptor nella stanza del bambino).
"Jurassico World – Il dominio" è inspiegabilmente escluso da questa sicumera progettuale, esaurendosi come il film che, per evitare di (ri)fare "Jurassic Park", giogioneggiandone gli aspetti ma tradendone lo spirito, (e)semplifica in modo posticcio la creatura spielbergiana.

Le premesse narrative di "Dominio" mettono al centro le vicende dell’ennesima corporazione i cui progetti sono evidentemente loschi. Quello che è sempre stato un cappello narrativo di "Jurassic Park", il sottofondo fantascientifico b-moviesh proprio della produzione libraria di Michael Crichton (i vari "Andromeda", "Congo", "Sfera" parlano da sé), qui diviene pericolosamente il nucleo della narrazione: Trevorrow, il J.J. Abrahams dietro alla trilogia Jurassic, porta il film sugli stridenti binari del thriller cospirazionista per abbracciare in toto la questione ecologico-medico-etica della trama.
E dunque invece di imbastire la premessa del
disaster movie coi dinosauri paventato, desiderato2, "Dominio" finisce (anche) per rifare davvero il solito brodo.
Difatti
oltre alla riproposizione dei soliti biomi laboratorio/foresta in cui ambientare le scene d’azione, la sceneggiatura vira verso il film d’azione da cartolina allestendo la manfrina del trip movie (un paio di location poco sfruttate). Insomma, "Dominio" è indeciso se assorbire ancora una volta le dinamiche del franchise oppure valorizzare altri tratti a cui Trevorrow e Carmichael si ostinano a dare una rappresentazione tra il grottesco e il faceto (le cavallette come metafora dell’apocalisse ecosistemica?).

Il risultato è un avvilente poltiglia di scenette a cui Trevorrow non prova a dare omogeneità e nemmeno un’idea estetica
che valorizzi il comparto artistico digitale. Costruzione della tensione zero, azione girata e montata a bpm alti e frastornanti, non c’è un momento di "Dominio" in cui si mostri un vezzo estetico, uno slancio creativo (a parte il mercato nero di dinosauri a Malta, in cui Trevorrow forse si toglie lo sfizio di starwarsizzare i suoi dinosauri quasi fossimo su Tatooine, dopo il rifiuto della sua sceneggiatura per Episodio IX). Questo terzo "Jurassic World" disattende un po' tutte le aspettative spattatoriali e (meta)testuali (il tema di John Williams sgonfio e fuori tempo massimo), autoinfliggendosi l'idea stessa di partenza della trilogia per cui non c'era più spazio per la meraviglia, e dunque non vale la pena nemmeno provarci secondo i suoi autori.

Constatato dunque che le novità sugli insetti di laboratorio non carburano e che i dinosauri fanno i dinosauri ma male e in più scenette
attaccate da sputo e patina estetica anestetizzante (per dirne una tra tante, a Spielberg la differenza tra animatrone e CGI serviva concretamente, qui è un vanto produttivo indifferente), rimane la questione della riesumazione fossilizzata dei personaggi noti del capostipite. La dimostrazione del vuoto in cui gira "Dominio" la innesca il ritorno di Grant-Sattler-Malcolm in funzione sostanzialmente di quel ritualistico ritrovarsi a condividere un oggetto pop ristrutturato alle logiche del mercato cinematografico contemporaneo (ma pur sempre citazionistico-nostalgico). Si perdoni la similitudine, ma voler importare l’elemento più debole di "Jurassic Park", ossia i personaggi la cui forza stava nel carisma e nella contestualizzazione del testo di Spielberg, si traduce in aria calda dopo un mal di pancia lungo centoquarantasei minuti e nella peggior prova di questa trilogia, figlia di un imperdonabile disinteresse a gestire un testo degli anni Novanta semplice quanto funzionale (oggi quanto ieri).

 


1 Fonte: Boxofficemojo.com

2 Paradossalmente la miglior restituzione di questa premessa narrativa la troviamo nei corti a promozione del terzo capitolo: "Battle at Big Rock", in cui per l’ennesima volta si rifà il verso al capostipite con tutte le contestualizzazioni di scrittura del caso (intelligente il parallelismo tra famiglia umana e animale), e "The Prologue" in cui la questione del realismo digitale per ricreare la preistoria e la scenetta del T-Rex al drive-in bastano al testo filmico per reggersi amabilmente in piedi.


03/06/2022

Cast e credits

cast:
BD Wong, Bryce Dallas Howard, Sam Neill, Laura Dern, Jeff Goldblum, Mamoudou Athie, Scott Haze, Dichen Lachman, Daniella Pineda, Omar Sy, Chriss Pratt


regia:
Colin Trevorrow


titolo originale:
Jurassic World Dominion


distribuzione:
Universal Pictures


durata:
146'


produzione:
Amblin Entertainment, Perfect World Pictures, Universal Pictures


sceneggiatura:
Emily Carmichael, Colin Trevorrow


fotografia:
John Schwartzman


scenografie:
Kevin Jenkins


montaggio:
Mark Sanger


musiche:
Michael Giacchino


Trama
A quattro anni dalla distruzione di Isla Nublar, gli equilibri del pianeta sono andati ridefinendosi con i dinosauri che coabitano con gli esseri umani.
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