Ondacinema

Nico D’Alessandria. Chi era costui?

Per chi non sa rispondere, urge una subitanea immersione nella Roma babelica ed esuberante del secondo Novecento, ecosistema che D’Alessandria attraversa con piglio documentarista e ironia pasoliniana in uno stile che spazia "dal cinema sperimentale al cinema militante, sfiorando il genere carcerario con una autonoma interpretazione di ciò che viene definito come post o neo-neorealismo."

Il saggio critico di Natasha Ceci, "Uomini fuori posto. Il cinema di Nico D’Alessandria" (Digressioni Editore), opera come una piccola macchina del tempo, invero tascabile, verso la ricostruzione appassionata di un’opera originalissima, non riconducibile a uno stile omogeneo e unitario, e perciò ancora più bisognosa di traiettorie interpretative che ne possano illuminare le sfaccettature storiche, sociologiche, artistiche e antropologiche.

Al commento analitico e puntuale delle tappe più significative del percorso di D’Alessandria (i "Cinegiornali", "Passaggi", "L’imperatore di Roma", "L’amico immaginario", "Regina Coeli"…), accompagnate da un confronto serrato con la letteratura critica, Ceci aggiunge un prezioso archivio di immagini, bozzetti, carteggi privati e immagini. Nella sua architettura frammentaria e policroma, "Uomini fuori posto" si configura come una flanêrie immaginaria dietro alle orme, desultorie e irrequiete, di un personaggio interessato a raccontare soprattutto i margini della vita civile, tra manicomi, carceri e il delirio tossicomanico.

Un cinema riassunto dalla figura-simbolo di Gerry Sperandini, protagonista della pietra miliare "L’imperatore di Roma", un progetto che "si interrompe per circa tre anni perché Gerry viene ritenuto socialmente pericoloso e internato nel manicomio criminale di Aversa." Come nota giustamente Ceci, il soggetto principale del film è, ancora più che il degrado e la tossicodipendenza, la megalomania zingaresca con cui Gerry si presenta come nuovo imperatore di Roma, una Roma "in bianco e nero, senza lirismi ma allucinata, dove Gerry si aggira come un gattaccio del Colosseo, aderente solo a sé stesso, pedinato da D’Alessandria in un fuori orario livido."

Proprio come Gerry, D’Alessandria vaga fieramente ai margini di un cinema irredento, in prezioso bilico tra indipendenza e follia, restituendo nel suo vagare quel documento inimitabile ed inesauribile che è stato, ed è ancora, il suo cinema. Un cinema ironico e ispirato, rassegnato e furioso. Un cinema di "Uomini fuori posto", raccontato da Natasha Ceci con una scrittura felina, che esibisce discrezione, sicurezza, e una curiosità contagiosa.


 

Titolo:Uomini fuori posto. Il cinema di Nico D'Alessandria
Autore: Natasha Ceci
Editore: Digressioni
Anno edizione: 2021
Pagine: 116
Tipo: Brossura