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recensione di Simone Pecetta
5.5/10

Rimodellando la fiaba in un romanzo di formazione dal sapore vagamente protofemminista il regista Tarsem Singh intacca l'immaginario favolistico classico di "Biancaneve" satinando ed addolcendo le tinte scure che con grosse pennellate i fratelli Grimm avevano disegnato. Eroina postmoderna che alla svenevole dolcezza oppone la pungente eleganza d'un fioretto Biancaneve (una incantevole Lily Collins in versione Audrey Hepburn) è l'orfanella che per sfuggire alle grinfie della perfida matrigna (Julia Roberts) affronterà peripezie che più o meno conosciamo tutti (grosse novità ci sono soprattutto sul fronte nani, che sembrano piuttosto dei curiosi banditi della foresta di Sherwood, ma questa è un'altra storia...).

Quarto lungometraggio cinematografico in oltre un decennio di attività per il regista dai natali indiani dopo l'esordio con "The Cell - la cellula" (2000), opera visionaria che manifesta palesemente il talento di Singh nella strutturazione di complesse immagini come intricati tableaux dall'indiscutibile impatto visivo/emotivo; la consacrazione con "The Fall" (2006), opera fantastica e surreale che attraverso la mise en abyme di una storia che sprofonda nei meandri della favola rivela appieno il talento visionario del regista; la caduta di "Immortals" (2011) che sebbene scivolando sulle grosse pecche del fantasy mainstream (si vedano a proposito i pessimi "Prince of Persia", "Scontro tra titani", "La furia dei titani") per gli adolescenti del nuovo millennio riesce comunque a distinguersi ed elevarsi come primus inter pares sempre grazie al colpo d'occhio inconfondibile che Singh riesce a conferire alla sua pellicola.

Anche "Biancaneve" si regge soprattutto grazie all'estro visivo del regista, sempre grazie alla sua indiscussa capacità di strutturare complesse messe in scena la favola viene restaurata e sembra tenere senza vacillare seppur cambiando completamente di tono rispetto all'originale, ma la distanza dai primi due lavori ("The Cell" e "The Fall") è notevole. La distanza che la materia in questione, e probabilmente anche la produzione, necessariamente impone impedisce a Singh di esprimersi al massimo delle sue capacità regalandoci con questo "Biancaneve" un leggero intrattenimento godibile da piccoli e meno piccoli nella sua moderatamente eccessiva stravaganza visiva.

Troppo poco per un regista le cui doti ci sono state pienamente svelate nei suoi precedenti lavori, troppo poco per un regista che con "The Fall" ci aveva già trasportati nel regno del racconto facendoci provare l'abissale vertigine delle "Mille e una notte" attraverso il suo opulento immaginario, però dobbiamo anche ricordarci che con questo "Biancaneve" siamo di fronte ad un film commissionato ed il target del pubblico detta legge. E, accantonata per un momento l'inesauribile vena citazionista che animava i suoi primi lavori, Singh centra il bersaglio in pieno offrendoci un lavoro godibilissimo senza alcuna pretesa se non il puro intrattenimento. Anche questo è il bello del raccontar fiabe: che ogni volta, passando di narrazione in narrazione, il tono cambi e non sempre le storie passino per i medesimi sentieri per giungere a quel rassicurante e necessario "vissero felici e contenti".


07/04/2012

Cast e credits

cast:
Lily Collins, Julia Roberts, Armie Hammer, Nathan Lane, Jordan Prentice


regia:
Tarsem Singh


titolo originale:
Mirror Mirror


durata:
106'


produzione:
Bernie Goldmann, Ryan Kavanaugh, Brett Ratner


sceneggiatura:
Jason Keller, Melisa Wallack


fotografia:
Brendan Galvin


scenografie:
Tom Foden


montaggio:
Robert Duffy, Nick Moore


costumi:
Eiko Ishioka


musiche:
Alan Menken


Trama
Biancaneve (una incantevole Lily Collins in versione Audrey Hepburn) è l'orfanella che per sfuggire alle grinfie della perfida matrigna (Julia Roberts) affronterà peripezie che più o meno conosciamo tutti (grosse novità ci sono soprattutto sul fronte nani, che sembrano piuttosto dei curiosi banditi della foresta di Sherwood, ma questa è un'altra storia...).