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25 anni dopo ne è stata annunciata la terza stagione. Torniamo a rivivere l'atmosfera di Twin Peaks, il noir-soap che ha rivoluzionato il linguaggio televisivo per sempre. Ossessionati dalla domanda "Chi ha ucciso Laura Palmer", gli spettatori di tutto il mondo restano ancora oggi sconvolti alla prima visione

Le note di una musica suadente ed evocativa accompagnano scene di vita operosa e scenari naturali mozzafiato, una fabbrica nel pieno delle sue funzioni, una cascata immersa in spazi verdi e incontaminati. Benvenuti a Twin Peaks, la cittadina di montagna del nordovest degli Stati Uniti che David Lynch e il sodale Mark Frost hanno scelto per ambientare l'irripetibile serie tv che ha spazzato via gli show degli anni 80, aprendo nuove possibilità ai narratori da tubo catodico del decennio successivo. Una disamina critica sul serial in sé è impossibile senza continui riferimenti all'universo cinematografico lynchano. "I segreti di Twin Peaks" (questo il titolo integrale dell'edizione italiana) porta nel salotto di milioni di telespettatori ignari le ossessioni e le convinzioni artistiche del cineasta di Missoula, trasfigurandole grazie a un astuto e geniale gioco di specchi in qualcosa di apparentemente più commestibile, un thriller o una soap opera, a seconda delle chiavi di lettura.

Partendo dal ritrovamento del cadavere di Laura Palmer, gli autori del serial creano un universo fittizio tutto ambientato nella profonda provincia americana che, riferendosi senza neanche troppe indecisioni alla Lumberton messa in scena in "Velluto blu", è teatro perfetto per la messa in scena della doppiezza dell'animo umano. Dietro l'inquietante interrogativo su chi ha ucciso la ragazza, Frost e Lynch nascondono una collettività di caratteri deviati, morbosamente impegnati a condurre una doppia vita, fatta di tradimenti, menzogne, segreti indicibili. E così, mentre l'agente federale Dale Cooper, arrivato in città per indagare sul delitto, cerca di farsi largo fra mille ostacoli e un muro invalicabile fatto di omertà e silenzio, tutti gli abitanti sono dei sospetti, tutti hanno qualcosa da farsi perdonare.

La provincia e la sua apparente soavità sono per Lynch come il miele per le api: calamite irresistibili. Troppo forte è la tentazione di demolire un mito americano, mettendolo alla berlina con sorniona ironia. Sì, perché l'indagine di Cooper è, come dicevamo, puntellata da risvolti "rosa" o "gialli", da personaggi di contorno grotteschi e comici. Una fusione a freddo di due registri narrativi completamente insolita per la televisione dell'epoca, abituata a telefilm spesso concilianti o conclusivi, che non costringevano il telespettatore a uno sforzo di partecipazione e di attenzione così prolungato nel tempo. Lynch estremizza tutto, come al solito. Esagera con gli imprevisti dell'inchiesta, amplifica l'immoralità dei protagonisti (secondo lo schema X tradisce Y, che tradisce Z e così via) e rinnova il concetto di serialità. La possibilità che la televisione dà agli artisti è nuova e inaspettata: approfondire un soggetto come il cinema non permette di fare, consentire alla sceneggiatura di seguire sottotrame secondarie senza doverle necessariamente sacrificare. Ce n'è abbastanza, insomma, per considerare la creazione di "Twin Peaks" come un vero spartiacque tra una vecchia e una nuova tv.


Un "mostro" a due teste: thriller e soap opera

"Twin Peaks" venne trasmesso in prima visione dalla Abc in un lasso molto ristretto di tempo, dall'aprile 1990 al giugno 1991. Una scelta dovuta principalmente all'intenzione di capitalizzare al massimo l'incredibile riscontro di pubblico che il programma stava riscuotendo in America. Ma, come vedremo nel corso dei successivi quindici anni, finché i network hanno considerato i serial come oggetti flessibili che potevano contrarsi o allungarsi come molle a seconda dei dati di share, la qualità del prodotto generale ne ha puntualmente risentito. E di certo, il capolavoro della ditta Frost-Lynch non è esente da questa osservazione.

I due proposero inizialmente la traccia per un episodio pilota, un qualcosa di non ben definito che si apriva con un flash partorito dalla mente di Lynch, ovviamente: il corpo di una ragazza dentro un sacco di plastica. Da qui andava imbastita una serie che doveva essere un mystery e al tempo stesso un divertente e bizzarro romanzo rosa. La combinazione si rivelò vincente e l'Abc finanziò gli altri sette episodi della prima stagione. Come ammisero gli stessi autori, nessuno dei due confidava in un successo o in un gradimento e nessuno credeva che potesse davvero esserci bisogno di strutturare il giallo sulla morte di Laura in ben due stagioni. Ma tant'è: di stagioni ne vennero commissionate due e il canale faceva pressioni affinché a un certo punto i nodi venissero al pettine. Lynch tentò di opporsi in tutti i modi: l'assassino di Laura andava svelato soltanto all'ultima puntata. Ma gli ascolti non erano un dato certo ed era meglio non rischiare: la storia principale andava chiusa entro metà della seconda stagione.

A conti fatti, forse, è stato un bene, almeno in parte. Archiviata l'indagine principale, Lynch e Frost poterono concentrarsi su quel versante onirico e fantastico della trama che avrebbe poi stimolato una nuova fase di carriera del regista di "Eraserhead", fino a culminare con la trilogia del sogno di "Strade perdute", "Mulholland Drive" e "INLAND EMPIRE". La metamorfosi della televisione secondo Lynch si compì così fino in fondo: dal thriller tout court, passando per la soap rivisitata, si giunse infine alla messa in scena dell'incubo allo stato puro, con un'accettazione dell'irrazionale nella quotidianità del vissuto di chiunque. Un serial dentro al serial, quello che si sviluppa a partire dalla seconda metà della season 2. Certo, i protagonisti restano gli stessi, gli strascichi della morte di Laura sono ancora palpabili a Twin Peaks, ma le ossessioni di Cooper sono ormai altre, fino all'apoteosi dell'ultimo episodio, "Oltre la vita e la morte", con il memorabile tripudio di follia e doppiezza nella Loggia nera e con quel finale aperto che, data la chiusura definitiva dello show, rimase come annichilente ultima scena nella memoria collettiva.


I personaggi

Laura stava con Bobby, ma in realtà aveva una relazione segreta con James. James, che vuole vederci chiaro sulla sua morte, si innamorerà di Donna, la miglior amica di Laura. Lo stesso Bobby, accusato dell'omicidio, è un donnaiolo incallito, amante di Shelly, donna semplice brutalizzata dal suo crudele marito, Leo, a sua volta sospettato della morte della giovane Laura e probabile suo ultimo amante (o forse carnefice). Poi c'è l'inghippo della segheria, un tempo in mano ai fratelli Andrew, dato per disperso, e Catherine, donna spietata, cinica, vendicativa. Ha perso la proprietà della fabbrica quando Andrew si è sposato con la giovane Josie, ora unica titolare. Catherine è stata sposata con il boscaiolo Pete, segretamente ancora innamorato di lei, e ora ha una storia clandestina con l'imprenditore di discutibile moralità Benjamin. E mentre Benjamin gestisce parallelamente alle sue attività un night club dove droga e prostituzione imperano, sua figlia Audrey si appassiona alle gesta dell'agente Cooper, tanto da infatuarsene. Cooper indaga insieme allo sceriffo del paese, Harry, che cerca di proteggere la sua storia d'amore (ovviamente segreta) proprio con Josie.

Non è "Beautiful", non è "Sentieri", non è neanche la caricatura di uno script che potrebbe trovarsi in un film di Woody Allen. È sempre Twin Peaks, con il suo carico di segreti indicibili, ma anche di sentimenti laceranti e fortemente melodrammatici. In ossequio a quanto già scritto, nella creazione dei personaggi principali Frost e Lynch hanno a cuore una sottotrama fatta di relazioni personali, esaltata e "spiegata" allo spettatore dal trucco narrativo della soap opera che tutti guardano alla tv, quell'"Invito all'amore" che altro non è se non lo specchio meta-televisivo della serie stessa.

La forte connotazione emotiva e caratteriale dei protagonisti è una delle chiavi vincenti dello show. Lynch non si limita a obbedire a tutti i canoni e a tutti gli stereotipi del romanzo corale, inserendo nella storia ogni "tipo" classico. Ma riesce a dare tridimensionalità a ciascuno di loro, costringendo il pubblico a decidere. La partecipazione attiva degli spettatori alle vicende drammatiche, o anche solo grottesche, è uno dei fattori che crearono quell'empatia che divenne addirittura dipendenza. Abile "signore assoluto" dietro la macchina da presa, Lynch non si preoccupa solo di dare consistenza alla domanda ossessiva "Chi ha ucciso Laura Palmer?", perché sa che il successo del serial passa anche per una realistica e dettagliata cornice umana. Ecco perché il casting risultò particolarmente meticoloso e perché, per essere pur sempre una serie tv di inizio anni 90, "Twin Peaks" risultò subito un prodotto di ambizioni fuori dal comune per l'intenzione dichiarata di costituire "universo a sé", elemento non certo diffuso in molti telefilm mainstream della televisione generalista americana.


Le stagioni

Un anno per costruire, un anno per demolire. Si potrebbe sintetizzare così la suddivisione nelle due stagioni che compongono il serial. La prima delle due, compatta e breve, composta di soli otto episodi, è un capolavoro noir, un condensato straordinario di tutto ciò che ha fatto la leggenda di Twin Peaks. Il cadavere della povera Laura è introdotto immediatamente alla prima puntata e insieme a lei vengono subito presentati tutti i protagonisti. Un modo efficace per scaraventare il pubblico subito all'interno dell'atmosfera malata, misteriosa e grottesca della cittadina. Negli episodi a seguire, l'agente Cooper si muove con grande sensibilità su due binari che corrono perfettamente paralleli. Su un lato l'indagine, fatta di rivelazioni calibrate rispetto ai colpi di scena immancabili; sull'altro versante la conoscenza sempre più approfondita della cittadinanza di Twin Peaks, i suoi segreti, i suoi incredibili intrecci. Il fantastico, il paranormale aleggia soltanto nell'aria, senza fornire troppi indizi allo spettatore sull'esito della vicenda. L'ottavo episodio si conclude con un momento cliffhanger decisivo, vera e propria chiave per mantenere la tensione altissima fino alla ripresa della seconda stagione.

Come abbiamo già avuto modo di scrivere, il secondo anno dello show porta in dote tutti i pregi e i difetti di una produzione tormentata e incerta, fatta di un tira e molla costante tra il network da una parte e gli autori dall'altra. Già in partenza, Frost e Lynch, come rivelarono anni dopo, non sapevano come gestire la linea narrativa principale se la serie fosse durata oltre la prima stagione, proprio perché, a parte alcune immagini fisse che si erano creati, non avevano chiaro in mente quale direzione andasse presa nel prosieguo. Inoltre, i vertici della rete insistevano per svelare il killer di Laura e questo compromise quell'equilibrio che, invece, fino a quando il mistero era rimasto scoperto era stato così miracolosamente rispettato.

Ma una volta accantonato il thriller con l'investigazione a caccia del carnefice della povera Laura, il versante onirico della storia, con l'introduzione del pazzo e crudele Windom Earle, finisce fuori controllo. Il modo in cui l'agente Cooper e con lui tutti gli altri protagonisti vengono attratti in un vortice di misterioso ambiente sovrannaturale rasenta la totale assurdità. Debolezza sicuramente più evidente se rivista oggi, dopo che abbiamo conosciuto il percorso della carriera di Lynch e la sapienza con cui ha saputo modulare le dosi di sogni e incubi nei capolavori della maturità. Le sue dichiarazioni dopo la conclusione della serie, a suo stesso dire insoddisfacente, sono sempre state discordanti: in alcune frasi il cineasta americano lascia addirittura intendere una specie di estremo gesto di ribellione contro la produzione televisiva che, costringendo gli autori a una chiusura frettolosa dell'indagine portante, avevano dimostrato scarsa sensibilità per l'opera e poco rispetto per il lavoro della creazione artistica. Insomma, la piega del tutto inaspettata della seconda parte della stagione numero due sarebbe una specie di sfida in campo aperto di un regista che non ha paura di affrontare l'impervio e l'impossibile.

Il paradosso estremo, che sublima tutto il serial consegnandolo al mito, è proprio nel contrasto fra le intenzioni e il risultato finale provocato dall'ultimo, indimenticabile episodio, "Oltre la vita e la morte". Ormai concentrato sul mistero della Loggia nera, l'agente Cooper decide di affrontare l'ignoto e il male che in esso si nasconde, combattendo contro il suo stesso doppio alla ricerca della salvezza per una giovane innocente. L'episodio, lezione di regia televisiva giocata sull'uso magistrale dei supporti tecnici, dalle musiche-capolavoro di Angelo Badalamenti alle scenografie raffinate, dalla fotografia "cinematografica" al montaggio sincopato, si chiude con un secondo cliffhanger, stavolta letteralmente sconvolgente per il pubblico, considerato da Frost e Lynch un insulto al lavoro di due anni. Sì, perché nel loro programma c'era la convinzione di una terza stagione, progetto che non si avvererà mai perché lo show verrà definitivamente sospeso. E nonostante l'insoddisfazione degli autori, o forse proprio per questo, "Oltre la vita e la morte" è un pezzo di storia della tv miliare fin dalla sua prima messa in onda.


Che cosa resta di Twin Peaks

Dunque, si è detto dell'eccezionalità dell'ultimo episodio della serie. 45 minuti di barriere frantumate, di linguaggio televisivo rivoluzionato e di immagini violentissime per la loro forza emotiva. Nulla nel mondo dei serial sarebbe stato uguale a prima. La voglia di spiazzare lo spettatore, facendogli perdere completamente ogni punto di riferimento e tradendolo in continuazione con costanti e inattesi cambi di direzione, ha costituito negli anni 90, ma ancora di più nel nuovo millennio, il motore che metteva in azione la produzione dei più ambiziosi show. Non più telefilm con ambizioni "semplicemente" di audience o di fidelizzazione del pubblico, ma il desiderio di rendere cinematografico il linguaggio del piccolo schermo. Questa è stata l'eredità di "Twin Peaks" e il dono che Frost e Lynch hanno fatto ai giovani sceneggiatori.

Il finale della loro serie è stato il primo di tanti ultimi episodi attesi con trepidazione e incertezza dagli appassionati, proprio come si attende l'ultima inquadratura di un lungometraggio che si vede al cinema. La serializzazione della trama, il rendere le diverse stagioni come diversi "tempi" di un unico, lungo e compatto film sono stati la chiave per portare i serial a un cambio di passo inedito nella storia della televisione.

Tornando ai titoli di coda sull'ultima, inquietante inquadratura di "Oltre la vita e la morte", vanno sottolineate altre due conseguenze che sono diretta emanazione di quel parto creativo. In primo luogo, l'ultima parte dello show è stato anche uno snodo fondamentale nella carriera di Lynch che di lì a poco avrebbe deciso di fare della sua filmografia una gigantesca Loggia nera, un universo parallelo fatto di miraggi, incubi e ossessioni della mente umana da esplorare sotto diversi punti di vista. Anzi, ripensato ora, "Twin Peaks" è profetico, oltre che punto di partenza inevitabile.

Ma ciò che per noi fu subito vetta assoluta di qualità artistica, come abbiamo detto, per gli autori fu una chiusura improvvisata e frettolosa di una storia che meritava maggior cura e miglior pianificazione. Per questo motivo, stando alle fonti ufficiali, Lynch ha deciso di tornare sul luogo del delitto e 25 anni dopo ridare vita alla cittadina del nordovest degli Stati Uniti. Nove episodi che andranno in onda su Showtime nel 2016 e che saranno una vera e propria terza stagione. Dunque, tutto ciò che era rimasto così miracolosamente in sospeso troverà una soluzione. Non sarà facile proteggere il ricordo mitologico che abbiamo custodito nei nostri cuori, ora che a quelle immagini impresse nella memoria se ne sovrapporranno di nuove. Non sarà facile accettare le rughe, i capelli grigi, le smagliature di quella gioventù che aveva segnato un'epoca. Ma, indipendentemente da come andrà questo nuovo viaggio, è innegabile che per tutti noi sarà come coronare un piccolo sogno che sembrava irrealizzabile: tornare ancora una volta a Twin Peaks.


I voti

Prima stagione: 9,5
Seconda stagione: 6,5
Ultimo episodio: 10

I segreti di Twin Peaks
Informazioni

titolo:
I segreti di Twin Peaks

titolo originale:
Twin Peaks

canale originale:
Abc, Canale 5 (prima visione italiana)

creatore:
Mark Frost, David Lynch

produttori esecutivi:
Mark Frost, David Lynch

anni:
1990-1991