Ondacinema

recensione di Mirko Salvini
6.5/10

Uscito in patria per Natale e diventato in meno di una settimana il film australiano più visto del 2014, ora candidato a 9 Oscar australiani (qualcuno ha insinuato che il regista abbia usato la sua influenza per garantirsi i voti dei giurati ma considerato il successo della pellicola probabilmente non ne ha avuto bisogno!), "The Water Diviner" segna l'ennesimo esordio dietro la mdp di un volto noto del grande schermo, questa volta quello dell'ex gladiatore Russell Crowe. Un'opera che ricorda la pagina più nera, per i cittadini del nuovissimo continente, della prima guerra mondiale: la battaglia di Gallipoli. Più di trentamila soldati australiani e neozelandesi furono uccisi o feriti durante lo scontro; a questa carneficina, della quale quest'anno ricorrerà il centenario e alla quale è dedicato simbolicamente l'Anzac Day, che ricorre il 25 aprile, lo stesso giorno in cui da noi invece si celebra la liberazione, Peter Weir aveva dedicato un film bellissimo nei primi anni ottanta, "Gli anni spezzati", interpretato anche da un giovane Mel Gibson. Ma più che il film di Weir, che con gli altri del regista di "Picnic ad Hanging Rock" all'epoca contribuì in maniera determinante alla new wave del cinema australiano, la trama di "The Water Diviner" ricorda un incrocio fra "Salvate il soldato Ryan" di Spielberg e "Philomena" di Frears, raccontando le peripezie di un padre, Joshua Connor (interpretato dallo stesso Crowe), che quattro anni dopo Gallipoli decide di partire alla volta della Turchia per ritrovare le salme dei tre figli caduti in battaglia e dare loro degna sepoltura. Ispirata a fatti realmente accaduti, la sceneggiatura originale di Andrew Anastasios e Andrew Knight ha probabilmente lavorato di fantasia, visto il modo relativamente facile in cui Connor/Crowe riesce non solo a individuare il luogo dove i figli sono sepolti ma anche a scoprire che forse uno di loro sarebbe sopravvissuto.

Padre separato di due figli, Crowe deve avere sentito molto vicino il tema e in effetti il film ha sul piano emotivo dei momenti efficaci (la reazione degli ufficiali australiani all'arrivo di Connor sulla spiaggia, la notte di agonia dei tre fratelli) anche se in molte occasioni si potrebbe parlare di operazione ricattatoria, perché la pellicola fa fin troppo affidamento su situazioni che sollecitano la commozione (Connor che legge le "Mille e una notte" nella camera dei figli ormai vuota per non dare un dispiacere alla moglie ne è solo l'esempio più lampante). Forse confidando troppo sul potenziale della storia, il Crowe regista si comporta più o meno come il Crowe attore, senza strafare ma senza neanche mettere in luce uno stile particolarmente convincente, e a parte qualche faciloneria di troppo nella trama, i riferimenti alle "Mille e una notte" non riescono ad assumere una vera valenza simbolica, così come le abilità di rabdomante che non si legano troppo col fatto che il protagonista riesca ad avere una sorta di connessione speciale coi ragazzi scomparsi. Il film vanta collaboratori d'eccezione come Andrew Lesnie alla fotografia, David Hirchfelder alle musiche (con contributi anche di Ludovico Einaudi) e Tess Schofield, che si è messa in luce un paio d'anni fa grazie a "The Sapphires", ai costumi, a riprova che in Australia non mancano i talenti.

Nel cast spicca l'emergente Jai Courtney (di recente visto in "Divergent" e curiosamente anche nel cast di "Unbroken", opera seconda di Angelina Jolie da regista, dedicata ad un'altra odissea bellica incredibile ma vera) nei panni dell'ufficiale Cyril Hughes che si occupò di dare un nome e una sepoltura ai caduti; molto bravi anche Yılmaz Erdoğan e Cem Yılmaz, nei panni di due veterani turchi che abbastanza inaspettatamente aiutano Connor nella ricerca. Sul versante femminile ritroviamo come moglie del protagonista che non ha superato il lutto al centro della vicenda, Jacqueline McKenzie, che era stata partner di Crowe in "Romper Stomper" nel lontano 1992; ruolo che le è valso una delle nove candidature al film di cui sopra, anche se in effetti si risolve in pochi minuti sullo schermo. Più consistente, anche se convenzionale, il personaggio affidato alla bella e brava Olga Kurylenko, che interpreta Ayshe, la proprietaria dell'albergo di Istanbul dove risiede Connor, che ha perso il marito a Gallipoli (tra caduti, feriti e dispersi il bilancio turco fu quello più grave, visto che le vittime furono 180.000) e che coltiva una certa simpatia per l'old chap venuto da lontano, naturalmente ricambiata. Ci sono anche Isabel Lucas e Megan Gale, ma in passaggi velocissimi. I tre figli hanno rispettivamente i volti di James Fraser, Ben O'Toole e Ryan Corr, cui è lasciato uno spazio maggiore.
"The Water Diviner" probabilmente sarà ricordato dai cinefili con meno entusiasmo di film australiani recenti come "The Babadook" o "Predestination" ma il successo fin qui ottenuto confermerà l'ottimo stato in cui si trova il cinema dalle parti di Sydney.


09/01/2015

Cast e credits

cast:
Russell Crowe, Megan Gale, Ryan Corr, Damon Herriman, Daniel Wyllie, Yılmaz Erdoğan, Cem Yılmaz, Jacqueline McKenzie, Jay Courtney, Olga Kurylenko, James Fraser


regia:
Russell Crowe


titolo originale:
The Water Diviner


distribuzione:
Eagle Pictures


durata:
111'


produzione:
Fear of God Films


sceneggiatura:
Andrew Knight, Andrew Anastasios


fotografia:
Andrew Lesnie


scenografie:
Chris Kennedy


montaggio:
Matt Villa


costumi:
Tess Schofield


musiche:
David Hirschfelder


Trama
Quattro anni dopo la battaglia di Gallipoli un uomo parte dall'Australia alla volta della Turchia per ritrovare le tombe dei suoi tre figli caduti in battaglia
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