Ondacinema

recensione di Carlo Cerofolini
8.0/10
Che il cinema sia in primo luogo una questione di immagini in movimento nessuno lo mette in dubbio; è così fin dal principio e cioè dal 1896 quando i fratelli Lumiere presentarono il loro "Arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat", accolto da sentimenti di meraviglia mista a paura per la caratteristiche di verosimiglianza causata dalla percezione che la locomotiva da un momento all'altro potesse uscire dallo schermo e investire gli spettatori. Lo conferma la produzione contemporanea sempre più attenta al rendimento degli aspetti formali e all'efficacia del comparto visuale. Un interesse, quest'ultimo, che ha fatto venir meno la centralità della funzione narrativa, quand'anche presente nelle forme più classiche, depauperata delle istanze di coerenza e di approfondimento che dovrebbero appartenergli. Ad equilibrare la partita, almeno qui a Roma e perlomeno in queste prime due giornate della Festa del cinema, ci pensano una manciata di titoli che si impongono per la qualità della scrittura e della direzione attoriale. "Manchester By the Sea", terzo lungometraggio di Kenneth Lonergan risponde ai requisiti appena detti, potendo contare su un regista-sceneggiatore (il testo del film era stato scritto da Lonergan per Matt Damon a cui è subentrato dopo la rinuncia della star americana) e su un attore - Casey Affleck - adatto al ruolo principale per averlo ricoperto più volte nel corso della carriera.

Come era già successo in "Conta su di me" (1999), Lonergan pone a premessa della storia un lutto famigliare (figurato quello del primo film, reale quello del secondo) dal quale scaturisce il ritorno a casa del protagonista che, alla pari del Terry Prescott di Mark Ruffalo, si ritrova con l'inadeguatezza che lo contraddistingue a fare le veci della figura paterna nei confronti del nipote adolescente. Le analogie però finiscono qui perché, se è vero che anche "Manchester by the Sea" inquadra il rapporto tra un giovane e un adulto all'interno di schemi e dinamiche familiari assimilabili a quelli che si instaurano nella relazione tra genitori e figli, in questo caso il punto focale della narrazione risiede in qualcosa di più intimo e personale, che prova a scavare nel dolore di Lee Chandler (Affleck), il protagonista dilaniato da un passato che torna a perseguitarlo nel momento in cui, giunto nel paese natale (Manchester by the Sea, città del New England) per far fronte all'improvvisa morte del fratello, vede materializzarsi i fantasmi dei propri trascorsi.

Con l'intento di non perdersi nulla dei propri personaggi ma, anzi, preoccupandosi di valorizzarne il potenziale umano e drammaturgico, Lonergan colloca Lee e chi gli sta attorno all'interno di un contesto ambientale e scenografico minimale, che non offre altre informazioni (come il dettaglio del mare improvvisamente increspato o un cambio improvviso di luce) che non siano riferibili allo stato d'animo del momento; e poi ne potenzia la presenza scenica regalandogli un palcoscenico che gli consente di essere assoluti protagonisti grazie a una tecnica di ripresa che, limitando ampiezza e profondità di campo, e mantenendo la mdp all'altezza del soggetto scenico, impedisce allo spettatore di trovare altri motivi di interesse che non siano quelli indicati dalla volontà del regista. Un processo di sottrazione che, da un canto, metteva l'opera al riparo dalla retorica insita nella delicatezza dei temi trattati - il dolore, la perdita, il senso di colpa - e che, dall'altro, rischiava di farla risultare bloccata e priva di slanci. A evitare questo pericolo ci pensa soprattutto il montaggio di Jennifer Lame, che altera la successione degli avvenimenti considerati non più nella loro scansione cronologica ma secondo un tempo interiore e quindi emotivo, corrispondente a quello di Lee/Affleck che di "Manchester by the Sea", sono i veri e propri factotum del copione imbastito da Lonergan. Il quale, memore della lezione dei vari Risi, Germi e Monicelli, realizza un melodramma struggente e appassionante che pur mantenendosi costantemente sulle note della tragedia vissuta da Chandler, trova modo di alleggerire la tensione con momenti di ilarità che paradossalmente - ma non troppo - rendono ancora più credibile il calvario del protagonista.

Preceduto dai rumors che lo danno tra i favoriti nella corsa ai prossimi Oscar, "Manchester by the Sea", per quanto ci riguarda, ha già un vincitore nella persona di Casey Affleck che, abbonato ai ruoli da perdente, tiene lontana la routine con una interpretazione sofferta e trattenuta che lo impone ai vertici della sua categoria.

15/10/2016

Cast e credits

cast:
Casey Affleck, Michelle Williams, Kyle Chandler


regia:
Kenneth Lonergan


distribuzione:
K Period Media


durata:
135'


produzione:
Universal Pictures


sceneggiatura:
Kenneth Lonergan


fotografia:
Jody Lee Lipes


scenografie:
Ruth De Jong


montaggio:
Jennifer Lame


musiche:
Lesley Barber


Trama
Costretto a tornare nella città da cui era fuggito per occuparsi del figlio del fratello appena scomparso Lee Chandler si ritrova a fare i conti con i fantasmi del proprio passato