Ondacinema

recensione di Alberto Mazzoni
7.5/10

La prima animazione di "Spider-Man: Across the Spider-Verse" è astratta: su uno sfondo nero, dei tratti ondulati vibrano rappresentando il suono della batteria di Gwen Stacy. Dura un istante, ma sembra di esser più in un film di avanguardia che in un blockbuster hollywoodiano. Il livello dell’animazione del film a partire da quel momento non scende per un istante. Del resto le ambizioni artistiche sono esplicitate dalla scena, sempre nel prologo, in cui un combattimento tra super-esseri trasforma una mostra di Koon in una installazione di Banksy. Se l’episodio precedente aveva stupito ed entusiasmato per il  grande uso dei diversi livelli di grana, del fuori fuoco, dell’alternarsi di immagini bi- e tri-dimensionali e dello split screen, questo film alza il livello del gioco incorporando davvero la storia nel tessuto stesso della grafica. Basti citare gli sfondi acquerellati dell’universo di Gwen (osservate come mutano, sciogliendosi e ricomponendosi durante le sue discussioni col padre), o il personaggio di Hobie Brown/Spider-Punk, che è composto da collage di grafica a bassa risoluzione come quelli dei volantini e delle fanzine punk anni 70-90. Forse nel circuito mainstream solo la Pixar si era spinta a tanto (ad es. il segmento della concettualizzazione di "Inside Out"), ma soltanto per brevi episodi all’interno di ciascuna pellicola, mentre qui si tratta di un continuo durante tutto il film. Questa ricchezza grafica non va a discapito della fluidità dell’animazione, anzi la limpida frenesia delle scene d’azione rivaleggia con i combattimenti dell’anime "Demon Slayer" come vertigine. Davvero non si è mai vista una animazione tanto variegata divertente e ricca di significato in questo tipo di produzione.  

Dei personaggi del primo film (consigliato) ritroviamo Gwen Stacy, che grazie al corto pre-titoli diventa di fatto la co-protagonista, Peter B. Parker nuovamente mentore pasticcione, e ovviamente Miles Morales. In tutti questi casi i personaggi sono arricchiti da riflessioni sulla genitorialità: le super-personalità di Gwen e Miles li mettono in conflitto con i propri genitori e, su un piano più leggero, Peter si trova a gestire una figlia neonata durante le scene d’azione. Ma la faccenda è gestita in modo più interessante e meno melenso che nella maggior parte dei film mainstream: tra le new entry – tutte notevoli – c’è Spider Woman che si tuffa nell’azione con una moto a gravidanza avanzata…. In tutto il film del resto l’equilibrio tra commedia, azione, momenti riflessivi è gestito molto bene, prendendosi i giusti tempi e il giusto respiro. Chiudono la carrellata dei personaggi-ragno la simpatia di Spider-Man India, che fa un po'  da contrappeso alla gravitas di Spider Man 2099 (un cattivo/buono interessante) e soprattutto il già citato Spider Punk che giustamente porta un simpatico elemento anarchico a tutta la storia.

La storia in questione ha giustappunto un bell’arco, peccato che questo arco venga interrotto. Da una parte abbiamo un antagonista che progressivamente e con credibilità passa da essere una gag ambulante a diventare una inquietante minaccia apocalittica (ricorda un po' Mr. Nobody della serie "Doom Patrol"). Dall’altra del vaghissimo concetto di "Spider-Verse" ("Ragno-verso" (?)) viene fornita nell’unico spiegone del film una descrizione se non proprio sensata almeno autoconsistente: non sono possibili tutti gli universi, ma solo quelli in cui una sequenza standard di avvenimenti ("il canone") porta all’esistenza di un personaggio che sia una variazione del tema "Spider Man", quindi è importante che questa sequenza sia rispettata, pena la sparizione dello specifico universo in cui viene a mancare. Ovviamente all’interno di questa struttura la chiave di volta che rischia di crollare è proprio l’universo di Miles. Peccato però che nel momento in cui questi due conflitti giungono all’apice, beh sono passati 140 minuti, tanti saluti a tutti ci vediamo tra un anno e mezzo col finale della trilogia, dove rivedremo pure alcuni personaggi della prima pellicola che in questo non sono stati nemmanco nominati. Questa scelta produttiva è frustrante. E’ l’unico serio difetto di una pellicola ambiziosa e riuscita.

Nota finale: perché negli anni ’20 domina il multi-verso? Il più grande incasso del 2021, il trionfatore a sorpresa degli Oscar 2022, l’ultimo film del Dr. Strange, tutta questa serie di animazione, presto anche il primo film della DC sul tema (anche se il concetto a livello di fumetti lo hanno introdotto loro…). Qual è il sentimento che queste pellicole ambiscono ad intercettare? Da una parte c’è una frustrazione a livello individuale – quali scelte/coincidenze avrebbero portato a versioni diverse di noi stessi? Ma questo livello individualista e limitato è presente solo in EEOAO, rivolto a un pubblico adulto. Nello Spider Verse non è così: si tratta veramente di universi completamente diversi, mondi alternativi in cui i giovani personaggi vogliono andare per uscire dalla gabbia soffocante di una realtà alla quale dalla nascita viene loro detto che non c’è alternativa. Altri mondi sono possibili? Nel già citato "Multiverso della follia" della Marvel la giovane protagonista America Chavez dice a uno stupito (e un pò boomer) Dr. Strange  "Il cibo è gratis in molti universi – è strano che voi dobbiate pagarlo". Se i multiversi possono servire ad ampliare il campo del possibile, ben vengano.


04/06/2023

Cast e credits

cast:
Shameik Moore, Hailee Steinfeld


regia:
Justin K Thompson, Kemp Powers, Joaquim Dos Santos


titolo originale:
Spider-Man: Across the Spider-Verse


distribuzione:
Eagle Pictures


durata:
140'


produzione:
Sony Pictures Animation


sceneggiatura:
Phil Lord


montaggio:
Mike Andrews


musiche:
Daniel Pemberton


Trama
Miles Morale rischia di far crollare l'intero multiverso.