Ondacinema

recensione di Stefano Santoli
6.0/10

Nuovo film in concorso per Michel Franco alla Mostra del cinema di Venezia del 2021, a un anno di distanza da “Nuevo Orden”: con “Sundown” il cineasta messicano, autore anche della sceneggiatura, ha nel cast due attori del calibro di Tim Roth e Charlotte Gainsbourg, nei panni di Neil e Alice Bennett, ricchi ereditieri anglosassoni in vacanza ad Acapulco. Una tragica notizia porta Alice a ripartire di corsa insieme ai figli, mentre Neil è costretto a restare, avendo dimenticato il passaporto nel resort da dove sono andati via di fretta. In realtà, Neil il passaporto non l’ha smarrito, e mente ad Alice anche al telefono: non è affatto in contatto con il consolato per rientrare in Europa, ma sembra approfittare dell’imprevista solitudine per adagiarsi con pigra indolenza sotto il sole del Messico. Sembra entrato in una specie di varco dimensionale, squarciato il velo di evidenti ancorché imprecisate ipocrisie. Rimaniamo così in sua compagnia in contemplazione di un vuoto. Fermi sotto il sole del titolo (più volte inquadrato), mentre Neil apre l’ennesima birra in spiaggia e si lascia progressivamente irretire dalla gente del posto, fra cui una donna con cui inizia una sorta di relazione.

Il racconto è fortemente ellittico, come nel tipico stile autoriale (ostentatamente autoriale) di Franco. Fatichiamo a capire ad esempio i reali rapporti di parentela (diversamente da quanto si immaginerebbe, Alice e Neil sono fratello e sorella); allo stesso modo, rimangono oscure l’interiorità e le motivazioni di Neil. È d’altra parte evidente come, quella del film, sia una variazione sul tema, non certo nuovissimo, della noia esistenziale e del disvelamento dei fittizi equilibri borghesi (e delle solite ipocrisie familiari) rigorosamente da épater. Tutto poggiato su topos abbastanza risaputi come la crisi del maschio di mezza età, o il contrasto fra l’asfittica sterilità interiore degli occidentali benestanti e la veracità popolare latinoamericana (il contrasto fra il resort di lusso e il mondo in cui si immerge Neil ci fanno temere che il sundown del titolo voglia alludere al tramonto dell’occidente).

I limiti del film si riscontrano in effetti sul piano simbolico e metaforico, dove Franco pecca per eccesso di enfasi. Lo stile invece, pur non particolarmente personale, è senza dubbio efficace a descrivere quel poco che si pretende di descrivere: è uno stile controllato, non ridondante, che lavora di elisioni anziché di accumulo. Intendiamoci, è uno stile abbastanza derivativo (tanti modelli possono venire in mente; il più prossimo, forse, il primo Larraín) e, privo com’è di un’impronta personale, può essere legittimamente tacciato di essere cinema d’autore senza autore – il che non è esattamente un complimento. E però il montaggio rarefatto, il soffermarsi sulle inquadrature sempre quel tanto in più che arriva a privare lo spettatore di un chiaro centro dell'attenzione, costituiscono un registro molto ben calibrato per sottrarre puntualmente forza ai numerosi colpi di scena che si susseguono in soli 80 minuti di film, tutti smorzati da una modalità di raccontare scrupolosa nell’attutire ogni climax. Con il suo complessivo effetto di straniamento, sul piano stilistico Franco appare padrone dei suoi mezzi. Tutto punta a suggerire disorientamento; una dispersione dello sguardo che si allinea facilmente a quella esistenziale.

Tuttavia il film, pur nella sua modesta durata, sembra oltremodo allungato, disperso negli sviluppi di una situazione di partenza interessante, che non si rivelano altrettanto mordaci delle premesse.

“Sundown”, più che il peso del suo simbolismo un poco pretenzioso, sconta il limite di apparire poco più di un abbozzo, rivelando però almeno un aspetto di interesse nella capacità non così banale del suo autore di guardare al proprio paese (e ai suoi stereotipi, inclusa la malavita dilagante) attraverso il filtro di uno sguardo occidentale ben assimilato. Quello stesso sguardo al quale il film si rivolge, e che, in un’opera allestita proprio da un messicano, crea un curioso cortocircuito, portando a chiederci con chi si identifichi Franco. Ecco, forse ciò per cui il film merita attenzione non è tanto la padronanza stilistica, ferma all’accademia, ma un interrogativo che potrebbe formularsi così: Franco si sente assolto o coinvolto? Il ritratto del protagonista occidentale sembra contenere qualche elemento di autocritica.


19/04/2022

Cast e credits

cast:
Tim Roth, Charlotte Gainsbourg


regia:
Michel Franco


titolo originale:
Sundown


distribuzione:
Europictures


durata:
83'


produzione:
Teorema, CommonGround Pictures, Film i Väst, Luxbox


sceneggiatura:
Michel Franco


fotografia:
Yves Cape


scenografie:
Claudio Ramírez Castelli


montaggio:
Óscar Figueroa, Michel Franco


costumi:
Gabriela Fernández


Trama
Neil trascorre delle vacanze in un resort di Acapulco assieme ad Alice e due ragazzi. La notizia improvvisa della morte della madre li costringe a tornare in Inghilterra ma Neil ha smarrito il passaporto e rimane in città a crogiolarsi sulla spiaggia, bevendo, ignorando i messaggi di amici e parenti e cominciando a frequentare una donna messicana