drammatico, storico | Italia/Belgio/Svizzera (2024)
Tra 1943 e 1944, Margot Wölk consumò due pasti al giorno nel quartier generale hitleriano della Tana del Lupo, gli stessi pasti successivamente serviti al Führer. Il suo compito era saggiarne la sicurezza e, in caso di tossicità, ammalarsi ed eventualmente morire in nome del proprio leader. Nelle sue testimonianze ricorda di non averlo mai visto di persona, di aver ricevuto piatti curati, salutari, mai a base di carne.
Liberamente rielaborata nel romanzo "Le assaggiatrici" di Rosella Postorino, la testimonianza della Wölk è d’ispirazione, dunque, anche all’omonimo adattamento cinematografico diretto da Silvio Soldini, in particolare per la genesi della giovane protagonista, Rosa Sauer (interpretata da Elisa Schlott). Ennesima rievocazione su grande schermo degli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, "Le assaggiatrici" di Soldini si inserisce nello specifico filone narrativo di opere che, per discutere di guerra da nuove prospettive, si discostano dal mostrarne i conflitti più espliciti (basti citare i recenti "La zona d’interesse" di Jonathan Glazer, e "Vermiglio" di Maura Delpero). La narrazione si confina di fatto nel periferico villaggio di Rastenburg, tra le cui famiglie vengono selezionate le sette ("giovani e sane") donne tedesche, a cui imporre il ruolo di assaggiatrici personali di Hitler.
Il tentativo di trasporre un punto di vista cinematograficamente inedito, è coerente con la scelta del soggetto delle assaggiatrici, figure delle quali fino a pochi anni fa non si conosceva l’esistenza. Estranea al ruolo militare, selezionata per contingenza, e di estrazione popolare, Rosa Sauer veste uno sguardo d’eccezione, un potenziale punto di vista interno ma ideologicamente non allineato sulla quotidianità della Tana del lupo, uno dei nervi più "intimi" del partito nazista. Eppure, e nonostante la particolarità dell’incipit, la specificità del personaggio di Rosa non appare mai sviluppata oltre la premessa: è quindi limitata al costante, ma superficiale, ribadire la prossimità delle donne rispetto agli alloggi del Führer, e al timore (prevalentemente iniziale) della potenziale letalità della mansione svolta.
Apparentemente incerto su come gestire i presupposti di trama, Soldini sembra piuttosto perdersi in un groviglio di luoghi comuni sulla brutalità della guerra, sullo squilibrio mentale di Hitler, e sulla spietatezza del regime. Una denuncia convinta ma pregna di ovvietà a cui il regista intreccia un, altrettanto banale, aggregato di clichè sulla resilienza e solidarietà femminile in tempo di guerra. Piuttosto fuori luogo, è infine la deriva di trama nella direzione del melodramma romantico, dai tropi riconducibili a quelli di un romanzo Harmony non riuscito pienamente.
All’infuori dei limiti dati dalla scontatezza dello sviluppo narrativo, è lodevole la ricostruzione storica di ambienti e costumi, nonché il lavoro delle interpreti. Le performance non sono però supportate né da una sceneggiatura né da una ricerca registica atte a valorizzarne la pluralità degli sguardi, ma che al contrario appiattiscono le protagoniste in stereotipi pre-impostati (quali l’eroina tragica, l’amica ribelle inizialmente ostile, la ragazza ingenua e romantica, la cinica donna matura, la sostenitrice del partito, e così via). L’approccio derivativo si estende anche alle soluzioni visive e al sonoro, in una direzione che non si discosta mai dagli stilemi tipici di messa in scena della Seconda Guerra Mondiale.
In conclusione, "Le Assaggiatrici" di Silvio Soldini delude per l’estrema impersonalità con cui appiattisce un soggetto accattivante, scartandone i tratti unici per privilegiarne le sole suggestioni stereotipiche. Risulta, globalmente, un’occasione mancata.
cast:
Elisa Schlott, Albert Ziegler
regia:
Silvio Soldini
distribuzione:
Vision Distribution
durata:
100'
produzione:
Lumière & Co., Anteo (azienda), Tarantula, Tellfilm, Vision Distribution, Ministero della Cultura, R
sceneggiatura:
Doriana Leondeff, Silvio Soldini, Lucio Ricca, Cristina Comencini, Giulia Calenda, Ilaria Macchia
fotografia:
Renato Berta
scenografie:
Paola Bizzarri
montaggio:
Carlotta Cristiani, Giorgio Garini
costumi:
Marina Roberti
musiche:
Mauro Pagani