Ondacinema

recensione di Giuseppe Gangi
7.5/10

Jung-ho, ex poliziotto di Seoul riciclatosi come protettore, comincia a sospettare che qualche concorrente gli stia sottraendo le sue ragazze squillo. Una sera si accorge che una delle sue "protette", Mi-jin, si sta recando proprio presso l'ultimo cliente che ha chiamato tutte le prostitute irrintracciabili: le chiede così di fargli sapere dove l'uomo la porterà. Mi-jin, però, dopo essere entrata nella casa del cliente capisce di essere finita nelle mani di uno psicopatico. L'uomo, pur non avendo ulteriori notizie, non si dà per vinto e continua la sua ricerca nel quartiere dove erano state ritrovate le macchine delle prostitute, quando casualmente investe proprio l’assassino. Parte un lungo inseguimento che si conclude con l'arresto di entrambi. Alla stazione di polizia, il ragazzo, Young-min, confessa di aver ucciso dodici donne ma dice di non ricordare né dove abita né dove le ha seppellite. In mancanza di prove la polizia sarà costretta a rilasciarlo entro dodici ore; in parallelo parte la corsa disperata di Jung-ho per trovare la casa dell'assassino e tentare di salvare Mi-jin.

Nonostante le ultime due stagioni siano state meno brillanti rispetto alle precedenti, l'industria cinematografica coreana è ancora vitale, eppure, a parte le note eccezioni, la maggior parte delle opere di rilievo continua a essere snobbata dalla distribuzione italiana: peccato non veniale, considerando che "The Chaser", dopo aver sbancato i botteghini locali, è divenuto un fenomeno di scala internazionale.
Lo spunto tratto da un fatto di cronaca dà il la, come accadeva anche in "Memories of murder", a una dura requisitoria a carattere politico nei confronti della Corea del Sud e della sua capitale; laddove, però, il film di Bong era esplicitamente metaforico, il lavoro di Na Hong-Jin segue più marcatamente i ritmi della detection la cui azione è condizionata dalla parabola del protagonista, che appare come una variante del loser del noir. Per il trentacinquenne Na questo è l'esordio che lo fa emergere in maniera fulminea all’interno di un panorama produttivo che negli ultimi anni non è stato affatto avaro di talenti (basti pensare al già citato Bong e agli ormai consacrati Park Chan-wook e Kim Ji-woon): il regista dimostra un'idea concreta di cinema che trova un'obliqua convergenza tra l'ambizione autoriale e la perizia tecnica da scafato metteur en scene.

L'intreccio narrativo si squaderna in tre tempi, corrispondenti a un diverso momento delle ventiquattro ore: la notte, che occupa la parte più ampia, il mattino seguente e l'epilogo, ambientato nuovamente di notte. L'abile riconfigurazione degli schemi tragici del noir d'azione permette a Na Hong-jin di esercitarsi sulle unità aristoteliche di tempo, luogo e azione. A tal proposito, la prima mezz'ora del film eccelle nel dosaggio adrenalinico lavorando sulla giustapposizione di tensione e distensione, che ci fa temere per l'incolumità della ragazza mentre seguiamo l’investigazione privata di Jung-ho. La sezione centrale comporta un ritmo inevitabilmente più ondivago, poiché alle ricerche del protagonista - mosso inizialmente solo dal cinismo e dal tornaconto personale - s'aggiunge una vena grottesca che va a toccare i nervi scoperti della società coreana: abbondano le stoccate contro la mollezza delle istituzioni e l'incapacità della polizia, preoccupata a salvare la faccia dopo un incidente diplomatico (al sindaco della città vengono lanciati degli escrementi durante un'inaugurazione) piuttosto che a catturare il serial killer, e che, fuor di metafora, sonnecchia mentre a pochi passi si compie un delitto.

Se è vero che l’andamento episodico e le digressioni narrative inficiano l'intensità e la tenuta drammaturgica, è altrettanto vero che l'ipertrofia è connaturata al tipo di operazioni ibride e transgenere di molto cinema coreano degli anni Zero e che, da questo punto di vista, "The Chaser" è da annoverare tra i risultati più asciutti. L'ultima parte, dal meriggio alla sera del giorno dopo, è in sintonia con l'incipit e sorprende ad ogni svolta per efferatezza e crudeltà, risollevando decisamente la tensione oltre che innalzando il tasso di emoglobina.  
Na Hong-Jin opta per uno stile di regia deciso e frontale, alternando piani di ripresa fissi e macchina a mano e prediligendo l'uso del montaggio alternato che, nell'incrociare personaggi e linee d'azione, esaspera la tensione nei momenti più concitati. L'occhio della sua cinepresa è evidentemente attratto dalle suggestioni spaziali, poiché il quartiere in cui si svolgono gli eventi più drammatici di "The Chaser" si compone di un inestricabile intreccio di viuzze e cunicoli nel quale gli sfiancanti inseguimenti trasformano il film in una vera corsa contro il tempo per accorciare la distanza tra i personaggi prima che sia troppo tardi; allo stesso modo le case abitate da Young-min (a partire dal bagno in cui è segregata Mi-jin) hanno stanze e superfici segrete che rivelano le ossessioni e gli orrori della sua psicopatologia.

Alcune scene e alcune immagini posseggono una forza performante e immersiva che caratterizza molti film provenienti dalla Corea del Sud e che ha poco da spartire con la violenza patinata del cinema occidentale. I furibondi inseguimenti notturni che tendono fino allo spasimo lo sforzo fisico degli attori, la rivelazione del Male astutamente occultato tra le pieghe del visibile, il proverbiale martello (si veda "Old Boy") che cala inesorabilmente e gli schizzi di sangue sul muro bucano lo schermo e si sentono sulla pelle.


24/03/2009

Cast e credits

cast:
Kim Yun-seok, Ha Jung-woo, Seo Yeong-hie, Jung In-gi, Park Hyo-ju


regia:
Na Hong-jin


titolo originale:
Chugyeogja


durata:
124'


produzione:
Fine Cut, Silk Road


sceneggiatura:
Hong Won-Chan; Shinho Lee; Na Hong-jin


fotografia:
Lee Sung-je


scenografie:
Lee Min-bok


montaggio:
Kim Sun-min


musiche:
Choi Yongrock


Trama
Jung-ho, sfruttatore della prostituzione con un passato da detective, è pieno di rabbia perché le sue ragazze continuano a sparire senza rifondere i loro debiti. Una notte, riceve una chiamata e invia al cliente la giovane Mi-jin. Quando la ragazza è già con il cliente, Jung-ho si rende conto che il numero di telefono era lo stesso da cui le altre ragazze avevano ricevuto l'ultima chiamata prima di sparire. Insospettito, parte alla ricerca di Mi-jin, e sulla sua strada c'è un serial killer...