Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
5.5/10

La rom com è un sottogenere della commedia che, nel lessico cinematografico anglosassone, designa uno stile di comicità medio e che depurando il film dagli eccessi del sarcasmo e della critica sociale lo riconduce nel più comodo alveo della commedia degli equivoci, la quale strizza maggiormente l’occhio alle esigenze di botteghino. Nel mare della filmografia di Riccardo Milani, "Corro da te" si configura come un’opera riuscita, ma che percorre le acque tranquille del piccolo cabotaggio, evitando di spingersi troppo al largo e precludendosi così un esito più interessante.

Il soggetto prescelto dal regista è il risultato della trasposizione di "Tutti in piedi" (2018), titolo francese di Frank Dubosc incentrato su vari temi, quali gallismo, pregiudizio e disabilità. Milani non è nuovo a rifarsi al versante transalpino della commedia, come era già accaduto con "Mamma o papà?" (2017), ripreso da "Papa ou maman?" di Martin Barboulon. Rispetto al soggetto d’oltralpe, ricalcato alquanto pedissequamente, con talune inquadrature e battute pressochè identiche, "Corro da te" è più centrato sul protagonista (Gianni), vuoi per il magnetismo istrionico di Pierfrancesco Favino, a suo agio ormai in qualsiasi ruolo, vuoi per le scelte di sceneggiatura. L’attore romano è il film. Compare infatti nella quasi totalità delle scene, colpisce il pubblico con il suo prorompente machismo, il suo eloquio mellifluo, con i suoi modi da turlupinatore impenitente. Imprenditore ruvido e seduttore a tempo perso, Gianni incarna quel modello sociale già presente in altre pellicole recentemente uscite sul grande schermo, e non solo italiane, come "Il capo perfetto". Sia le gag che le gaffes, inoltre, sono nella quasi totalità dei casi riconducibili al protagonista, mentre nel film di Debusc sono distribuite fra più personaggi togliendo a Jocelyn il ruolo di mattatore che si riscontra invece nel Gianni della pellicola italiana. Se è vero che Jocelyn, nonostante il suo charme, è una figura più macchiettistica che, tronfiamente compiaciuto delle sue trovate, a tratti sembra duettare con l’interlocutore sul set e strizzare contemporaneamente l’occhio al pubblico, il protagonista della versione italiana ben poco aggiunge al campionario del playboy privo di preoccupazioni economiche. Sotto questo aspetto manca, nella pellicola di Milani, la volontà di incidere più in profondità nel fenomeno, di rintracciarne le cause, gli aspetti più reconditi, di caratterizzare maggiormente il protagonista. Rispetto all’originale di Debusc, anzi, la modificazione più marcata del sistema dei personaggi, ovvero la giovane età della deuteragonista da un lato concede qualcosa all’estetica, soddisfacendo dunque le aspettative di un pubblico medio, ma nulla aggiunge in quanto a profondità introspettiva.

La trama del film si esaurisce in un arco di trasformazione convincente e ben recitato, ma scontato. Gianni, in buona sostanza, da imprenditore tombeur des femmes, conosciuta Alessia, se ne innamora profondamente mettendo in discussione il proprio stile di vita. Per quanto riguarda l’interpretazione degli attori non protagonisti, quali Vanessa Scalera, Pilar Fogliati e Michele Placido, si tratta nel complesso di buone prove. Tuttavia, l’espediente del prefinale fuorviante, tipico di alcune commedie hollywoodiane, e l’interpretazione di Piera Degli Esposti, che interpreta la nonna di Alessia, la deuteragonista, sono gli unici aspetti che movimentano la seconda parte del film.

"Corro da te" è un film nel complesso godibile e ben congegnato, ma non ha nulla della genialità che la commedia italiana del dopoguerra ha saputo profondere a piene mani, quando figure interpretate dai vari Gassmann, Sordi o Tognazzi le hanno dato un posto al sole nel firmamento cinematografico. Oltre che di gallismo, il film di Milani parla di disabilità, tematica probabilmente fuori dalle corde della commedia nostrana. Anche qui è mancato il coraggio di andare oltre il soggetto francese. Rimanendo al cinema italiano, ben più riuscito, ma soprattutto in grado di lasciare un ricordo più profondo nello spettatore è stato ad esempio "Le chiavi di casa" (2004) di Gianni Amelio; per l’appunto un dramma e non una commedia. "Corro da te", infine, si caratterizza per una fotografia sempre uguale a se stessa, prevalentemente piatta, laccata, che toglie profondità alle poche sequenze introspettive.


09/04/2022

Cast e credits

cast:
Piera Degli Esposti, Cesare Capitani, Giulio Base, Andrea Pennacchi, Michele Placido, Eleonora Romandini, Vanessa Scalera


regia:
Riccardo Milani


titolo originale:
Corro da te


distribuzione:
Vision Distribution


durata:
113'


produzione:
Wildside


sceneggiatura:
Furio Andreotti, Giulia Calenda, Riccardo Milani


fotografia:
Saverio Guarna


scenografie:
Sergio Tribastone


montaggio:
Patrizia Ceresani, Francesco Renda


costumi:
Andrea Angelone


musiche:
Piernicola Di Muro


Trama
Gianni, ricco imprenditore, scapolo per vocazione, inanella un’avventura dietro l’altra fin quando, per un caso fortuito, viene scambiato per un disabile dall’avvenente dirimpettaia dell’appartamento materno. Decide a quel punto di conquistarla facendo leva sul pietismo, fin quando non ne conosce la sorella, vera disabile, bella e volitiva. La frequentazione di Alessia fa cambiare completamente il punto di vista di Gianni su se stesso, sull’amore, sulla vita.
Link

Sito ufficiale