horror, commedia | Usa/Regno Unito/Canada (2025)
Se in "Final Destination" la morte è una presenza ingegneristica, puntuale, e ironica, in "The Monkey" Osgood Perkins tenta di deformarla in chiave grottesca, tragicomica, e assurda; questo senza però riuscire a emanciparsi realmente dalla saga di Wong, quanto da altri precursori del genere. Il film, adattamento dell’omonimo racconto breve di Stephen King, procede con sicurezza formale, ma resta perlopiù un divertissement derivativo, che flirta con il registro dell’horror autoriale senza acquisirne fino in fondo le ambizioni o le complessità.
Strutturandosi sull’impianto narrativo duplice proprio di tanti degli scritti di King – il dittico costituito da infanzia traumatica e conseguente ritorno del rimosso in età adulta – "The Monkey" si appoggia su un tòpos forse inflazionato: l’oggetto maledetto come agente del fato. Ma nonostante l’anelito sia quello di dirigere un horror allegorico, capace di interrogare l’ansia sociale contemporanea sull’ineluttabilità della morte, ciò che emerge è piuttosto un catalogo di suggestioni preesistenti, tra echi della serie de "La Casa" di Sam Raimi e humor nero da "Creepshow". Il risultato è un ibrido che gioca a replicare, senza reinventare o rilanciare le proprie influenze.
Perkins si conferma come un regista dal controllo visivo notevole, con una messa in scena ordinata, in cui i movimenti di macchina restano sempre funzionali, mai invasivi. La fotografia di Nico Aguilar lavora su un’illuminazione versatile, privilegiando toni desaturati calibrati da splash di colore nelle sequenze dalla connotazione maggiormente grottesca, ma raramente osa creare un’estetica perturbante o realmente memorabile. Anche il montaggio contribuisce a questa impressione di trattenutezza: il ritmo, sebbene cadenzato, tende a diluire la tensione anziché comprimerla, e l’alternanza dei due piani temporali (infanzia e presente) segue uno schema prevedibile, privo di scarti o deviazioni che possano generare spaesamento o inquietudine reale.
A livello tematico, la riflessione sulla casualità del fato viene scandita in maniera talmente esplicita da risultare didascalica. L’idea che certi eventi non possano essere né evitati né compresi si esaurisce in bizzarri decessi al limite dello slapstick, accennando solo debolmente all’idea perturbante di un'umanità sottomessa a un’entità, la morte, qui connotata come bambinesca e puerile. A risentirne è in particolare il filone più promettente, e più trascurato, della trama: quello legato alla madre, figura tragica che incarna non solo il dolore del lutto ma anche la colpa paralizzante dell’incapacità di scongiurare l’imprevedibile.
Pur con qualche intuizione visiva e narrativa interessante, "The Monkey" resta un’opera frenata, eccessivamente referenziale, priva della radicalità necessaria per distinguersi. Intrattiene, senza però mai davvero disturbare, e rinuncia a quel potenziale allegorico che rende l’horror un genere non solo di paura, ma anche di pensiero.
cast:
Theo James, Christian Convery, Tatiana Maslany, Adam Scott, Elijah Wood
regia:
Oz Perkins
titolo originale:
The Monkey
distribuzione:
Eagle Pictures
durata:
98'
produzione:
Atomic Monster, Black Bear Pictures, British Columbia Film Commission, C2 Motion Picture Group, Rang
sceneggiatura:
Oz Perkins
fotografia:
Nico Aguilar
scenografie:
Danny Vermette
montaggio:
Graham Fortin, Greg Ng
costumi:
Mica Kayde
musiche:
Edo Van Breemen