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recensione di Antonio Pettierre
5.0/10

Il patrimonio artistico di una nazione è la rappresentazione della cultura e della civiltà, ne determina la memoria, la stessa esistenza nel tempo di un intero popolo. Colpire e rubare le opere d'arte, distruggere i monumenti e le chiese e gli edifici storici di un Paese vuol dire annientare e cancellare la memoria e la stessa esistenza nella Storia dell'umanità di quel popolo e salvaguardarle diventa una difesa per le generazioni future.

Parte da questa premessa l'ultimo film di George Clooney (produttore, sceneggiatore, regista e interprete) "Monuments Men" che narra appunto le vicende di un gruppo di esperti d'arte dell'esercito americano che durante la Seconda Guerra Mondiale recuperò migliaia di opere trafugate dai nazisti dalle città occupate per portarle in Germania. Hitler aveva dato ordine di distruggere le opere di artisti ebrei e di rubare le altre per poterle raccogliere in un museo che avrebbe dovuto rappresentare la grandezza del Terzo Reich.

Tratto da una storia vera, raccontata nel libro di Robert Edsel "The Monuments Men - Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia", Clooney mette in scena una sintesi degli avvenimenti seguendo il recupero effettuato da sette componenti (cinque americani, un inglese e un francese) dei Monuments Men delle opere d'arte fra la Francia e la Germania nel '44 e '45, seguendo la liberazione della Francia e l'occupazione della Germania. I Monuments Men nella realtà furono creati dal Presidente F.D. Roosevelt con la costituzione nel 1943 della "Commissione americana per la protezione e il salvataggio dei monumenti artistici e storici nelle zone di guerra" che organizzò la MFFA (Monuments, Fine Arts and Archives section), composta da circa quattrocento studiosi ed esperti d'arte di tredici nazioni diverse che si aggregarono all'esercito degli Alleati durante la liberazione in Europa.

La scelta di Clooney è quella di semplificare l'articolata, delicata e complessa attività di recupero di questi uomini e donne che hanno messo a rischio la loro vita (e a volte persa) per salvare e difendere l'arte dalla distruzione della guerra, seguendo i sette esperti attempati tra lo sbarco in Normandia, Parigi, Bruges, le Ardenne e la Germania, e riuscendo a recuperare le opere che i nazisti avevano nascosto in una serie di miniere nel territorio tedesco. Clooney interpreta Frank Stokes che si rifà alla figura del vero George Leslie Stout, conservatore del Fogg Art Museum di Harvard e figura chiave e responsabile dei Monuments Men.

Il tema del film è importante e anche di grande attualità con i conflitti in corso nel pianeta, dove oltre al genocidio di popolazioni inermi si assiste anche alla distruzione di intere città con la loro cultura e storia. E strettamente collegato ad esso è anche la domanda: una vita umana è più importante della difesa di un'opera d'arte? Clooney dà delle risposte fin troppo facili e superficiali a questa domanda così pregnante di dilemmi morali e la sua semplificazione molte volte cade nella banalizzazione del tema.

Il film ha delle sequenze emotivamente intense e riuscite - come quella nella chiesa di Bruges per difendere la Madonna con bambino di Michelangelo oppure la notte di Natale passata dagli Alleati nelle Ardenne sotto la neve, mentre Rich Campbell (Bill Murray), uno dei Monuments Men, ascolta la canzone della figlia registrata su un disco diffusa per tutto il campo - ma sono veramente poche.

Clooney (insieme al suo amico e sodale Grant Heslov) ha scritto una sceneggiatura didascalica e senza nessuna sfumatura psicologica, lavorando su toni a tratti drammatici e a tratti ironici (lasciati soprattutto ai personaggi interpretati da John Goodman, Bill Murray e Bob Balaban). Anche la sua regia è insoddisfacente con una messa in scena statica, mummificando l'azione di un cast all star all'interno del set (un vero peccato, compresa l'anonima recitazione di una Cate Blanchett veramente buttata via), senza lavorare sulla suspense né sull'empatia dei personaggi e utilizzando una messa in serie che risulta una semplice giustapposizione di sequenze una di seguito all'altra in un lavoro di accumulo piano e stucchevole.

Clooney cita "I magnifici sette", con la presentazione e il reclutamento iniziale dei colleghi di avventura, scegliendo anche una colonna sonora con un tema che fa il verso al famoso film, e mette in quadro per un attimo il treno che parte da Parigi con le opere trafugate dal museo Jeu de Paume, senza poi seguirne il destino (citazione del ben più riuscito film "Il treno" di John Frankenheimer del '64 che narra appunto questa vicenda).  

L'attore-regista ha sempre fatto film di impegno civile all'interno delle regole produttive hollywoodiane, riuscendo a confezionare prodotti piacevoli e a volte anche riusciti (come ad esempio "Le idi di marzo"), ma questa volta "Monuments Men" risulta un'operazione commerciale e pacchiana.


14/02/2014

Cast e credits

cast:
George Clooney, Matt Damon, Cate Blanchett, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Hugh Bonneville, Bob Balaban


regia:
George Clooney


titolo originale:
The Monuments Men


distribuzione:
20th Century Fox


durata:
118'


produzione:
Smokeshouse Pitcures, Studio Babelsberg, Columbia Pitcures, 20th Century Fox


sceneggiatura:
George Clooney, Grant Heslov


fotografia:
Phedon Papamichael


scenografie:
James D. Bissell


montaggio:
Stephen Mirrione


costumi:
Louise Frogley


musiche:
Alexandre Desplat


Trama

Un plotone dell'esercito americano, i Monuments Men, composto da critici, esperti d'arte e direttori di musei, durante la Seconda Guerra Mondiale, ha il compito di cercare e recuperare ogni opera d'arte rubata dai nazisti e salvarle dalla volontà di distruggerle di Adolf Hitler.

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Sito ufficiale