Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
7.0/10

La cinematografia taiwanese sbarca al FEFF XXVI con la pellicola di Hsiao Ya-chuan, uno tra i suoi più apprezzati registi. Hsiao è cineasta affermato e padrone dei delicati meccanismi che permettono di coniugare le aspettative del pubblico senza rinunciare a uno stile comunque personale e che rifugge dalla comfort zone del cinema di genere. "Old Fox", che si è già imposto sul mercato interno nel corso del 2023 anche grazie a quattro importanti riconoscimenti al Golden Horse Film Festival, si sottopone così al giudizio di un pubblico lontano dalla temperie storico-culturale del suo autore.

Hsiao Ya-chuan, dopo aver lavorato assistendo nella regia il grande Hou Hsiao-hsien in "I fiori di Shanghai" (1998), ha intrapreso una strada propria che lo vede oggi al suo quarto lungometraggio. Il suo esordio "Mirror Image" (2001), mentre sul piano stilistico si segnala per un impiego eccentrico della macchina da presa, tanto nel suo posizionamento quanto nella gestione degli spazi, visto che la quasi totalità del girato è realizzato all’interno di un banco dei pegni con riprese prevalentemente dal basso, su quello narrativo affronta temi quali la riflessione tutta laica sul rapporto tra destino, caso e libero arbitrio, senza rinunciare in filigrana alla denuncia sociale, giacché è un’improvvisa indigenza a spingere larghi strati della popolazione a contrarre prestiti impegnando  beni rifugio. Nel terzo cortometraggio, "Father to Son" (2018) è il tempo, ossessione della modernità, a essere il fulcro della pellicola, con un gioco di rimandi tra presente e passato lungo l’asse padre-figlio-nipote, evidenzianti due piani temporali distinti epperò comunicanti sul piano logico. La sfida virtuosistica consisteva qui nella conservazione delle medesime location, che garantiscono tuttavia allo spettatore la dimensione diacronica grazie alle nette scelte di fotografia.

Tornando a "Old Fox", esso rappresenta l’emancipazione da certo virtuosismo nelle scelte di inquadrature, che potremmo considerare un peccato di gioventù, ma al contempo marca la ferrea volontà di rimanere distante dalla tentazione del cinema di genere, sollevando ulteriormente l’asticella. Così, una delle carrellate più interessanti del film mostra in assoluta continuità prima la sala del ristorante dove lavora il padre del protagonista e poi le cucine nelle quali in fretta e furia il figlio consuma un pasto stando appollaiato su una sedia, con la premura di non intralciare il via vai dei camerieri, presso un tavolo che di lì a poco fungerà da scrivania. Anche il padre consuma i pasti, ma in piedi. In questa sequenza, apparentemente banale ma illuminante, c’è tutta la disintegrazione del concetto di spazio privato, domestico, umano, intimo, e il suo sacrificio all’entropia biologica del lavoro.

Se nell’implacabile "Parasite" (2019) di Bong Joon-ho i protagonisti, per quanto abbietti, conservavano almeno il diritto a nascondere il minimo comun denominatore dell’indigenza in uno spazio nel quale essere sé stessi, in "Old Fox" tutto ciò non è concesso. Lo scardinamento del rapporto intimo, familiare ed educativo tra padre e figlio è tale che i fondamenti etici vengono impartiti dal boss che gestisce il patrimonio immobiliare del quartiere. Infatti, quando quasi per caso il piccolo Liao Jie sale da solo sulla macchina di boss Xie, inizia un dialogo che nel corso del film porta il ricco proprietario a diventare il suo mentore, un po’ come accade in non pochi film di Clint Eastwood ("Un mondo perfetto", "Gran Torino").

Qui Hsiao Ya-chuan si riappropria della riflessione sul tempo e sulla condizione umana, distanziandosi nettamente da quello che poteva essere il facile modello hollywoodiano del bambino cresciuto senza un padre. Piuttosto, l’anziano vede nel bambino sé stesso. Lo scavo interiore sull’ora ricco Old Fox, centellinato sequenza dopo sequenza e che regala una certa suspense, rivela un passato (ovvero un’infanzia) altrettanto difficile. Il bambino nutre un desiderio e lo confessa al boss: quello che il padre possa avere uno spazio in cui aprire un salone di parrucchieria. Si tratta di un clichè che tuttavia non infiacchisce il film. Essendo infatti numerosi i film taiwanesi incentrati su tale figura professionale, ("Day Off", di Fu Tyan-yu, o "Miss Shampoo", di Giddens Ko) il regista lo lascia sullo sfondo, preferendo dirottare il focus sullo scavo psicologico. L’intera pellicola, senza ammantarsi di istanze politiche, tiene viva sotto traccia la polemica contro le speculazioni finanziarie alla base dello scoppio della bolla asiatica e del conseguente tracollo economico di parecchie famiglie taiwanesi, e non solo.

Nonostante tali aspetti collimino con la biografia del regista, a parere di chi scrive ciò non toglie né aggiunge alcunché valore al film, opera matura e di un autore che sa il fatto suo. A Hsiao Ya-chuan va riconosciuto di aver mostrato, senza enfasi né retorica, come un bambino orfano di madre sussuma sulle proprie fragili spalle il peso di un’esistenza già difficile per un adulto, il quale tenta di uscire dalle sabbie mobili della precarietà prima che anche il figlio ne venga trascinato verso l’abisso. "Old Fox" è assai pregevole anche per le scenografie e i costumi: gli interni lussuosi dell’auto del boss così come i disadorni vani del piccolo appartamento di Liao Jie sono muti ma dicono molto.


26/04/2024

Cast e credits

cast:
Mugi Kadowaki, Eugenie Liu, Akio Chen, Kuan-Ting Liu, Run-yin Bai


regia:
Hsiao Ya-chuan


titolo originale:
Lao hu li


durata:
112'


produzione:
BIT Production Co., Ltd. Tomorrow Together Capital Bossdom Digiinnovation Co., Ltd.


sceneggiatura:
Hsiao Ya-chuan, Chan I-wen


fotografia:
Lin Tse-chung


montaggio:
Chu-Chun Tao


musiche:
Chris Hou


Trama
Taiwan, fine anni 90. Liao Jie è il figlio di un umile cameriere che sogna di aprire un salone di parrucchieria, ma la crisi economica morde e il costo dell'affitto impedisce di risparmiare a sufficienza.  Un giorno di pioggia il bambino si vede offrire un passaggio nella lussuosa berlina di uno sconosciuto che si rivela essere il proprietario dell'appartamento. Fattosi coraggio, Liao Jie chiede all'uomo un sostegno per realizzare il desiderio del padre.