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Gli intrighi e l‘estetica del Giappone feudale prendono vita in un adattamento seriale del romanzo di James Clavell prodotto da FX e Disney+, un period drama avventuroso già da considerare tra i capisaldi del genere

Scritto nel 1975 dallo scrittore australiano (e naturalizzato americano) James Clavell, "Shogun" è un romanzo d’avventura che, con le sue ben 15 milioni di copie vendute fino al 1990, ben rappresenta l’eterna fascinazione del pubblico occidentale per l’antico Oriente e in particolare il Sol Levante. Più che l’intrigante ed esotico Giappone feudale in sé per sé, l’aspetto che ha garantito il suo enorme successo al romanzo di Clavell è il confronto tra la cultura nipponica, fatta di antichi rituali e priorità spirituali, e gli occhi occidentali – quelli del protagonista John Blackthorne, un comandante inglese che in seguito a un naufragio si trova a cospetto dei signori feudali della regione di Edo (nell’attuale zona di Tokyo), a cavallo tra sedicesimo e diciassettesimo secolo.

Nel 1980 vide la luce un primo adattamento televisivo di "Shogun", cinque puntate (condensate poi in un film dello stesso anno) interpretate da Richard Chamberlain e Toshirō Mifune per la regia di Jerry London. Pur riprendendo gli stessi personaggi, la stessa storia e le stesse contraddizioni dell’amata miniserie degli anni 80, questo nuovo adattamento prodotto da FX e distribuito a livello globale da Disney+ guadagna la sua necessarietà alla luce di uno sforzo produttivo e un rigore della messinscena destinati a segnare un prima e un dopo nel mondo dei period drama ai tempi delle piattaforme streaming. Ricordando l’irruzione di una serie come "Game Of Thrones" negli anni 10 del nuovo millennio comandati da HBO, "Shogun" alza l’asticella delle produzioni di matrice storica nell’attuale panorama televisivo verso livelli che hanno poco, se non nulla, da invidiare al cinema dello stesso genere.

Nel corso di dieci puntate dal generoso minutaggio di circa un’ora ciascuna, lo spettatore scopre l’alba del periodo Edo attraverso lo sguardo dell’Anjin (parola giapponese che sta per conducente), titolo che viene assegnato al pilota della nave inglese Erasmus John Blackthorne al momento del suo imprigionamento in Giappone. Sandali tradizionali che affondano nelle pozzanghere, ricami floreali intessuti con fili dorati sui kimono delle geishe, palazzi costruiti secondo antiche regole d’eleganza e la coscienza della precarietà di una zona altamente sismica e, ancora, le armature bronzee dei samurai, le loro acconciature, i copricapi di guerra e le katana imbrigliate in coppia alle cinture: il costumista Carlos Rosario, gli scenografi Jay Kent e Lisa Lancaster, così come la ricca squadra di truccatori, hanno lavorato all’insegna della maniacalità, quasi come stessero costruendo l’ala di un museo dedicata al rinascimento giapponese, piuttosto che un set cinematografico.

Il gruppo di direttori della fotografia formato da Sam McCurdy, Marc Lalibertè, Christopher Ross e Aril Wretblad ha immortalato il lavoro fatto da succitati artisti conferendo al girato una coerenza cromatica d’insieme ispirata alle tinte intense delle stampe Ukiyo-e; mentre le musiche del trio Atticus Ross, Leopold Ross e Nick Chuba terremotano motivi tradizionali giapponesi con rigorose sferzate elettroniche e crescendo noise, calati a uopo nei momenti più tesi e nelle scene di battaglia. Pur non numerose, perlomeno rispetto a quelle dedicate a lunghi dialoghi e macchinazioni di carattere politico, queste ultime non lesinano in particolari gore e sono state girate con la grandeur da grandi film di guerra e avventura da Frederick E.O. Toye (regista più accreditato con quattro episodi su dieci) e gli altri. La scena della fuga in nave dal golfo di Osaka e quella del cannoneggiamento ai danni della legione inviata da Ishido (Takehiro Hira) sono solo due esempi delle numerose sequenze mozzafiato che ciascun episodio offre per lasciare a bocca aperta.

Lo shock dell’Anjin (Cosmo Jarvis), e con esso quello dello spettatore, non è soltanto sensoriale, ma anche intellettuale. Alla grandezza di un comparto tecnico a dir poco sontuoso, risponde infatti quella di una sceneggiatura efficacissima nel tratteggiare un mosaico sociopolitico enormemente distante da quello europeo, basato su codici etico-spirituali lontani e priorità completamente ribaltate rispetto a quelle dell’ospite inglese e dei portoghesi bramosi di convertire la popolazione locale al cattolicesimo.

Sono due i personaggi che guidano lo spaesato Blackthorne alla scoperta dei costumi e dello spirito locale. Anzitutto Toda Mariko (Anna Sawai), la traduttrice di fede cattolica che affianca l’inglese nei numerosi incontri con i signori feudali. Per Mariko Sama il pilota sviluppa anche un attaccamento amoroso, ricambiato, pur con ritrosia, dalla donna. Nella nobile risiede però uno spirito votato al sacrificio che la porta ad anteporre il recupero dell’onore della sua stirpe e l’ordine del Giappone anche alla sua stessa vita. È attraverso questa figura dall’afflato lirico che il marinaio apprende a proprie spese l’essenza, a primo acchito indecifrabile, del significato dell’onore nel Giappone dell’epoca.

L’altro è lo shogun (il signore della guerra) del titolo, Yoshii Toranaga, del quale Hiroyuki Sanada (già noto al pubblico occidentale grazie a "John Wick 4", "L’ultimo samurai", la saga di "The Ring" e "Bullet Train") fornisce un’interpretazione di rara eleganza, basata più che sulle parole su sguardi, inclinazioni del volto e movimenti quasi impercettibili dei muscoli facciali. Maestro dell’attendismo e finissimo stratega, l’imperscrutabile Lord Toranaga utilizza Blackthorne, e come lui tutti i suoi alleati e nemici, come ignare pedine di un disegno inintelligibile ai più, che soltanto sul finire degli ultimi episodi si rivelerà in tutto il suo genio. "I do not control the wind. I just study it", dice però laconico il personaggio in un frangente della serie che ne fa emblema di una filosofia di guerra memore di Sun Tsu.

Anche i personaggi secondari sono scritti e interpretati con cura enorme. Tra questi vale la pena citare Yabushighe, un vassallo poco ortodosso di Lord Toranaga al quale presta la faccia l’istrionico Tadanobu Asano – nome ben noto a tutti gli appassionati di cinema estremo per la sua prova da protagonista in "Ichi The Killer" di Takashi Miike. Sadico al punto di bollire vivi alcuni membri della ciurma di Blackthorne per vedere quanto un occidentale può resistere in un pentolone, fortemente predisposto al tradimento e profondamente opportunista, il signorotto feudale pepa ulteriormente le vicende e dà vita insieme al marinaio inglese a una sorta di coppia d’avventura e commedia.

Gli fa quasi da contraltare, con la sua purezza e l’infinita devozione alla causa, Usami Fuji, interpretata con delicatezza e atteggiamento contrito da Moeka Hoshi. Si tratta della vedova di un nobile costretto al seppuku, alla quale viene anche ucciso il figlioletto allo scopo di eliminare l’intera linea dinastica del samurai cui era sposata. La donna viene data in secondo matrimonio all’anjin e nonostante le profonde differenze culturali e di indole con quest’ultimo lo serve meglio che può, ancora una volta nel nome di una ragione d’ordine morale superiore.

Dopo un penultimo episodio nel quale la serie raggiunge il suo apice drammatico, il finale di "Shogun" risulta quasi anti-climatico. Questa mancanza di azione, la scelta fedele al romanzo dei creatori Rachel Kondo e Justin Marks di non mostrare alcuna battaglia e racchiudere la conclusione delle vicende nelle parole sagge di Toranaga Sama e in un abbozzo di premonizione, nonché la reazione riluttante di Blackthorne a entrambe, puntano ancora una volta a sottolineare la divergenza tra l’approccio orientale e quello occidentale alla vita e alla guerra. Si chiude così una produzione sfarzosa, dalla resa visiva impressionante, altrettanto attenta però a imbrigliare lo spettatore nei suoi intrighi con dosi ingenti di non detto, quasi a volerlo educare all’arte del silenzio e della guerra nipponiche. Non è un caso, e probabilmente è merito anche dei volti noti del cinema orientale impiegati, che la serie, nonostante il suo background americano, abbia ricevuto il plauso anche di molta critica giapponese. 

Shogun
Informazioni

titolo:
Shogun

titolo originale:
Shogun

canale originale:
FX

canale italiano:
Disney+

creatore:
Rachel Kondo, Justin Marks

produttori esecutivi:
Michaela Clavell, Rachel Kondo, Michael De Luca, Edward L. McDonnell, Justin Marks

cast:

Hiroyuki Sanada, Cosmo Jarvis, Anna Sawai, Tadanobu Asano, Takehiro Hira, Fumi Nikaido

anni:
2024