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recensione di Mirko Salvini
7.5/10

Qualche giorno fa riguardo ad un recente film americano ho letto il seguente lapidario giudizio: "è volutamente sciocco ma involontariamente brutto". Parafrasando tale concetto, di "Tamara Drewe", la nuova fatica del campione del cinema british Stephen Frears, si potrebbe dire: "è apparentemente sciocco ma inaspettatamente bello e intelligente". In realtà lo stesso regista, presentando la sua opera a Cannes lo scorso maggio, l'aveva scherzosamente definita "uno dei film più scemi mai realizzati". Tanta scemenza però sulla croisette è stata assai gradita e dopo la proiezione molti si sono lamentati della collocazione fuori concorso, certi che il film avrebbe potuto tranquillamente sfidare i "seri" contendenti alla palma e agli altri premi.

Ispirato ad una graphic novel di Posy Simmonds, le cui strisce venivano pubblicate sul Guardian (spiritosamente citato nel film), "Tamara Drewe" è una rilettura in chiave contemporanea e più allegra di "Via dalla pazza folla" di Thomas Hardy. Ambientato strategicamente nella campagna del Dorset, già teatro mascherato di tante vicende raccontate dal celebre scrittore ottocentesco, il film racconta come la tranquilla (pure troppo) esistenza dell'immaginaria cittadina di Ewedown sia compromessa dal ritorno di una vecchia residente, la Tamara del titolo. Appartenente ad una famiglia borghese benestante di origine cittadina, andatasene molti anni prima alla ricerca di fortuna, la protagonista ritorna nei luoghi del suo passato con l'intento di vendere la casa che la madre defunta le ha lasciato in eredità. Già brutto anatroccolo, Tamara (cui la bond girl Gemma Arterton regala una certa disinvoltura e un adeguato phisique du role) si ripresenta forte di una rinoplastica che le ha permesso di superare il complesso della nasona, di un lavoro come giornalista per un'importante testata e soprattutto di un paio di pantaloncini mozzafiato che turberanno diversi animi in paese. In effetti, non è che il film si soffermi più di tanto sulla professione della protagonista o sulla sua psicologia; si limita piuttosto a qualche accenno ad una certa sua confusione sentimentale e alle sue aspirazioni da scrittrice (di tipo autobiografico), dando invece maggior spazio alle sue avventure erotiche, che diventano un vero e proprio motore della vicenda.

Accanto a casa di Tamara si trova il Resort "Via dalla pazza folla", struttura che si è specializzata nell'ospitare scrittori alla ricerca di un angolo di paradiso (e silenzio) dove poter creare in tutta tranquillità. Il successo di questa impresa è garantito dalla prodiga Beth Hardiment, impeccabile padrona di casa, che offre ai suoi ospiti amicizia, conforto e deliziosi manicaretti. Oltre a questo Beth è una madre giudiziosa, una datrice di lavoro affettuosa per Andy, il tuttofare che è stato un amore giovanile, mai completamente dimenticato, di Tamara e soprattutto una moglie devota per Nicholas, tronfio e molliccio scrittore di gialli seriali molto popolari. Scopriamo quasi subito che Beth è fondamentale per il successo del marito: gli fa da manager premurosa, suggeritrice attenta e correttrice di bozze instancabile. In cambio Nicholas la cornifica ripetutamente, tradendola con ragazze più giovani, contando sul fatto che (sfortunatamente) Beth è troppo innamorata per lasciarlo  e magari rendersi conto dell'affetto che nei suoi confronti nutre l'amabile Glen, cattedratico americano che da anni sta lavorando ad un libro dedicato proprio ad Hardy (i cui ritratti fanno sovente capolino nel cottage). Le cose non potranno che peggiorare quando Nicholas prenderà una sbandata (neanche troppo respinta) per Tamara. Alla girandola di situazioni aggiungete anche un batterista emo seduttore e due annoiate adolescenti stalker disposte a tutto pur di trattenere il loro idolo nel paesello e il quadro sarà più o meno completo. Frears e la sua sceneggiatrice Moira Buffini (romanziera e autrice anche di tv e teatro, suo il nuovo adattamento di "Jane Eyre" che vedremo prossimamente) riescono a sistemare il tutto, grazie ad un prefinale col morto che più che le tragedie dell'autore di "Tess" ricorda un non meno inglese humour nero, ottenuto peraltro prendendo nuovamente spunto da "Via dalla pazza folla" (vedasi la figura del cane pazzo).

Più vicino a opere leggere come "The Snapper", "Alta Fedeltà" o "Mrs. Henderson", che a titoli drammatici come "Piccoli affari sporchi" o "The Queen" (ma la filmografia del regista di "My Beautiful Laundrette" è talmente varia che le sue traiettorie non si rintracciano nel genere cui i suoi film appartengono), "Tamara Drewe" è, a memoria di chi scrive, il primo film di Frears ricavato da un fumetto, ma più che ai titoli (spesso campioni d'incassi) che imperversano negli ultimi anni si può accostare a quel sottogenere della satira campestre che in Inghilterra ha sempre attirato una notevole attenzione. Film come "Pranzo Reale" di Mowbray, "Shakespeare a colazione" di Robinson, "Local Hero" di Forsyth e "Cold Comfort Farm" di Schlesinger (autore tra l'altro anche di un adattamento ufficiale del romanzo di Hardy ingiustamente sottovalutato alla sua uscita) e altri ancora hanno avuto la malizia e l'arguzia di mostrare la vita agreste non per quell'anacronistico paradiso arcadico che qualcuno voleva far credere ma come un luogo dove potevano albergare le stesse identiche meschinità presenti in altri contesti sociali. Frears fa tesoro di queste lezioni e ritrae una galleria di personaggi con tutti i loro pregi e difetti senza alcun intento moralistico e se la vicenda vira verso l'happy end, non lo fa sacrificando l'acume.

Come tradizione di un certo cinema di dialoghi e situazioni, il risultato non sarebbe stato altrettanto felice con una compagnia di attori meno valida. Se Luke Evans (futuro moschettiere in 3d) e Dominic Cooper si segnalano per simpatia e presenza nei panni dei due aspiranti fidanzati di Tamara, la palma della più brava in campo dovrebbe spettare a Tamsin Greig, volto ancora poco conosciuto al cinema ma davvero eccellente nel riuscire a dare a Beth una dignità ferita senza sembrare mai patetica. Degno di nota anche il caratterista statunitense Bill Camp, che incarna il gentile ma acuto Glen con sobrietà e adeguato charme. Qualche critico ha avuto delle riserve sulle prestazioni sopra le righe delle giovanissime Jessica Barden e Charlotte Christie, ma bisogna riconoscere che risultano credibili come adolescenti annoiate, stanche di una vita in provincia dove non succede niente (eccettuati beninteso gli eventi che contribuiscono a innescare...) e cariche come pile nuove! Semmai più deludente è che la sceneggiatura non conceda troppo spazio a figurine secondarie azzeccatissime come la proterva dama di campagna Susan Wooldridge o la scrittrice di lesbo noir Bronagh Gallagher, alla quale si devono alcuni dei momenti più esilaranti di questa commedia che presentata come scemotta si è rivelata invece come una delle più intelligenti di queste festività.


05/01/2011

Cast e credits

cast:
Gemma Arterton, Jessica Barden, Alex Kelly, Emily Bruni, Josie Taylor, Luke Evans, Dominic Cooper, Roger Allam, Tamsin Greig, Bill Camp


regia:
Stephen Frears


titolo originale:
Tamara Drewe


distribuzione:
Bim


durata:
109'


produzione:
Ruby Films


sceneggiatura:
Moira Buffini


fotografia:
Ben Davis


scenografie:
Alan MacDonald


montaggio:
Mick Audsley


costumi:
Consolata Boyle


musiche:
Alexandre Desplat


Trama

La tranquilla vita di una cittadina di campagna inglese è irrimediabilmente sconvolta dal ritorno di una ragazza, destinata a fare strage di cuori

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